Riflessione del giorno

giovedì 11 maggio ’17

By Patronato S. Vincenzo

May 10, 2017

nell’immagine un quadro di Giovanni Boldini

 

Preghiera del giorno (preghiera semplice)

Signore, Dio nostro, spesso siamo così indaffarati da lasciarti al margine dell’esistenza, dedicando il meglio di noi allo studio, al lavoro, alle faccende di casa, ai doveri sociali ed anche allo svago. Il nostro impegno è debole solo quando dobbiamo passare per la porta stretta! Aiutaci a tenere i cuori fissi dove è la vera gioia, perché gli impegni quotidiani siano pervasi di te e mai alienanti. Confidiamo nella tua bontà per essere ammessi a sedere alla mensa del tuo regno. Amen.

 

ZEFFIRINO NAMUNCURÀ

nasce nel 1886 a Chimpay, in Argentina. Suo padre Manuel, ultimo cacicco degli indios araucani, si era arreso 3 anni prima alle truppe della Repubblica argentina. A 11 anni il ragazzo è condotto a Buenos Aires: Zeffirino, entrato nel collegio salesiano, vuol diventare il 1° sacerdote araucano per evangelizzare i fratelli. Sceglie Domenico Savio come modello e diventa esemplare nella pietà, carità, doveri quotidiani, esercizio ascetico. A 17 anni va in Italia per proseguire gli studi ed è uno dei più bravi. Ma un male lo minava: la tbc. L’11 maggio 1905 muore a Roma. Dal 1924 i resti mortali riposano in patria, a Fortin Mercedes, dove folle di pellegrini accorrono a pregarlo.

 

Parola di Dio del Giorno (Gv 17,11b-19)

«Gesù alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: Padre Santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato e li ho conservati; e nessuno di loro è andato perduto tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo perché abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno…Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, così io ho mandato essi nel mondo e per loro io consacro me stesso, perché siano consacrati nella verità».

 

Riflessione Per Il Giorno (Storie Vere)

Come capita spesso oggigiorno, in una scuola con studenti di 15 anni, alcuni si divertono a prendere in giro i compagni: un giorno, però, esagerano e le vittime riferiscono tutto ai genitori. A questo punto ecco l’intervento da parte della direzione. Non prediche, non castighi, ma una scommessa sulla libertà dei ragazzi: “Ciascuno di voi ha l’occasione di chiedere scusa alla persona offesa. Perché – visto che studiamo la Divina Commedia- la differenza tra l’Inferno e il Purgatorio dantesco non è la gravità della colpa commessa, ma la disponibilità a chieder perdono e ad accettare la misericordia di Dio. Un semplice “sì”, la parola “scusami”, un passo indietro, l’apertura del cuore permettono di uscire dalla tristezza dell’Inferno alla rinascita del Purgatorio. Chi ha sbagliato chieda scusa e si sentirà rinascere fin da subito”. A questo punto alza il braccio uno studente che chiede scusa a un compagno. A seguire un altro e poi un altro e un altro ancora. Nel volto dei ragazzi colpevoli si legge la gioia di chi riprende a vivere di vita nuova. Nel volto dell’offeso si vede la gioia di chi ha perdonato. La storia è commovente, ma sorprende sapere che è vera. Puntare sul cuore e la coscienza è la sola chance di salvarlo dall’Inferno dell’individualismo che ciascuno si costruisce e in cui si rintana.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché il dialogo fra Vangelo e culture favorisca l’incontro dei popoli con Gesù attraverso l’azione evangelizzatrice dei missionari

Il pittore spagnolo Juan Vicente Macip, più conosciuto come JUAN DE JUANES (1523–1589), figlio del pittore Vicente Macip, fu l’artista rinascimentale più celebre di Valencia, tanto da essere chiamato “secondo Raffaello” e si dedicò principalmente a dipinti a soggetto religioso. Realizzò le prime opere insieme al padre, influenzato dalle opere di Sebastiano del Piombo, che aveva osservato nella città natale. Il dipinto di oggi fu realizzato per l’altare maggiore della chiesa di S. Stefano a Valencia e rappresenta l’ultima cena. La scena è ambientata nella sala del Cenacolo, dove compaiono intorno alla tavola imbandita Gesù Cristo che in modo solenne innalza l’ostia. E’ il momento dell’istituzione dell’Eucarestia nel quale egli offre il proprio corpo e sangue agli apostoli i quali si comunicano l’un l’altro la loro sorpresa, creando un moto che enfatizza l’evento mistico: ogni loro movimento si origina da Gesù e su di lui di nuovo converge seguendo una serrata concatenazione ritmica alla quale non prende parte Giuda Iscariota, isolato al di qua del tavolo. Ha capelli e barba rossi (considerati allora segno di carattere collerico e violento) e veste di giallo, colore simbolo di tradimento; è l’unico a non avere l’aureola e seduto sulla panca, afferra con la destra, nascondendolo, il sacchetto dei 30 denari. Inoltre, nella scena sono presenti dettagli resi con grande cura e di valore simbolico, come i bicchieri di vino e le pagnotte che, distribuiti sulla tavola, fanno riferimento all’Eucarestia; il bacile e la brocca che alludono alla lavanda dei piedi e all’uso di lavarsi le mani prima della S. Messa da parte del celebrante. Il calice sul tavolo è chiaramente il S. Calice (oggi custodito nel Museo della Cattedrale di Valencia) tradizionalmente considerato il Sacro Graal, donato nel 1424 da Alfonso V d’Aragona (1394 – 1458). Lo schema compositivo dell’opera ripropone con alcune varianti l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, mentre per i personaggi e la scelta dei colori ricorda le opere di Raffaello Sanzio.