Riflessione del giorno

domenica 14 agosto ’16

By Patronato S. Vincenzo

August 13, 2016

 

 

Iniziamo la Giornata Pregando

O Dio, consolatore degli afflitti, tu illumini il mistero del dolore e della morte con la speranza che splende sul volto del Cristo; fa’ che nelle prove del nostro cammino restiamo intimamente uniti alla passione del tuo Figlio, perché si riveli in noi la potenza della sua risurrezione. Egli è Dio…

 

La Parola di Dio del giorno

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.  Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».  Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

 

La Riflessione del giorno (Enzo Bianchi)

Due cortei si incrociano alla porta della città di Nain: quello di Gesù, seguito dai discepoli e dalla folla e quello funebre che porta al sepolcro il figlio unico di madre vedova. Gesù prende l’iniziativa e decide di trasformare una coincidenza casuale in un incontro, in una relazione scelta e condotta fino all’estremo. Tutto nasce nel segreto del suo cuore, che si lascia ferire dal dolore di questa donna: «Vedendola, il Signore fu preso da compassione per lei». La com-passione non è commiserazione, ma ascolto e accoglienza dell’altro nella sua sofferenza, capacità di con-soffrire con chi ci passa accanto. Gesù però sa bene che il sentimento della compassione va manifestato in gesti concreti, perciò lo esprime apertamente, innanzitutto osando pronunciare una parola di consolazione per la donna, parola semplice e difficile insieme, visto il momento: «Non piangere!». Poi fa arrestare il corteo funebre e si spinge fino a dire ciò che inaudito: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Se Elia per resuscitare il figlio della vedova di Sarepta di Sidone si era disteso per tre volte sul corpo del bambino e aveva invocato Dio con insistenza, a Gesù basta il comando, la parola potente che esprime l’agire di Dio e trasforma in realtà ciò che dice: «Il morto si mise seduto e cominciò a parlare».

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché impariamo e pratichiamo la virtù dell’umiltà sia verso Dio sia verso il prossimo

 

Don’t forget…!

Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 in Polonia. Entra tra i francescani e, mentre inizia il 2° conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e Asia. Ammalato di tubercolosi, dà vita al «Cavaliere dell’Immacolata». Nel 1941 è deportato ad Auschwitz destinato ai lavori come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Lì Kolbe offre la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia, compagno di prigionia. Muore pronunciando «Ave Maria»: è il 14 agosto 1941.

Giovanni Paolo II lo ha proclamato patrono del nostro difficile secolo