Riflessione del giorno

giovedì 15 aprile ’21

By Patronato S. Vincenzo

April 14, 2021

 

Seconda Settimana di Pasqua

 

Proverbio del giorno (Cina)

Che gli uccelli dell’ansia e della preoccupazione volino sulla tua testa, non puoi impedirlo; ma puoi evitare che vi facciano il  nido.

 

Preghiera del giorno (Preghiere di Taizé)

Gesù nostra gioia, presso di te noi troviamo il perdono, la freschezza delle sorgenti.

Avendo sete delle realtà di Dio, riconosciamo la tua presenza di Risorto.

E, proprio come il mandorlo inizia a fiorire al primo chiarore della primavera, tu fai fiorire persino i deserti dell’anima.

Gesù, il Risorto, tu soffi in noi lo Spirito Santo.

Noi vorremmo dirti: tu hai parole di vita per la nostra anima, da chi dunque potremo andare se non presso di te, il Risorto?

 

DAMIANO DE VEUSTER I coniugi fiamminghi De Veuster hanno otto figli: due diverranno suore e due preti dei SS. Cuori di Gesù e Maria.

Giuseppe, il penultimo, nato il 3 gennaio 1840, è destinato ad aiutare il padre, ma a 19 anni entra anche lui nell’istituto con il nome di fratel Damiano.

Nell’istituto c’è anche suo fratello Pamphile che, ordinato prete nel 1863, non va in missione perché malato: Damiano parte al suo posto anche se non è ancora prete. Destinazione le Isole Sandwich, più tardi Hawaii.

Qui completa gli studi e diventa sacerdote nel 1864 e lavora nell’isola principale, Hawaii. Nel 1873 va nell’isola lazzaretto di Molokai, dove il governo confina i malati di lebbra e vi resterà per sempre.

Nel 1885 viene contagiato. Muore dopo un mese e solo nel 1936 il suo corpo sarà riportato in Belgio.

Giovanni Paolo II lo beatificò a Bruxelles nel 1995, mentre Benedetto XVI lo ha canonizzato a Roma l’11 ottobre 2009.

 

Parola di Dio del giorno – Giovanni 3,31-36

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: “Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra.

Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza.

Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui”.

 

Riflessione del giorno (Mons. Galantino: Abitare le parole)

Oggi si registra una certa ritrosia a correggere: l’atto della correzione è infatti percepito come un far torto a qualcuno. E che, proprio per questo, sarebbe causa di ansia e di perdita di autostima.

Così sembrano pensarla i genitori che si trasformano in sindacalisti dei figli nei confronti degli insegnanti o gli studenti nei confronti dei professori.

Questo modo d’intendere la correzione ha un suo fondamento nella confusione etimologica che fa derivare la parola correzione dal latino correptio –da corripĕre = chiamare in giudizio, accusare, rimproverare – piuttosto che da correctio, sostantivo derivato da corrigĕre, composto da cum e rigere, col significato di reggere insieme, migliorare, rettificare.

La correzione infatti è un’arte che può essere vissuta solo nel contesto di relazioni sane e da gente lungimirante.

Chi corregge ha fiducia nell’altro e, proprio per questo, non è mai “contro”, bensì è “con” qualcuno, per accompagnarlo nella crescita e spingerlo a guardare oltre il limite e l’errore, che va però conosciuto e riconosciuto.

Correggere, allora è tentare di guadagnare l’altro alla verità di se stesso, dei suoi limiti e delle sue potenzialità.

Il grande sogno è di avere sempre meno correttori supponenti, pronti a invadere i sacrosanti spazi di autonomia altrui, e sempre più gente capace di motivare.

Insomma, più timonieri e meno arbitri/giudici. Per questo è indispensabile trovarsi accanto persone interiormente mature, capaci di esprimere sensibilità, saggezza ed empatia.

 

Intenzione di preghiera del giorno

Preghiamo per chi rischia la vita lottando per i diritti fondamentali nelle dittature, nei regimi autoritari e nelle democrazie in crisi…

 

Don’t forget! – Santi e Beati della carità

Luigi Monza nacque a Cislago (Varese) in diocesi di Milano, il 22-6-1898, da famiglia di contadini. Iniziò la formazione al sacerdozio a 18 anni e fu ordinato prete il 19-9-1925.

Inviato a Vedano Olona come viceparroco e incaricato dell’oratorio maschile, difese le associazioni cattoliche dalle ingiustizie dei fascisti e venne incarcerato, per 4 mesi.

In seguito fu assolto e rilasciato, ma con l’ingiunzione di non rimettere più piede a Vedano.

Venne perciò trasferito al Santuario della B. Vergine dei Miracoli a Saronno e lì cominciò a meditare su come riportare il mondo all’amore vissuto dai primi cristiani.

Nel 1936 divenne parroco di S. Giovanni alla Castagna, periferia di Lecco.

Si dimostrò disponibile e vicino ai poveri, ai malati ed a chi come lui subiva persecuzioni ed angherie. Durante la 2.a guerra mondiale si prodigò per i suoi parrocchiani impegnati al fronte: nascose e mise in salvo parecchi partigiani, ma durante la Liberazione si fece anche difensore dei fascisti militanti e collaborazionisti oggetto di violenza.

L’anno 1937 aveva dato vita a quel che sarebbe diventato l’Istituto Secolare “Piccole Apostole della Carità”, il cui impegno si esprimeva nella associazione «La Nostra Famiglia», dedicata all’assistenza sociosanitaria, all’istruzione e alla formazione delle persone disabili e svantaggiate, soprattutto bambini che, educati con le migliori tecniche medico-scientifico-pedagogiche, avrebbero potuto inserirsi nella società al meglio delle loro capacità.

Don Luigi morì d’infarto il 29-9-1954 un mese dopo il cardinale di Milano Alfredo Ildefonso Schuster. È stato beatificato il 30-4-2006 in piazza Duomo a Milano, sotto Papa Benedetto XVI.