Riflessione del giorno

giovedì 10 marzo ’16

By Patronato S. Vincenzo

March 09, 2016

nella fotografia un quadro di Ottone Rosai

 

 

Iniziamo la Giornata Pregando (prefazio di quaresima)

Signore, concedi a noi tuoi fedeli di prepararci con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, possiamo attingere ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore. Amen

 

Simplicio

Nato a Tivoli, fu papa quando Odoacre nel 476 depose l’ultimo imperatore Romolo Augustolo. Contemporaneamente la Chiesa d’Oriente era travagliata dalle conseguenze dell’eresia monofisita, che sosteneva che in Cristo ci fosse solo la natura divina. Si hanno poche informazioni su di lui: prese netta posizione contro l’eresia anche nei confronti dell’imperatore d’Oriente Zenone, stabilì turni di presbiteri nelle principali basiliche cimiteriali restaurò e dedicò chiese a Roma.

 

Parola di Dio del giorno (Giovanni 5,31-47)

Gesù disse ai Giudei: « Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c’è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.  Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

 

Riflessione del giorno (Vittorio Messori)

Proprio accanto alla tomba di Pietro, c’è Benedetto XVI, papa emerito, un vegliardo ammirevole che per otto anni ha guidato la Chiesa e ora non ha altra preoccupazione che pregare per essa (“Una preghiera verbale, soprattutto –precisa il Papa emerito-: il rosario completo, con le sue tre corone, poi i Salmi, le orazioni scritte dai santi e i brani biblici e le invocazioni del breviario»). Con impegno, ma senza alcuna angoscia, non dimenticando mai che i papi passano ma la Chiesa resta e sino alla fine della storia risuonerà l’esortazione del suo vero Capo e Corpo a noi pusillanimi: «Non temere, piccolo gregge, questa barca non affonderà e, malgrado ogni tempesta, starà a galla sino al mio ritorno».

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché la nostra fede in Dio ci aiuti a combattere la tristezza e lo scoraggiamento

 

Don’t forget! …Ricorda! – Quadro della settimana – 116° quadro de “i mille quadri più belli del mondo”

Giorgione è lo pseudonimo di Giorgio Barbarella o Zorzi da Castelfranco Veneto (1478 ca – 1510). Nonostante la grande popolarità dell’artista, è una delle figure più enigmatiche della storia dell’arte. Non ha firmato alcuna opera e la ricostruzione del suo catalogo e la determinazione dei significati iconografici di molte sue opere, è oggetto di numerose controversie e dibattiti tra gli studiosi. Fu attivo sulla scena pittorica veneziana per poco più di dieci anni, segnando un’apparizione repentina ma sfolgorante, che ha poi assunto proporzioni leggendarie: la sua attività segnò sicuramente una svolta epocale nella pittura veneta, imprimendo una decisiva svolta verso la “Maniera Moderna”. II dipinto noto come La tempesta, è stato dipinto direttamente col colore, senza disegno preparatorio, ed è uno dei quadri più celebri del Rinascimento. La prima notizia del dipinto risale al 1530: è attestato da Marcantonio Michiel nella casa del nobile Gabriele Vendramin ed è definito paesetto in tela cum la tempesta, cum la cingana (“zingara”) et soldato. Protagonista del quadro è il paesaggio aperto su una natura misteriosa che manifesta la sua forza e i suoi fenomeni. Tutto si concentra nell’ attimo dello scoppio del fulmine, che trascolora ogni cosa visibile e le fa assumere colori e aspetti strani, irreali: l’acqua si oscura sotto i nuvoloni densi di pioggia, gli edifici s’illuminano nel bagliore improvviso, i muri emanano riflessi e le chiome degli alberi lontani brillano come se la pioggia fosse già arrivata. In primo piano, alberi, foglie, sassi, perdono consistenza, avvolti dalle ombre.

 

 

Giorgione è riuscito a cogliere quel particolare istante di luce che precede i temporali di sera, quando l’aria è satura di umidità, ma vi sono ancora gli ultimi raggi del crepuscolo. A destra, ai margini di un boschetto, presso una fonte, siede una donna seminuda che allatta un bimbo e guarda lo spettatore. La figura stata indicata come “zingara” da Michiel. A sinistra un giovane la osserva, appoggiato a un bastone: è indicato dal Michiel come “soldato”, ma è in abiti civili e non in armi. Dietro di lui una colonna spezzata e altre rovine. Cosa vuol dire il quadro? Se ne sono date almeno 30 interpretazioni differenti, ma nessuna è certa e il quadro ancora oggi è oggetto di analisi. Esso appartiene al genere dei “paesetti con figure”, opere di destinazione privata. Si tratta di dipinti di piccolo formato, nei quali i temi, profani o sacri, sono solo pretesto per ampie raffigurazioni paesaggistiche, dietro lre quali si nascondevano significati allegorici o allusioni a vicende private legate ai committenti. Comunque sia il quadro rimane una delle opere più affascinanti e intriganti della storia dell’arte.