nell’immagine un dipinto di Alex Colville
XXVIII Settimana t. Ordinario
Proverbio del Giorno
Se il cammello mette il naso nella tenda finirà con l’entrare tutto. (Arabia)
Preghiera del giorno
Dio, nostro Padre, che scruti i sentimenti e i pensieri dell’uomo, non c’è creatura che possa nascondersi davanti a te; penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola, perché alla luce della tua sapienza possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
CALLISTO I° – PAPA
Schiavo e frodatore, fuggito in Portogallo, fu arrestato, ricondotto a Roma e condannato ai lavori forzati nelle miniere in Sardegna. Tornato a Roma per un’amnistia, fu incaricato da Papa Zefirino della cura dei cimiteri della Chiesa. Alla morte di Zeffirino, fu eletto papa. Ma si attirò le inimicizie di un’ala della comunità cristiana di Roma che lo accusò di eresia. Il riscatto venne dal martirio: Callisto fu gettato in un pozzo in una sommossa popolare contro i cristiani nel 222
Ascoltiamo la Parola di Dio Lc 11,42-46
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Riflessione Per Il Giorno (Detti e fatti dei padri del deserto)
Chi si umilia sarà esaltato Il padre Giovanni Nano raccontò di un santo anziano, che si era recluso in cella e che godeva di grande fama e onore in città. Gli fu rivelato: «Uno dei santi sta per morire; suvvia, va’ a salutarlo prima che spiri». Rifletté tra sé: «Se esco di giorno, la gente mi rincorrerà, mi faranno grande festa e in questo non potrò trovare riposo. Me ne andrò quindi di sera tardi, al buio, e sfuggirò a tutti». Ma quando uscì di sera dalla sua cella, con l’intenzione di rimanere nascosto a tutti, ecco che due angeli furono inviati da Dio con lampade a illuminargli il cammino. Così tutta la città accorse, vedendo il fulgore. E quanto più aveva cercato di sottrarsi alla gloria, tanto più fu glorificato. In ciò si realizza la parola: Chi si umilia sarà esaltato (Mt 23, 12).
Intenzione del giorno
Preghiamo per quelli che resistono nella difesa della verità, obbedendo a Dio e alla propria coscienza
Autunno 1857: partono per il Sudan 5 missionari mandati da don Nicola Mazza di Verona, educatore ed evangelizzatore. Fine 1859: tre di essi sono già morti, due rifugiati al Cairo e a Verona torna sfinito il quinto. È Daniele Comboni, unico superstite degli otto figli dei giardinieri Luigi e Domenica, prete dal 1854. Riflette a lungo su quel disastro e su tanti altri, giungendo a conclusioni che saranno poi la base di un “Piano”, redatto nel 1864 a Roma. In esso Comboni chiede che tutta la Chiesa si impegni per la formazione religiosa e la promozione umana dell’Africa. Il “Piano” e le sue audaci innovazioni, è lodato, ma non decolla. Poi, per avversioni varie e per la morte di don Mazza (1865), Comboni si ritrova solo, impotente. Ma non cambia. Votato alla “Nigrizia”, ne diventa la voce che denuncia all’Europa le sue piaghe, a partire dallo schiavismo, proibito ufficialmente, ma in pratica trionfante. Quest’uomo vive un duro abbandono, finché il sostegno del suo vescovo, Luigi di Canossa, gli consente di tornare in Africa nel 1867, con una trentina di persone, fra cui tre padri Camilliani e tre suore francesi, aiuti preziosi per i malati. Nasce al Cairo il campo-base per il balzo verso Sud. Nascono le scuole. E proprio lì, nel 1869, molti personaggi venuti all’inaugurazione del Canale di Suez scoprono la prima novità di Comboni: non solo ragazzi neri che studiano, ma maestre nere che insegnano. Inaudito. Ma lui l’aveva detto: “L’Africa si deve salvare con l’Africa”. Poi si va a Sud: Khartum, El-Obeid, Santa Croce… Lui si divide tra Africa ed Europa, ha problemi interni duri. Ma “nulla si fa senza la croce”, ripete. Una croce per tutte: il suo confessore lo calunnia e Comboni continua a confessarsi da lui. Un leone che sa essere dolce. Uno che per gli africani è già santo, che strapazza i pascià, combatte gli schiavisti e serve i mendicanti. Da lui l’africano impara a tener alta la testa. Nell’autunno 1881 riprendono le epidemie: vaiolo, tifo fulminante, con strage di preti e suore in Khartum desolata. Comboni assiste i morenti, celebra i funerali, e infine muore nella casa circondata da una folla piangente. Ha 50 anni. Poco dopo scoppia la rivolta anti-egiziana del Mahdi, che spazza via le missioni e distrugge la tomba di Comboni (solo alcuni resti verranno in seguito portati a Verona). Dall’Italia, dopo la sua morte, si chiede ai suoi di venir via, di cedere la missione. Risposta dall’Africa: “Siamo comboniani” e non abbandonano l’Africa. Ci sono anche ai giorni nostri, in Africa e altrove. Ne muoiono ancora oggi. Intanto il Sudan ha la sua Chiesa, i suoi vescovi e il suo patrono: proclamato beato nel 1996 è stato canonizzato a Roma da Giovanni Paolo II il 5-10-2003.