Si accredita vantando conoscenze altolocate, ma il curriculum sembra una lista di buone intenzioni. Ha la faccia del bravo ragazzo, ma non appena gli si chiede cosa sappia fare “…di tutto –risponde- ma ho la mia dignità e vorrei capire cosa mi si offre”.
L’educatore che si è preso in carico il suo caso fa notare: “Hai 35 anni, possibile che non sia riuscito a trovare niente finora?”. Parte all’attacco: ne ha per tutti, dalla famiglia che non vuole più aiutarlo, al governo che premia i fannulloni, ai preti che son tutto promesse e niente sostanza …è indisponente, ma dietro l’aggressività cerca di nascondere le tante sconfitte ed è impossibile non sentire per lui un po’ di pietà.
Ma con la pietà non si va lontano! Così l’educatore insiste: “Se ti presenti così, nessuno ti prenderà al lavoro”. “Non c’è bisogno che me lo dica: finora ho avuto solo porte sbattute in faccia e la mia dignità (un’altra volta con la storia della dignità!) è a pezzi. Volete capirla che non ce la faccio più?”.
Il tono è lamentoso e distoglie lo sguardo se gli si parla. “Lasciaci le tue referenze: non appena si presenta un’occasione ti chiameremo”. Lo si è chiamato più volte, ma non ha risposto.
Io avrei solo voluto suggerirgli il modo per non farsi più sbattere le porte in faccia: smetterla di bussare alle porte altrui e iniziare dalla propria, l’unica che è possibile sempre aprire (insieme a quella di Dio ovviamente).
– don Davide Rota