Nel 47° anniversario della morte di don Bepo Vavassori che si è celebrato ieri, dedichiamo a lui il frammento di questa domenica. Anni ’50 del secolo scorso. Mentre don Bepo è in visita a una delle case del Patronato in provincia, in quella di Bergamo un bambino ospite cade da un’impalcatura di muratori dove si era arrampicato, nonostante i divieti. Precipita per otto metri e viene portato in coma all’ospedale. Quando don Bepo rientra e apprende la notizia, si precipita al capezzale del bambino, siede accanto al letto e a lungo gli tiene la mano, gli accarezza la testa e prega. Raccomandando alle infermiere di accudirlo al meglio, fa ritorno al Patronato. Non fa a tempo a rientrare che gli arriva una telefonata: il medico curante, con voce incrinata dalla sorpresa e dall’emozione gli fa sapere: Renato (così si chiamava il ragazzino) si è svegliato dal coma e le prime parole che ha detto sono state: «È venuto qui don Bepo e m’ha accarezzato». Don Antonio Berta che era rimasto in ospedale rassegnato alla morte del bimbo, a questo punto può far ritorno al Patronato e conferma a don Bepo: «Renato si è svegliato e sta bene». E don Bepo, con un sospiro di sollievo gli confida: «Non dire niente a nessuno. Ma guarda che io ci credo davvero al fatto che queste mie mani ogni giorno durante la celebrazione della Messa toccano il Signore».
don Davide Rota