Riflessione del giorno

domenica 22 aprile ’18

By Patronato S. Vincenzo

April 21, 2018

 

 

 

Frase del giorno

1° livello della sapienza è saper tacere. 2° è esprimere molte idee con poche parole. 3° è saper parlare senza dire troppo e male: si deve infatti parlare solo se si ha qualcosa da dire, che valga veramente la pena o almeno valga più del silenzio.

 

Preghiera del giorno (Preghiera)

O Dio, creatore e Padre, che fai risplendere la gloria del Signore risorto quando nel suo nome è risanata l’infermità della condizione umana, raduna gli uomini dispersi nell’unità di una sola famiglia, perché aderendo a Cristo buon pastore gustino la gioia di essere tuoi figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen

 

Parola di Dio del Giorno

(Letture: At 4,8-12; Sal 117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18)

Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

 

Riflessione Per Il Giorno (Commento al vangelo)

Chi è veramente Gesù? Niente come l’antitesi tra il Buon Pastore e il mercenario ce lo fa capire. In cosa si differenziano radicalmente le due figure? Non certo per il ruolo che, all’apparenza, sembra il medesimo. Li oppone e li divide la natura intima del rapporto con le pecore: la non appartenenza per il mercenario e l’appartenenza per il pastore. Se le pecore non ti appartengono te ne vai quando arriva il lupo e le lasci alla sua mercé. Se sei un mercenario non t’importa delle pecore e non ti importa perché non le conosci. Non le conosci “per esperienza”, non le conosci per amore: esse non sono tue. E da che cosa si vede se sono tue? Che dai la vita per loro. Gesù dà la vita per noi. È lui che ce la dà, tiene a precisare, nessuno gliela toglie. Lui, solo lui, ha il potere di offrire la sua vita e di riprenderla di nuovo. In questo sta la sua autorevolezza. Gli uomini possono seguire Gesù solo in forza di questa autorevolezza. Per essa ne conoscono la voce, subiscono il fascino della sua Presenza, si dispongono alla sequela. Solo nel vivere questa appartenenza il cristiano diventa a sua volta autorevole, cioè capace di incontrare l’altro, di amarlo e di dar la sua vita per lui. L’appartenenza fa essere eco fragile e tenace della sua Presenza e suscita la nostalgia di poterlo incontrare.    

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per i pastori della chiesa, perché non diventino mai mercenari.