XIV Settimana del Tempo Ordinario
Proverbio del Giorno
Affida il tuo cammello alla provvidenza di Dio, ma legalo prima ad un albero. (Proverbio Arabo)
Iniziamo la giornata Pregando (Preghiera Colletta)
O Dio, che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l’eredità del tuo regno, rendici poveri, liberi ed esultanti, a imitazione del Cristo tuo Figlio, per portare con lui il giogo soave della croce e annunziare agli uomini la gioia che viene da te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
RIFLESSIONE DEL GIORNO (Commento al Vangelo)
È un periodo di insuccessi per il ministero di Gesù: contestato dall’istituzione religiosa, rifiutato dalle città attorno al lago, da una generazione che non esita a definire «di bambini» (Mt 11,16), Gesù ha improvvisamente come un sussulto di stupore, gli si apre davanti uno squarcio inatteso, un capovolgimento: Padre, ho capito e ti rendo lode. Attorno a Gesù il posto sembrava rimasto vuoto, si erano allontanati i grandi, i sapienti, gli scribi, i sacerdoti ed ecco che il posto lo riempiono i piccoli: poveri, malati, vedove, bambini, i preferiti da Dio. Ti ringrazio, Padre, perché hai parlato a loro, e loro ti hanno capito. I piccoli sono le colonne segrete della storia; i poveri, e non i potenti, sono le colonne nascoste del mondo. Gesù vede e capisce la logica di Dio, la sua tenerezza comincia dagli ultimi della fila, dai bastonati della vita. Non è difficile Dio: sta al fianco dei piccoli, porta quel pane d’amore di cui ha bisogno ogni cuore stanco… E ogni cuore è stanco. Di un segno d’affetto ha estremo bisogno l’animo umano: è la vera lingua universale della Pentecoste, che ogni persona dal cuore puro capisce, in ogni epoca, su tutta la terra.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché la Chiesa non perda mai la compagnia dei poveri, degli umili, degli ultimi
Don’t forget!
5-07-1995: muore DON FRANCO SEGHEZZI, sacerdote del Patronato
Santo del Giorno – Antonio Maria Zaccaria
Nasce a Cremona nel 1502. Nel 1524 si laurea in medicina e viene consacrato prete nel 1528. Nel 1530 fonda una comunità di preti soggetti a regola comune, i Chierici regolari di San Paolo: li chiameranno Barnabiti, dalla chiesa di S. Barnaba, loro prima sede. Poi le Angeliche di S. Paolo, primo esempio di suore fuori clausura. 3.a fondazione: i Maritati di S. Paolo, con l’impegno apostolico costante dei laici sposati. Denunciato come eretico e ribelle va a Roma dove verrà assolto. Durante un viaggio, il suo fisico cede: muore a poco più di 36 anni.
Treviglio ha perso uno dei più noti e stimati cittadini, il cavalier Lorenzo Bergamini, imprenditore, mecenate e benefattore. Si è spento ieri, all’ospedale di Treviglio a 77 anni, vittima del coronavirus. La triste notizia si è presto diffusa in città, tra telefonate ed email, suscitando profondo e corale dolore data la notorietà dell’imprenditore. Dire di lui significa ripercorrere la storia recente di Treviglio, quella industriale, religiosa, benefica e culturale, date le sue presenze attive in quelle realtà. Sul piano industriale è stato titolare negli ultimi dieci anni, prima di cedere l’attività, della Ecb Company, azienda zootecnica per mangimi. Dopo questa esperienza, era diventato titolare dell’azienda agricola Ferribona di Brignano. Otto anni fa aveva dato vita, diventandone presidente, alla «Fondazione Lorenzo Bergamini», che dà la possibilità a studenti meritevoli di studiare all’estero, un’iniziativa benemerita che nel tempo ha riscosso successo e aperture sempre più preziose ai giovani studenti. La Cassa Rurale lo ha scelto quale presidente della Fondazione omonima avendo ravvisato nella sua persona la più idonea nel segno del servizio che ha sempre caratterizzato la vita di Bergamini. Così come l’assunzione della guida, da presidente sia della Schola Cantorum Cattaneo, sia di membro della commissione Affari economici della parrocchia, alla quale ha costantemente e generosamente dedicato se stesso sia, infine, del Cda del settimanale locale «Il Popolo Cattolico», sia ancora degli «Amici del Santuario». Le sue erano presenze di buona volontà, di benefattore e di encomiabile e altruistica dedizione alle attività di bene, organizzate in città, come l’appartenenza al Rotary club cittadino. Amico fraterno del vescovo concittadino Mons. Giuseppe Merisi, già consigliere comunale Dc anni, profondamente trevigliese, attivo nel modo cattolico e soprattutto in quello parrocchiale, mostrava interesse e disponibilità per tutte le iniziative cittadine, anche quelle sportive. Insomma un uomo buono, colto, sensibile che lascia tracce di memoria benefica in una città dove si sentiva pienamente a casa sua. Nel dolore restano la moglie Giulia Maraschin e i due figli Elisa Martina e Gianmaria.