A smentire i tanti luoghi comuni e i radicati pregiudizi sugli stranieri, occorre ammettere che il controllo sociale a cui sono sottoposti è più forte all’estero che nei paesi d’origine, così che risulta molto difficile per loro sottrarvisi. Stupisce perciò la risposta che un giovane magrebino, islamico convinto, ha dato a un gruppo di connazionali (adulti e perciò -ai suoi occhi- autorevoli), che lo rimproveravano per le sue frequentazioni “dei cristiani”.
Sia il ragazzo che i suoi accusatori sono ospiti del Patronato, ma il primo –poco più che ventenne- ha accettato di aderire al progetto per giovani come lui, dai quali in cambio di accoglienza e sostegno, si esige l’impegno a comportarsi bene, astenendosi da comportamenti illegali nei confronti del Paese che li ospita e irrispettosi nei confronti dell’Istituzione che li accoglie e delle persone con cui ha a che fare ogni giorno. Ebbene, all’accusa dei connazionali di dare retta più ai cristiani che non a loro, il giovane rispondeva con sorprendente libertà: “Io do retta solo a chi mi vuol bene”.
– don Davide –