XXXIII Settimana t. Ordinario
Proverbio del giorno
«Sacrificate la vostra fortuna per la vostra vita e la vostra vita per il vostro onore (India)»
Iniziamo la Giornata pregando
O Padre, che affidi alle mani dell’uomo tutti i beni della creazione e della grazia, fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici sempre operosi e vigilanti in attesa del tuo ritorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gioia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen
Riflessione Per Il Giorno (Comunità di Bose)
Lo sappiamo: è più facile seppellire i doni che Dio ci ha dato, piuttosto che condividerli; è più facile conservare le posizioni, i tesori del passato, che andarne a scoprire di nuovi; è più facile diffidare dell’altro che ci ha fatto del bene, piuttosto che rispondere consapevolmente, nella libertà e per amore. Ecco dunque la lode per chi rischia e il biasimo per chi si accontenta di ciò che ha, rinchiudendosi nel suo “io minimo”. Questo servo non ha fatto il male; peggio ancora, non ha fatto niente! Dunque davanti a Dio nel giorno del giudizio compariranno due tipi di persone: chi ha ricevuto e ha fatto fruttificare il dono; e chi lo ha ricevuto e non ha fatto niente. I servi fedeli entreranno nella gioia del Signore; chi invece è stato “buono a nulla” sarà spogliato anche dei meriti che pensava di poter vantare! Ma forse c’è una terza possibilità: la esprimiamo con un’aggiunta apocrifa al Vangelo di oggi: “Venne il terzo servo, al quale il padrone aveva confidato un solo talento, e gli disse: “Signore, io ho guadagnato un talento, raddoppiando ciò che mi hai consegnato, ma durante il viaggio ho perso tutto. So però che tu sei buono e comprendi la mia disgrazia”. E il padrone, al quale più del denaro importava che quel servo avesse una vera immagine di lui, disse: “Bene, servo buono e fedele, anche se non hai niente, entra pure tu nella gioia del tuo padrone, perché hai avuto fiducia in me”.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché mettiamo a frutto i tanti talenti che Dio ci ha dato
Don’t forget! – Alberto Magno Vescovo-dottore della Chiesa
Nato in Germania verso il 1200, da giovane venne in Italia per studiare, conobbe i domenicani, dai quali fu inviato a Colonia e a Parigi dove tenne la cattedra di teologia con allievo Tommaso d’Aquino. Rimandato a Colonia portò con sé Tommaso col quale commentò Dionigi l’Areopagita e Aristotele. Grande studioso, Alberto non rifuggì dagli incarichi: provinciale dei domenicani e vescovo di Ratisbona. Il «dottore universale» morì nel 1280.
Ci ha lasciati Mario Piazzini, 79 anni, fino all’ultimo a servizio dell’amata comunità di Albino. Lascia nel dolore i figli Lucio, Ivan, Amos, le loro famiglie, il fratello Mino e i tanti che lo hanno conosciuto e ammirato per il suo impegno. Raccogliamo alcune testimonianze che ne tracciano un profilo, a partire da Angelo Calvi che lo ricorda così: “Sta scritto nel libretto edito nel 1987 in memoria di Libio Milanese (ad Albino ritenuto un santo), nel 3° anniversario della morte: Libio «aveva consegnato i suoi attrezzi per le riparazioni nell’oratorio, in aggiunta a una scatoletta di cartone contenente guide catechistiche e libri di agiografia: “È tutta roba del Signore” disse». Li aveva consegnati a Mario Piazzini, che si sentì investito dall’eredità di una parte dello spirito di Libio. Mario fu quindi presenza costante e attiva nell’oratorio, innanzitutto come catechista sapendo che, come aveva detto Libio: “Il catechista insegna col buon esempio”. Quando smise, agli altri catechisti continuava a ripetere che la cosa più importante era andare a casa a cercare i ragazzi assenti e a conoscere le famiglie. E insisteva su questo anche in consiglio pastorale parrocchiale. E fu un factotum in tante attività dell’oratorio e della parrocchia di S. Giuliano. Naturalmente nelle riparazioni, non per niente aveva lavorato come falegname.
Nel cinema, quale addetto alla biglietteria e ad animare gli altri più giovani in questo servizio, e nelle pulizie della sala. Così come, poi, nella pulizia della chiesa prepositurale ogni venerdì mattina, fino all’ultimo, anche se i nipoti potevano assorbire tutto il suo tempo di nonno. Domenica 8 marzo fu ancora speaker alla radio parrocchiale e guida ai canti dell’eucaristia delle 8 al mattino. Poi la febbre lo colpì e consunse, prima a casa, poi in ospedale fino alla sera del 22 marzo. Perdiamo uno dei sostegni alle attività parrocchiali. Chi raccoglierà il suo mantello? I figli ne parlano «come di padre e amico. Ci ha sempre sostenuto nei nostri momenti di fatica, lasciando per tutti l’insegnamento di come vivere una vita piena e giusta». «Sei rimasto aggrappato alla vita con tutte le tue forze. Anche quando queste stavano venendo meno. Sono certo che se avessi potuto comunicare, avresti fatto coraggio a noi – scrive Mino -. Addio fratello caro. Troverai tante persone ad accoglierti. Tua moglie Mariangela, mamma Teresa e papà Camillo. I nostri fratelli Giuliano e Rosy. Non sarai solo. Mai».