Il PSV ha praticato fin da principio l’ospitalità per i connazionali non solo per offrire un servizio a chi ne avesse bisogno, ma anche per poter contare su qualche entrata. Da qualche tempo però l’acuirsi della crisi ha di fatto obbligato a fare anche scelte diverse e così si sono sviluppati altri modelli di ospitalità accanto all’ospitalità tradizionale offerta a:

1) a chi ha casa e lavoro e ha bisogno solo di un punto di appoggio lontano da casa propria;

2) ai padri di famiglia divorziati che dovendo lasciare la casa a moglie e figli e contribuire al loro mantenimento, non sono più in condizione di pagarsi un altro affitto e a volte non hanno mezzi sufficienti neppure per il sostentamento personale;

3) a persone più o meno giovani che per ragioni diverse hanno perduto tutto, arrivando a vivere in macchina o per strada, ma sono nella condizione di risollevarsi e riacquistare autonomia personale;

4) a persone segnalate dalle parrocchie o dai comuni che si trovano in particolari difficoltà e non possono più vivere nell’ambito familiare…

Ebbene dalla trentina di italiani ospitati nel 2010 si è passati in meno di due anni a più di 60, saturando la capienza e creando persino liste di attesa. Alcuni di loro sono sostenuti dai Servizi Sociali dei rispettivi Comuni che si sono impegnati a coprire parte della retta mensile. Gli ospiti possono contare anche sulla presenza e il sostegno di alcuni educatori e del contributo gratuito di un avvocato, del dentista, dell’infermiere e di alcune piccole possibilità di lavoro per chi non ha nessun mezzo di sostentamento. Da circa un anno funziona internamente un servizio-mensa che offre alla sera (da lunedì a venerdì) la cena al modico prezzo di un euro e ½, mentre al sabato la mensa è gratuita e aperta a tutti, italiani e stranieri.

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