Gli Italiani, un popolo in estinzione? – riflessione di don Davide Rota

    Ci voleva la Chicco a segnalare il problema: la nota azienda ha lanciato da pochi giorni una nuova pubblicità che è un video-appello a fare figli, pieno di baci ardenti, di coppie che si avvinghiano con impeto e passione. Una vera trasgressione per la società di oggi: amarsi senza limiti, aprirsi alla vita! Lo spot invita a riprodursi, a mettere al mondo “migliaia, milioni, trilioni” di bimbi, come afferma con enfasi la voce fuori campo, “che ci aiuteranno a crescere, portando l’Italia dove è giusto che stia”.

    Ma temiamo che, passato l’effetto sorpresa, anche quest’appello cadrà nel vuoto e l’esortazione finirà nel dimenticatoio come tutti gli inviti alla generazione e alla difesa della vita dal nascere al tramonto. Pochi infatti colgono il fatto che il primo, fondamentale problema del nostro paese non è l’arrivo degli extracomunitari, né la delinquenza, né la mancanza di lavoro…ma è la denatalità. E’ dal 1993 (da 25 anni!) che il saldo fra nascite e morti nel nostro paese è negativo: allora l’Italia aveva 57 milioni di abitanti e in 25 anni ha perso un altro milione. Ciò significa che di 60.500.000 persone che oggi vivono nella penisola, gli italiani sono 55/56 milioni; gli altri sono stranieri che non si sono aggiunti, ma si sono semplicemente limitati a occupare i posti lasciati liberi dalla denatalità.

    L’anno scorso son nati 458.151 bambini, compresi quelli degli stranieri residenti (è il minimo storico dal 1861, quando gli italiani erano 22 milioni). Sempre nel 2017 sono morte 649.061 persone, con un saldo di 190.910 abitanti in meno. Per il 2018 è prevista un’ulteriore diminuzione: del resto dal 2007 al ‘17 il numero dei nati è calato di 120.000 e si prevede che nei prossimi anni questo comporterà una diminuzione della popolazione scolastica del 25%: cioè 1,8 milioni di studenti in meno rispetto ai 7,8 milioni attuali e 180 docenti in meno rispetto ai 720 mila attuali. E’ così che l’Italia è diventata col Giappone il paese più vecchio del mondo: i pensionati nel nostro paese sono 16 milioni a fronte di 23 milioni di lavoratori (dati Istat giugno 2018). In Italia c’è in altre parole un pensionato ogni 1,5 lavoratori…un dato pazzesco! Se poi si confronta il tasso di natalità (cioè i nati ogni 1000 persone) in Mali, Niger, Uganda…si scopre che è del 44 per mille (sono ai primi posti) mentre l’Italia con il 7,7 per mille è al 192 posto su 195. Per non tediare i lettori evitiamo di fornire altri indicatori ma un ultimo dato è impressionante: età media in Italia 45 anni; età media in Niger 15 anni. Riassumendo: diminuiscono bimbi e giovani; aumentano gli anziani; diventa insostenibile il pagamento delle pensioni così come la spesa dell’welfare. Studi seri dimostrano che il nostro debito pubblico così come la crescita troppo lenta del Pil italiano (la più bassa in Europa) sono dovuti in primo luogo proprio alla denatalità. Sono dati drammatici lo ripetiamo, eppure non interessano né alla maggioranza della popolazione né alla classe politica impegnata su altri problemi, certo gravi e urgenti, ma non come questo.

    Forse però sbagliamo a parlare di denatalità solo in termini sociali o economici: la paura e di conseguenza la rinuncia a generare a ben guardare nascondono ben altro. Gli abitanti del Niger o del Mali che fanno nascere tanti bimbi, può darsi non abbiano valutato appieno le conseguenze delle loro scelte, ma di sicuro credono alla bontà della vita e ritengono che il mondo sia un posto bello per viverci e per farci vivere i figli…Noi italiani invece, pur avendo di tutto e di più rispetto a loro, non siamo per niente convinti che la vita sia la “cosa più buona che possa capitarci” e il nostro mondo il posto più bello per nascerci. Si fa fatica a capire il perché gente che ha di tutto e di più la pensi così…ma si tratta di un pensiero coerente con l’opinione pubblica dominante. Non è forse vero infatti che il figlio costa e perciò uno non se lo può permettere? Non è forse vero che il suo posto è preso sempre più spesso dal cane o gatto trattato come un figlio? Non è forse vero che il nostro mondo assomiglia sempre di più a quello fantastico di Walt Disney, popolato non di genitori, ma solo di zii e nonni, non di figli, ma solo di nipoti? Non è forse vero che in tanti pensino sia cosa da incoscienti il far nascere un figlio in un mondo brutto come questo? Non è forse vero che un 2° o 3° figlio significherebbe un abbassamento del tenore di vita? Non è vero che un figlio domani potrebbe rinfacciare: “chi vi ha dato il permesso di farmi venire al mondo?” Esagerazioni? Neanche per sogno. E’ purtroppo drammaticamente vero che il nostro mondo sembra dominato da un oscuro desiderio di annichilimento e di dissoluzione (“cupio dissolvi”) di cui la denatalità non è l’unico segno, ma di certo è il più evidente.

    – don Davide Rota –

     

     

     

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