Riflessione del giorno

domenica 6 marzo ’16

By Patronato S. Vincenzo

March 05, 2016

 

 

Iniziamo la Giornata pregando (preghiera colletta)

O Dio, Padre buono e grande nel perdono, accogli nell’abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la tua gioia nella cena pasquale dell’Agnello. Egli è Dio…Amen

Riflessione Per Il Giorno (Paolo Curtaz)

I due figli della parabola hanno una pessima idea di loro padre, di Dio. Il primo, scapestrato, pensa che sia un concorrente, un avversario: se lui c’è io non posso realizzarmi. Dio è un censore, un preside severo, uno che non mi aiuta. L’altro figlio torna dal lavoro stanco e si offende per la festa in onore del figlio minore, suo fratello. Come dargli torto? Il suo cuore è piccolo ma la sua giustizia grande: sì, è vero, il Padre si comporta ingiustamente nei suoi confronti. Lui è uno mortificato, senza grilli per la testa, è il bravo figlio che tutti vorrebbero: perché il padre si comporta così? Bene, fermatevi qui, ora. Niente bei finali, Luca si stoppa. Non dice se il primo figlio apprezzò il gesto del Padre e, finalmente, cambiò idea. Né dice se il fratello, inteneritosi, entrò a far festa. No: la parabola finisce aperta, senza scontate soluzioni, senza facili moralismi. Puoi stare col Padre senza vederlo, puoi lavorare con lui senza gioirne, puoi lasciare che la tua fede diventi ossequio rispettoso senza che ti faccia esplodere il cuore di gioia. Il vangelo ci dice ancora una volta che Dio ci considera adulti, che affida alle nostre mani le decisioni, che non si sostituisce alle nostre scelte.

Intenzione del giorno

Preghiamo perché la misericordia di Dio ci muova a cambiar vita verso Lui e il prossimo

Don’t forget

Rosa da Viterbo

Vita breve, la sua: sui 16-17 anni, gravemente malata, ottiene di entrare fra le terziarie francescane; guarita, percorre Viterbo e prega ad alta voce ed esorta tutti all’amore per Gesù e Maria, alla fedeltà verso la Chiesa. Viterbo intanto è coinvolta in una crisi fra la S. Sede e Federico II imperatore. Rosa inizia la campagna per rafforzare la fede nella città dove comandano i ghibellini, nemici del papa, per questo il podestà la manda in domicilio coatto; un breve esilio, perché nel 1250 muore Federico II e Viterbo passa nuovamente alla Chiesa, ma la giovane muore probabilmente nel 1251. Viene sepolta senza cassa, nella terra.