nell’immagine un dipinto di Moise Kisling
IV. Settimana di Quaresima
Proverbio del giorno
Come i soldi eccitano le passioni degli uomini, così i figli risvegliano i loro affetti.
L’intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per il nostro Vescovo Francesco e per i sacerdoti, i religiosi e religiose della nostra diocesi
Don’t forget! – Storia delle persecuzioni anticristiane
il regno degli abbasidi sec. VIII-XIII
La dinastia dei califfi Abbàsidi governò il mondo islamico dal 750 al 1258: il loro califfato ricopriva un’area di 11,1 milioni di km² e come estensione era il secondo impero della storia islamica dopo l’impero omayyade (13,4 milioni). A differenza dei predecessori, misero l’accento sulla dimensione religiosa dell’islam: fu ristabilita cioè l’uguaglianza di tutti i musulmani e l’inferiorità di tutti gli altri. Così alla corte di Bagdad i funzionari, medici, traduttori cristiani furono sempre meno tollerati e molti obbligati a convertirsi. Nel 759 una ribellione di cristiani in Libano potrò alla loro dispersione in decine di villaggi: il dotto imam Uzā di Ba’albek prese le loro difese, ma servì a poco. Con il califfo al-Mahdi (775-785) ci fu una recrudescenza nella persecuzione: numerose chiese e conventi furono distrutti e le norme irrigidite, il che provocò il passaggio in massa all’Islam da parte delle popolazioni rurali e chi si rifiutò di farlo fu messo a morte. All’anno 779 si fa risalire il martirio di Elia di Damasco che si rifiutò di aderire all’Islam e fu decapitato dopo molte torture.
Il regno del califfo Mahdi si concluse col massacro di 36 monaci di Zobeia e del loro igumeno (=guida) Michele. Ma non fu l’unica strage: in Egitto alla fine dell’VIII sec. 20 monaci del convento di S. Saba furono uccisi nell’incendio appiccato da una tribù beduina. Soprattutto contro chi, per debolezza, interesse o altro si era convertito all’Islam e poi se ne pentiva e faceva pubblica ammenda, l’accanimento era feroce. In Egitto dall’809 all’813 “i cristiani di Alessandria furono depredati e i loro luoghi santi dati alle fiamme; nei monasteri di Wadi Habib saccheggiati, rimasero solo pochi monaci”. Nell’829 sotto il califfato di Al-ma’mun scoppiò una rivolta dei copti che si ribellavano alle vessazioni: “il califfo ordinò di uccidere gli uomini e vendere le donne e i bambini. Da quel momento i copti furono umiliati e nessuno più ha osato ribellarsi al sultano” (dalle cronache musulmane di quel tempo). Un altro martirio collettivo fu quello di Armorio, roccaforte imprendibile dell’impero bizantino in Frigia (oggi Turchia). Il califfo Al-Mu’tasim mosse con un impressionante esercito alla conquista della fortezza che cadde anche per il tradimento del comandante. La città fu votata al massacro e al saccheggio: furono fatte prigioniere le autorità e le persone più in vista e deportate a Samarra. La prigionia durò 7 anni; dopo l’ennesimo tentativo di ottenerne la conversione, furono tutti decapitati sulle rive dell’Eufrate. Un altro martirio collettivo fu quello di 150 giovani armeni destinati alla corte del califfo al Mutawakkil i quali si rifiutarono di convertirsi in cambio del “privilegio” ottenuto.
Questi fatti si raccontano non per fomentare l’avversione a gente che appartiene al passato e che la storia (e Dio) ha giudicato, ma per sottolineare la testimonianza di cristiani coraggiosi che anteposero la fede alla loro stessa vita.