giovedì 21 settembre ’17

    XXIV settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine un quadro di Federico Zandomeneghi

     

    Preghiera del giorno (Dal salterio: salmo 64)

    O Signore, gli abitanti degli estremi confini sono presi da timore davanti ai tuoi segni: tu fai gridare di gioia le soglie dell’oriente e dell’occidente. Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l’anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza. Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: tutto grida e canta di gioia!

     

    Matteo

    chiamato anche Levi, viveva a Cafarnao ed era pubblicano, cioè esattore delle tasse. Seguì Gesù, liberandosi dei beni terreni. Scrisse il suo vangelo, rivolto agli Ebrei, per supplire alla sua assenza quando si recò presso le genti. Probabilmente la sua morte fu naturale, anche se alcune fonti lo vogliono martire di Etiopia

     

    La Parola di Dio del giorno Matteo 9,9-13

    Gesù passando, vide uno seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Egli si alzò e lo seguì.  Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.  Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».  Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.  Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

     

    Riflessione Del Giorno (Romano Guardini: Lettere sull’autoformazione)

    La natura è muta per chi parla sempre. Del resto, anche nelle parole dei nostri simili ci è dato di cogliere il senso profondo solo se sappiamo tacere. E solo chi sa tacere, coglie Dio. Chi parla sempre non avverte nemmeno quella voce sommessa che ci svela, nell’intimo, il significato riposto di un evento doloroso, di un’ora felice, di un incontro. Senza linguaggio il nostro mondo interiore finirebbe per opprimerci; la parola, se è usata rettamente, è una liberazione. Ma deve essere la vera parola, la parola che è correlativa del silenzio. Proprio dal silenzio nasce la parola. Si avverte bene quando un discorso proviene da questa sua fonte naturale. Ciò che scaturisce dal silenzio è nitido e pieno, è fresco e pieno di forza, come i fiori che crescono sulle cime dei monti. I fiori di montagna! Quanto più precisa è la loro forma, più nitida la linea dello stelo e delle foglie, più decisi i colori densi e forti delle corolle! Così è delle vere parole: il discorso che non implica relazione col silenzio diventa un cicaleccio. Solo nel silenzio avvertiamo il palpito della vita, nel silenzio le forze si raccolgono, ci si fa più chiaro il nostro stesso intimo, i pensieri e i sentimenti assumono contorni definiti.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché nel mondo cresca la pace e si fomenti l’amicizia tra i singoli e i popoli

     

     

    Don’t forget! Bergamaschi illustri

    BEDINI ACHILLE (Angers [Francia] 1873 – Bergamo, 1951) Figlio di un bergamasco che girava la Francia col circo, si esibì come enfant prodige. Fu poi allievo all’Istituto musicale “G. Donizetti” di Bergamo e si diplomò in pianoforte. Studiò composizione; si perfezionò a Bologna e a Berlino. Concertista di piano, il maestro Bedini si esibì in impegnativi repertori; nel contempo fu docente presso l’Istituto musicale “Donizetti”, che nel 1930 fu chiamato a dirigere e dove insegnò musica d’assieme. Tenne l’incarico fino al 1938 avendo come allievi Gianandrea Gavazzeni, Franco Abbiati, Bindo Missiroli, Roberto Benaglio, Adolfo Camozzo, Umberto Gritti e Guido Legramanti. Compose il poema sinfonico “La caccia” per pianoforte e orchestra, più volte eseguito al Teatro Donizetti. Lasciò molta musica vocale e strumentale. Fu accademico dell’Ateneo di Bergamo.

     

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