Riflessione del giorno

giovedì 13 febbraio ’20

By Patronato S. Vincenzo

February 12, 2020

 

 

 

nell’immagine un dipinto di Susan Ricker Knox

 

 

Proverbio del Giorno (Nicolàs Gomez Dàvila: aforismi)

“Tutti si sentono superiori a quello che fanno perché si credono superiori a quello che sono. Nessuno crede di essere quel poco che è in realtà.”.

 

Iniziamo la Giornata Pregando (inni liturgia delle ore)

« Glorioso e potente Signore, che alterni i ritmi del tempo, irradi di luce il mattino e accendi di fuochi il meriggio, tu placa le tristi contese, estingui la fiamma dell’ira, infondi vigore alle membra, ai cuori concedi la pace. Sia gloria al Padre ed al Figlio, sia onore al Santo Spirito, all’unico e trino Signore sia lode nei secoli eterni. Amen”

 

GIORDANO DI SASSONIA

Nel 1219 a Parigi, già laureato nelle scienze sacre, fu conquistato dalla parola di Domenico: decise di vestire l’abito di Frate Predicatore, nel 1220. Alla morte del fondatore per unanime consenso dei confratelli, Giordano fu chiamato a succedergli

 

Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno (Marco 7,24-30)

Partito di là, Gesù andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia. Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma essa replicò: «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola va’, il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

 

Riflessione della Giornata (Mons. Ravasi: Mattutino)

Se non riesci più a credere nel Dio in cui hai creduto da sempre, forse ciò proviene da qualcosa di distorto presente nella tua fede. Devi sforzarti, allora, di capire che cosa chiami Dio. Se uno smette di credere nel suo Dio di legno, questo non significa che non vi sia alcun Dio, ma solo che il vero Dio non è di legno. C’è una scenetta ironica nel libro del profeta Isaia, cesellata nei particolari e ripresa quasi dal vivo. Un falegname è alle prese coi suoi strumenti per modellare da un tronco una statua divina: alla fine è soddisfatto per l’opera delle sue mani, ma è anche stanco e affamato. Prende il legname avanzato, lo mette sul focolare, si cuoce un arrosto e poi si accomoda beato a godersi il tepore. Ben pasciuto e riposato, si ricorda della statua sacra che ha plasmato. Eccolo, allora, prostrato a invocare: «Salvami, perché tu sei il mio dio!» (Isaia 44, 13-17). È questo l’idolo, il «Dio di legno» a cui allude Tolstoj nel brano oggi proposto. Facile è fare sarcasmo sull’idolatria, la superstizione, la magia che anche ai nostri giorni avvincono folle di persone, per non parlare poi di certi idoli mentali, idee banali e vane che però sono piantate come chiodi in molti cervelli. Eppure, talora accade anche a chi è davvero religioso di entrare in crisi nei confronti del proprio Dio. Certo, come accadde ad Abramo e a Giobbe, può essere Dio stesso che si cela o provoca e prova la nostra fedeltà per vagliarla. Ma spesso è solo perché anche noi, piano piano, siamo scivolati verso un Dio di legno, sostituendolo al Dio vivente. Demoliamo quella statua e cerchiamo il vero volto divino.

 

Intenzione del giorno

Perché la vita umana sia difesa sempre e da tutti, dal suo primo inizio fino alla fine.

 

Don’t Forget! MIA – Misericordia Maggiore Bergamo

 

La Misericordia Maggiore o MIA (nell’abbreviazione storica che l’ha evidenziata nei secoli e appare in opere d’arte di S. Maria Maggiore) sorse a Bergamo nel 1265 come sodalizio spirituale e caritativo ad opera di due domenicani, il vescovo Erbordo e il beato Pinamonte da Brembate, che ne dettò la regola originaria. Il soccorso di poveri, infermi, carcerati e altri bisognosi fu l’obiettivo della MIA, le cui prime rendite furono le offerte raccolte tra i Confratelli; si aggiunsero quindi beni e lasciti, legati ed eredità che col tempo e grazie a una accurata amministrazione si accrebbero fino a costituire un ingente patrimonio. La Misericordia divenne il principale punto di riferimento per gli orientamenti dei laici conosciuti come “rivoluzione della carità”. Attuò l’assistenza a tutto campo, che andò oltre i confini della solidarietà confraternale e innestandosi e superando l’impianto vicinale, si rivolgeva all’intera cittadinanza e copriva l’intera città, i sobborghi e le vicine valli, in pratica tutto il territorio del medioevale “Comune di Bergamo”, cioè l’attuale territorio di tutta la provincia. Pur mantenendosi in piena autonomia nei confronti dell’istituzione comunale, la Misericordia, grazie al Patrono, seppe fin dall’inizio garantirsi il suo appoggio. Le attività della Misericordia si mossero all’interno degli spazi concessi dal regime podestarile e fu nel campo dell’assistenza che si concretizzò l’appoggio – economico e politico – dell’istituzione comunale.  La MIA era diventato organismo complementare della pubblica amministrazione: ad essa il Comune aveva delegato tutte quelle funzioni di pubblica assistenza che non erano proprie degli ospedali.

Il prestigio del Consorzio andò aumentando: divenne istituzione di grandissima importanza non solo benefica, ma anche nel campo economico, sociale, culturale e istituzionale. Il luminoso esempio della MIA destava l’emulazione delle famiglie di censo, permettendo la sopravvivenza dell’istituzione. Nel 1449 il Comune affidò alla Misericordia Maggiore la Basilica di S. Maria Maggiore, monumento sorto per volontà dei cittadini bergamaschi e costruito con le loro offerte, che era ed è un monumento civile di proprietà del Comune di Bergamo e che da allora divenne “parte nobilissima e principale” dell’amministrazione del Consorzio, che si dedicò con grande impegno all’abbellimento del sacro edificio e al suo arricchimento. Nel 1453 il Papa Nicolò V con una Bolla sanzionò l’autonomia del “Consorzio della Misericordia” e sottrasse la Basilica alla giurisdizione del Vescovo, sancendo il vincolo tra l’Opera Pia e la Basilica.  Dal gennaio 2004 la MIA – Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo, già “Opera Pia”, ha assunto la forma giuridica di Fondazione, in modo da poter proseguire – con strutture più adeguate alle necessità di oggi – la missione che l’ha contraddistinta negli oltre sette secoli di esistenza: occuparsi di istruzione, cultura, religione e assistenza, secondo i principi dello Statuto, per i quali la Fondazione: non ha scopo di lucro, riconferma il rispetto degli interessi e delle finalità espressi nelle tavole fondative e negli statuti originari, partecipa, sulla scorta della legislazione vigente e in aderenza alla propria ispirazione cristiana alla realizzazione del sistema sociale, nell’ambito caritativo–assistenziale, educativo e formativo. Nello specifico, la Fondazione ha i seguenti scopi primari e fondamentali:

L’attuale presidente della MIA è Fabio Bombardieri