sabato 16 settembre ’17

    XXIII settimana del tempo ordinario

     

    nella fotografia un quadro di Alice Neel

     

    Aforisma del giorno (F. Falconi)

    Avevano previsto tutto. Tranne l’imprevedibile. Cioè quasi tutto.

     

    Iniziamo la giornata Pregando

    O Dio onnipotente e misericordioso, ristoro nella fatica, sostegno nel dolore, conforto nel pianto, ascolta la preghiera, che coscienti delle nostre colpe, rivolgiamo a te: salvaci dalle angustie presenti e donaci un sicuro rifugio nella tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.  Amen.

     

    S. Cipriano

    nacque a Cartagine verso il 210. Dopo tre anni dalla sua conversione al Cristianesimo, fu eletto vescovo della sua città. Ritiratosi in clandestinità durante la persecuzione di Valeriano, venuto a conoscenza di essere stato condannato a morte, tornò a Cartagine per dare testimonianza di fronte ai propri fedeli e venne decapitato nel 258

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Lc 6,43-49)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».

     

    Riflessione del Giorno

    (Ryszard Kapuscinskj – incontro redattori sociali 27-11-1999 comunità di Capodarco)

    «Nella seconda metà del XX secolo improvvisamente il grande mondo degli affari scopre che la verità non è importante, ciò che conta è l’attrazione. E, una volta creata l’informazione-attrazione, si può vendere questa informazione ovunque. Più l’informazione è attraente, più denaro si guadagna. Non c’è consorzio economico, fabbrica d’auto o industria petrolifera che rendano quanto il commercio dell’informazione. È il business più redditizio in assoluto. Che ne consegue? Che mentre, un tempo, a capo dei giornali, delle tv o radio c’erano redattori pieni di passione che combattevano per qualcosa, oggi non ci sono che uomini d’affari. Persone che non hanno, né vogliono avere, niente a che fare col giornalismo. Dalle mani di persone che lottavano per la verità, l’informazione è passata in quelle di uomini d’affari preoccupati non che l’informazione sia vera o di valore, ma che sia attraente. Il passaggio dal criterio della verità a quello dell’attrattiva rappresenta la rivoluzione culturale di cui tutti siamo testimoni, partecipanti e, in parte, vittime. Il caporedattore non chiede se una cosa sia vera, ma se sia vendibile e procuri la pubblicità che dà da vivere. I media spostano l’attenzione dalle cose importanti ai problemi tecnici: chi lo fa prima, ci mette più colore, chi in diretta, chi in virtuale, chi ha la connessione satellitare ecc? In sostanza: chi lascia allo spettatore meno tempo per riflettere?».

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per gli insegnanti e i maestri, perché siano sempre alunni della verità che insegnano

    In questi giorni a Bergamo si sono ritrovati i Vescovi Boliviani (27 tra cui i bergamaschi: Sergio Gualberti, Eugenio Coter, Eugenio Scarpellini) in occasione della visita ad limina dal S. Padre a Roma, per un ritiro spirituale sulla figura di S. Giovanni XXIII. Oggi celebreranno col Vescovo Beschi alle ore 18,00 in S. Alessandro in Colonna.

    Don’t forget!

    MASSACRO DI SABRA E SHATILA: eccidio opera delle Falangi libanesi con altri elementi a essa legati, di un numero di civili compreso fra 762 e 3.500, in prevalenza palestinesi e sciiti libanesi. La strage avvenne fra le 6 a.m. del 16 e le 8 a.m. del 18-09-1982 nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, entrambi alla periferia ovest di Beirut.

     

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