Tempo di Natale
Aforisma dal Libro della Sapienza
“Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente, o Signore, è scesa dai cieli, dal tuo trono regale”.
Preghiera
O Dio, nostro Padre, che nel Verbo venuto ad abitare in mezzo a noi riveli al mondo la tua gloria, illumina gli occhi del nostro cuore, perché, credendo nel tuo Figlio unigenito, gustiamo la gioia di essere tuoi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Parola di Dio della 2.a domenica dopo Natale
Siracide 24,1-4.8-12; Salmo 147; Efesini 1,3-6.15-18; Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Riflessione del Card. Giacomo Biffi
“La fede non è qualcosa che va contro l’evidenza, va oltre essa. L’evidenza ci sta dicendo, “C’è un altro paese. C’è qualcosa oltre la pura ragione” (Alister McGrath)
Intorno a noi un mondo ha scelto e sceglie consciamente di dimenticare Chi si festeggia. Vediamo la luce, ma non ne scorgiamo la fonte, illudendoci che tutto possa rimanere illuminato. Quando le tenebre caleranno ci meraviglieremo: come mai è diventato così buio? Cercheremo l’accendino nei cassetti, a tentoni, dimenticandoci che chi illumina non siamo noi.
Ecco, vi annunzio una grande gioia (Lc 2,10). Cosa c’è di più semplice e visibile di un bimbo che nasce? E cosa di più irragionevolmente evidente che è in Lui il senso del nostro esistere? Non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti ci possono abbandonare. Ma il Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio, unito personalmente per sempre alla nostra natura di creature fragili e dolenti, non ci abbandonerà mai alle nostre tristezze, alla nostra inquietudine, al nostro peccato. Questa è la buona notizia che oggi ci è data.
Intenzione di preghiera per la settimana
Preghiamo per le piccole comunità cristiane del medio Oriente che dimostrano una capacità di fedeltà e resistenza incredibili e in un ambiente spesso ostile danno la loro testimonianza.
Don’t Forget! Le più belle natività della storia dell’arte
JEAN-LÉON GÉRÔME: IL SECOLO DI AUGUSTO 1855 – olio su tavola – 620 ×1014 cm – Museo di Piccardia di Amiens Francia. Sopra: un dettaglio. Sotto: l’intero quadro
Il pittore francese JEAN-LÉON GÉRÔME (Vesoul 1824 – Parigi 1904) si oppose al movimento impressionista continuando a sviluppare e conservare il neoclassicismo francese. Le sue opere sono principalmente di tema storico, mitologico e orientalistico. Il dipinto che oggi presentiamo è una sintesi allegorica degli eventi principali che segnarono il regno dell’imperatore romano Augusto, dal 27 a.C. al 14 d.C. Gérôme scelse di rappresentare un passaggio dal Discorso sulla storia universale di Jacques-Bénigne Bossuet (1681) sull’istituzione della Pax romana da parte di Augusto, e la nascita di Gesù Cristo: “Augusto è l’imperatore, unico padrone di tutto l’impero.
Sottomette, nella regione dei Pirenei i Cantabri e gli Asturiani ribelli, l’Etiopia gli chiede la pace, i Parti terrorizzati gli rimandano gli stendardi presi a Crasso con i prigionieri romani, le Indie cercano la sua alleanza, il suo potere si fa sentire dai Reti o dai Grigioni, che le loro montagne non possono difendere, la Pannonia lo riconosce, la Germania lo teme e il Weser ne riceve le leggi. Vittorioso per mare e per terra, chiude il tempio di Giano. L’intero universo vive in pace sotto il suo potere e Gesù viene nel mondo».
Il quadro rappresenta anche un commento al Vangelo di Luca2,1ss: “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.
Il dipinto è organizzato in modo simmetrico facendo asse attorno al personaggio di Augusto. Davanti al tempio di Giano, Augusto, divinizzato, siede su un trono e tiene nella sinistra lo scettro del mondo mentre la destra è posata su una donna vestita di rosso che è la personificazione della città di Roma. Ai piedi di Augusto c’è l’aquila imperiale. A destra, in cima alla scalinata, Cesare è steso a terra morto, mentre Bruto e Cassio scendono le scale. Nella parte bassa, molta gente si raduna per rendere omaggio al nuovo imperatore, e sottomettersi alla Pax romana. Nella destra del dipinto sono rappresentati diversi gruppi: gli indiani a cavallo di un elefante, i Parti che riportano ad Augusto le insegne romane perse da Crasso, un barbaro ricoperto di pelli di animali, una madre e i suoi figli.
A sinistra, due uomini guidano i prigionieri tirandoli per i capelli. Un re orientale è sostenuto da due schiavi, un giovane ragazzo di colore con in mano uno scudo e una donna quasi nuda. Rispecchiando il gruppo con l’elefante, giovani arabi e africani sono appollaiati sui cammelli. Nella parte inferiore è dipinta la nascita di Gesù che emana luce sul giaciglio di paglia, mentre Maria e Giuseppe, inginocchiati in atteggiamento di preghiera, sono separati dal resto della folla dalle ali protettive di un angelo che si guarda alle spalle. In questo modo il pittore ci comunica un messaggio inequivocabile: Dio non disdegna di far nascere suo Figlio in un mondo dominato da potere e violenza e lo protegge affinché possa compiere la sua missione di redenzione e di pace nei confronti dell’umanità e del mondo.