Riflessione del giorno

giovedì 15 febbraio ’18

By Patronato S. Vincenzo

February 14, 2018

 

nel video la colonna sonora del film “La mia Africa” diretto da Sydney Pollack – musiche di John Barry

 

Proverbio del giorno (dal Libro dei proverbi)

7 cose sono in abominio al Signore: occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente, cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male, falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli.

 

Iniziamo la Giornata Pregando

Signore, tu hai detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Aiutaci a seguire la tua strada, lungo le vie della nostra vita, per incontrarti in quanti hanno fame, sete, bisogno di aiuto. Mandaci il tuo spirito di verità, per illuminare i nostri passi e sostenerci lungo il cammino E aiutaci perché in ogni stagione della nostra vita noi ci sappiamo impegnare per lasciare davvero il mondo un po’ meglio di come lo abbiamo trovato. Amen

 

FAUSTINO e GIOVITA PATRONI di BRESCIA.

Questi due giovani cavalieri, convertiti alla fede cristiana, sono tra i primi evangelizzatori del Bresciano, morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo dell’imperatore Adriano.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio (Luca 9,22-25)

 Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà». Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?» 

 

Riflessione Per Il Giorno (Riflessione sulla quaresima)

Quaresima, tempo di quaranta giorni. La Quaresima richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame» (Matteo). Quaranta è il numero simbolico con cui l’Antico e il Nuovo testamento rappresentano i momenti salienti dell’esperienza della fede del popolo di Dio. È cifra che esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse. Nell’Antico Testamento sono 40 i giorni del diluvio universale, i giorni passati da Mosè sul monte Sinai, gli anni in cui il popolo di Israele peregrina nel deserto prima di giungere alla Terra Promessa, i giorni di cammino del profeta Elia per giungere al monte Oreb, i giorni che Dio concede a Ninive per convertirsi dopo la predicazione di Giona. Nei Vangeli sono quaranta i giorni durante i quali Gesù risorto istruisce i suoi, prima di ascendere al cielo e inviare lo Spirito Santo. Perciò la Quaresima è «accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e risurrezione e ricorda che la vita cristiana è una “via” da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire» come ha spiegato Benedetto XVI nel 2011.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché i cristiani pratichino in questo tempo di quaresima la preghiera, il digiuno e la solidarietà con il prossimo come fa Dio con loro

 

E…don’t forget – 202° quadro de “I 1000 quadri più belli del mondo”

 

Della prima spiccano i colori squillanti (azzurro, verde, rosso, viola), della seconda il realismo e gli accenni naturalistici che si intravedono sullo sfondo, nel cane, nelle erbe e nella pagnotta in primo piano e del terzo la caratterizzazione umana e quotidiana della santità come si può notare nell’angelo sulla sinistra, vera e propria trasposizione di uno dei ragazzi ritratti da Michelangelo Merisi. Il santo, spogliato dalle caratteristiche soprannaturali, è presentato come un pover’uomo segnato nella carne e nello spirito dalla sofferenza. Ma Rocco (che insieme a S. Marco è patrono della città di Venezia) si appoggia alla fede come al suo bastone; guarda verso l’alto da dove gli piove l’aiuto divino come luce che lo rinfranca e come Provvidenza che lo sostiene con l’alimento (pagnotta) che il fedele cane gli procura ogni giorno e come angelo soccorritore, il ragazzo che, seduto alla sua destra, cura la ferita nella gamba procuratagli dalla peste. Il risultato è uno straordinario equilibrio fra naturalismo, senso della realtà, emozione trattenuta eppure intensissima…un capolavoro insomma.