Iniziamo la giornata pregando (Annamaria Obadon)
Dio mio, Tu che dimori sopra le radiose stelle, aiutaci a vivere. Tu che tanto amore sai dispensare, indicaci ciò che si deve dire, cosa dobbiamo fare. Guidaci ed insegnaci ad amare, in questa bramosia dell’avere senza saper più dare. Proteggi, Padre Celeste, queste misere menti in modo che la nostra anima un dì con la sua veste migliore a Te si presenti.
Elisabetta d’Ungheria Religiosa
Nata nel 1207 da nobile famiglia, fu promessa in moglie a Ludovico figlio del Re di Turingia. Sposa a 14 anni, madre a 15, restò vedova a 20 con tre figli. Alla morte del marito, si ritirò e scelse come dimora una modesta casa di Marburgo fece edificare a sue spese un ospedale, riducendosi in povertà. Iscritta al terz’ordine francescano, si offrì agli ultimi, visitava i malati, si fece mendicante e si attribuì le mansioni più umili. La sua scelta scatenò la rabbia dei cognati che la privarono dei figli. Morì a Marburgo il 17 novembre 1231
La Parola di Dio del giorno (Lc 19,41-44)
In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Riflessione Per Il Giorno (Isacco di Ninive, VII secolo)
Non cercare di distinguere colui che è degno da colui che non lo è; che tutti gli uomini sia uguali ai tuoi occhi per amarli e per servirli. Così tu potrai portare tutti al bene. Il Signore non ha forse condiviso la tavola con pubblicani e con le prostitute senza allontanare che fosse non degno? Così tu accorderai gli stessi benefici, gli stessi onori all’infedele, all’assassino, tanto più che anche lui è un fratello per te, perché partecipa all’unica natura umana. Ecco mio figlio, questo è il comandamento che ti dono: che la misericordia abbia sempre la meglio sulla tua bilancia fino al momento in cui sentirai la Misericordia che Dio prova verso il mondo.
Intenzione del giorno
Preghiamo per tutti coloro che non hanno accesso allo studio e all’istruzione, soprattutto i giovani
147° QUADRO DELLA SERIE “I 1.000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO ”
HANS BALDUNG (1485–1545) detto Grien (verde, forse per l’uso abbondante di questo colore nei suoi quadri) fu pittore, disegnatore, incisore tedesco contemporaneo e allievo di Albrecht Dürer. Nato nella libera città di Schwäbisch Gmünd da famiglia di letterati, accademici e professionisti, fu l’unico membro della famiglia a non frequentare l’università. In compenso si formò dapprima alla scuola di Martin Schongauer e poi si trasferì a Norimberga alla scuola di Dürer. Nel 1509 tornò a Strasburgo, divenne membro del consiglio della città. L’anno seguente sposò Margarethe Herlin e iniziò a firmare le sue opere con la sigla HGB che utilizzò fino al termine della sua carriera. Il quadro in questione
interpreta un tema classico dell’arte religiosa ovvero la Sacra Famiglia in riposo durante la fuga in Egitto. La scena è ambientata nel tipico paesaggio tra Germania, Svizzera e Francia in cui il pittore visse, coi picchi alpini sullo sfondo, il castello aggrappato alla rupe e le colline boscose che degradano verso il lago…effettivamente d’Egitto c’è poco! L’atmosfera è chiara e luminosa, carica di pace, la stessa che la famigliola trasmette a chi guarda. La Madonna riposa appoggiandosi a un albero, forse una quercia su un ramo della quale si notano un pettirosso e un cardellino (tradizionalmente associati alla passione di Gesù) e siede su un tappeto di fiori e frutti (pure il rosso di fragole e melograni allude alla persecuzione sofferta da Gesù fin dalla nascita). La madre gioca col bimbo che sorregge in un gesto tenero e rispettoso insieme (si notino le mani fasciate dal panno). Dietro a loro un S. Giuseppe anziano e pensieroso, contempla la fontana con l’acqua che sgorga dalla roccia (come non pensare a quella fatta scaturire da Mosè nel deserto per il popolo assetato? In questo caso Gesù è sia la roccia, sia la fonte d’acqua viva). Una scena idilliaca e serena, dove però non mancano le allusioni al destino di sofferenza che aspetta il neonato; ma dove alla fine sono l’amore e la fiducia a trionfare.