Riflessione del giorno

giovedì 11 marzo ’21

By Patronato S. Vincenzo

March 10, 2021

 

 

 

nell’immagine un dipinto di  Louise Adéone Drölling

 

III. Settimana di Quaresima

 

Proverbio del giorno

Ciò che si è appeso in piedi, non lo si può prendere stando seduti.

 

 

 

BEATO CIPRIANO (DEDË) NIKA SACERDOTE FRANCESCANO, MARTIRE

P. Cyprian fu padre provinciale della provincia d’Albania e padre guardiano del convento di Scutari. Arrestato dalla polizia segreta comunista col pretesto di aver collaborato all’occultamento di un deposito di armi dietro l’altare di una chiesa, venne a lungo torturato, anche se cercava di condurre i suoi persecutori a credere in Dio. Venne fucilato a Scutari l’11 marzo 1948, insieme al confratello Mati Prennushi e al vescovo Frano Gjini. Compresi tutti e tre nell’elenco dei 38 martiri albanesi, di cui fanno parte altri cinque frati e un vescovo francescani, è stato beatificato il 5 novembre 2016 a Scutari.

 

 

 

Intenzione di preghiera del giorno

Preghiamo per chi non ha la forza di liberarsi dal male e per chi, volontariamente agisce contro Dio

 

Don’t forget!  Storia delle persecuzioni anticristiane

Per 10 anni dopo la morte (anno 632) di Maometto, le comunità cristiane dell’Arabia continuarono a svolgere il loro culto e a tenere le loro chiese secondo il patto con il profeta con documento firmato che i Vescovi cristiani conservavano per esibirlo in caso di necessità. Libertà limitata dato che i cristiani erano tollerati a condizione che pagassero le due tasse e assolvessero tutta una serie di altri obblighi.

 

Il successore di Maometto e suo suocero, il primo califfo Abu Bakr continuò la politica di tolleranza nei due anni della reggenza (632-634) e alla sua morte lo stesso fece anche il 2° Califfo ʿUmar ibn al-Khattāb, detto Omar (634-644) il quale però nel 642 decise che nella penisola arabica non potevano coesistere due religioni diverse né due diverse “qibla” (=direzioni di preghiera; islamici verso la Mecca e cristiani verso Gerusalemme). L’emissario di Omar nell’anno 642 comunicò la notizia ai notabili cristiani di Najran città al sud della Mecca presso le rive del Mar Rosso. A nulla valsero rimostranze e proteste: il decreto di espulsione era irrevocabile, a meno che i cristiani accettassero di convertirsi all’Islam. Gli espulsi si trasferirono al nord (attuale Iraq) nella città di Kufa sulle rive dell’Eufrate e per 150 anni fino al 786 a ogni nuovo Califfo presenteranno l’istanza –sempre respinta- di poter tornare a casa loro. Un secolo dopo il califfo in carica diede ordine di censire gli esuli residui e trovò che si erano ridotti a un decimo degli originari. Nel 638 sempre durante il califfato di Omar, in Palestina il comandante musulmano Ambrus (Amru-bin al-‘As conquistatore dell’Egitto?) si rese responsabile dell’uccisione di 60 soldati cristiani della guarnigione di Gaza, catturati in seguito alla conquista della città. Imprigionati e sottoposti a pressioni affinché si convertissero, al loro rifiuto, furono tutti decapitati. A partire dal 641 si verificano i primi martiri individuali: il monaco copto Mena per aver testimoniato Gesù davanti al comandante arabo, fu fatto a pezzi e gettato nel Nilo.   

Sotto il governo del 4° califfo ‘Alì bin Abi Talib il, la situazione peggiorò e molti per avere salva la vita, finirono per convertirsi: i resistenti furono uccisi. Con la morte di Alì nel 661 il potere viene conquistato da Muʿāwiya ibn Abi Sufyān, della famiglia Omayyade che diventerà la guida della “Umma” (comunità dei credenti) islamica fino al 750. La capitale del vasto impero musulmano fu trasferita nella cristiana Damasco dove i membri dell’aristocrazia erano quasi tutti cristiani: all’inizio dell’VIII secolo i capi cristiani dirigevano ancora nelle città e nei villaggi tutti gli affari del governo; tra questi l’oratore e filosofo Mansur bin Sarjun noto come S. Giovanni Damasceno. Gli stessi Omayyadi però costrinsero le tribù cristiane arabe dei Ghassanidi e dei Lakhmidi a convertirsi