Riflessione del giorno

domenica 11 ottobre ’20

By Patronato S. Vincenzo

October 10, 2020

 

 

XXVIII Settimana T. Ordinario

 

 

Frase del giorno (P. Giovanni XXIII)

“Nulla di quello che accade all’uomo deve risultarci estraneo.”

 

Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera Colletta)

O Padre, che inviti il mondo intero alle nozze del tuo Figlio, donaci la sapienza del tuo Spirito, perché possiamo testimoniare qual è la speranza della nostra chiamata, e nessun uomo abbia mai a rifiutare il banchetto della vita eterna o a entrarvi senza l’abito nuziale. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

La riflessione del giorno (Commento al Vangelo P. Ermes Ronchi)

Tutto il Vangelo è l’affermazione che la vita è e non può che essere una continua ricerca della felicità, e Gesù ne possiede la chiave. Ma nessuno viene alla festa, la sala è vuota. La reazione del re è dura, ma anche splendida: invia i servitori a certificare il fallimento dei primi, e poi a cercare per i crocicchi, dietro le siepi, nelle periferie, uomini e donne di nessuna importanza, basta che abbiano fame di vita e di festa. Se i cuori e le case degli invitati si chiudono, il Signore apre incontri altrove. Come ha dato la sua vigna ad altri viticoltori, nella parabola di domenica scorsa, così darà il banchetto ad altri affamati. È bello questo Dio che, quando è rifiutato, anziché abbassare le attese, le innalza: chiamate tutti! Lui apre, allarga, gioca al rilancio, va più lontano. E dai molti invitati passa a tutti invitati, dalle persone importanti della città passa agli ultimi della fila: fateli entrare tutti, cattivi e buoni. E quando il re scende nella calca festosa della sala, è l’immagine di Dio che entra nel cuore della vita. Noi lo pensiamo lontano, separato, assiso sul suo trono di giudice, e invece è dentro questa sala del mondo, qui con noi, come uno cui sta a cuore la mia gioia, e se ne prende cura.

 

Intenzione del giorno

Perché la testimonianza di Papa Giovanni XXIII faccia rifiorire fede e carità nella chiesa bergamasca

 

Don’t Forget! 

Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro.

 

 

È morto tra sabato 14 e domenica 15 marzo, a 73 anni, don Angelo Cretti, sacerdote bergamasco, ma della diocesi di Brescia, originario di Costa Volpino, dove era nato il 25 luglio 1946. Dopo aver combattuto a lungo contro una malattia che ne aveva minato la salute, la sua tempra di montanaro ha ceduto. Pochi giorni prima era stato dimesso dalla Poliambulanza di Brescia dove aveva affrontato un ciclo di cure molto forti ed era tornato a Corti S. Rocco. Nato a Costa Volpino il 25 luglio 1946, ordinato a Brescia nel 1971, Don Angelo è stato curato di Gorzone, quindi alla Volta Bresciana e a S. Polo, prima di essere nominato parroco, dal 1985 per 18 anni, nella nuova parrocchia di S. Angela Merici e quindi a San Bartolomeo, Brescia, dal 2003 al 2018. Don Angelo era uomo di profonda cultura biblica e scritturale: aveva studiato a fondo la Genesi e da lì aveva trovato ispirazione per approfondire l’evoluzione biologica, legata al mondo vegetale. Memorabili sono le sue settimane di studi geologici e botanici al Rifugio Baita Iseo sulla Concarena dove era il custode, personale e anche a nome della comunità botanica internazionale dell’unica stazione nota e censita della “Linnaea borealis”, pianta delle caprifoliacee della Lapponia e del nord del Canada, di cui un esemplare fiorisce nel segreto del calcare della Concarena ogni anno. È stato anche divulgatore: se in molti oggi hanno capito che la roccia di volpinite ha dato il nome a Volpino lo si deve a lui. Don Angelo aveva poi una passione per l’arte pittorica, il restauro e la realizzazione di antiche icone russo-bizantine, di cui era cultore e raffinato conoscitore, proponendole al pubblico e non disdegnando di colloquiare anche con i meno esperti, illustrando tecniche e principi e facendo intravvedere, tramite l’immagine, quella bellezza assoluta che cercava nella preghiera e nella contemplazione della natura. Come parroco ha lasciato opere che sono una lode a Dio e una casa per il credente: a Brescia la chiesa di S. Angela Merici, i restauri dell’antico lazzaretto e il nuovo oratorio di S. Bartolomeo. Era consigliere spirituale del coordinamento diocesano del “Rinnovamento nello Spirito”, da cui traeva spunto per le sue omelie che spaziavano libere e alte nel cielo, guardando sempre verso quello Spirito da cui traeva i doni speciali dell’amore per la natura che conduce al suo Creatore.