Riflessione del giorno

giovedì 18 ottobre ’18

By Patronato S. Vincenzo

October 17, 2018

 

nell’immagine una fotografia di Robert Doisneau 

 

Proverbio del Giorno (Afganistan)

Le cose a buon mercato portano grane, quelle costose richiedono sforzo

 

Iniziamo la giornata pregando

Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo con la predicazione e con gli scritti il mistero della tua predilezione per i poveri, fa’ che i cristiani siano un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza. Per il nostro Signore… 

 

Luca Evangelista

Figlio di pagani, compagno e collaboratore di Paolo, che lo chiama «il caro medico», è l’autore del 3° Vangelo e Atti degli Apostoli. Da osservatore attento, Luca conosce le debolezze della comunità cristiana e ha preso atto che la venuta del Signore non è imminente. Dischiude dunque l’orizzonte storico della comunità cristiana, destinata a crescere e a moltiplicarsi per la diffusione del Vangelo. Secondo la tradizione, Luca morì martire a Patrasso. I suoi resti si trovano a Padova nella Basilica di S. Giustina.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio Lc 10,1-9

Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio».

 

BREVE COMMENTO AL VANGELO

Oggi si è così tesi a evangelizzare gli altri che non si guarda più se l’inviato è evangelizzato o no, se assomiglia al Signore o se invece è preoccupato del numero degli ascoltatori e del risultato della sua propaganda del prodotto…

 

La Riflessione del giorno (Racconti edificanti)

Una giovane chiese al prete del suo paese di recarsi dal padre molto malato. Quando il prete arrivò, trovò l’uomo a letto. C’era una sedia a lato del letto, e il sacerdote pensò che fosse stata messa lì per lui. “Suppongo mi stesse aspettando” gli disse. “No, chi è lei?” disse il malato. “Sono il prete che sua figlia ha chiamato; entrando ho notato la sedia e ho pensato che sia stata messa qui per me”. “Ah, la sedia” disse e soggiunse: “Le dispiace chiudere la porta?” Il sacerdote chiuse la porta. Il malato gli disse: “Non l’ho mai detto a nessuno, però ho trascorso tutta la mia vita senza saper pregare e siccome non sapevo come fare, smisi del tutto. Ho continuato così fino a quando ne parlai col mio amico e lui mi disse: “La preghiera è conversare con Gesù. Tu fa’ così: Siedi su una sedia e colloca un’altra vuota davanti a te, quindi con fede guarda Gesù seduto davanti a te, parlagli ed ascoltalo come stai facendo con me ora”. Ho provato e mi è piaciuto tanto che lo faccio un paio d’ore al giorno. Sto attento a non farmi vedere da mia figlia, altrimenti mi interna in manicomio. Il sacerdote disse che ciò che faceva era molto buono e lo consigliò di non smettere. Il giorno dopo, la figlia lo avvisò che suo padre era morto. Le chiese: “È morto in pace?”. “Sì. Quando lei uscì di casa mi chiamò. Andai da lui e mi disse che mi amava molto e mi dette un bacio. Uscii per delle commissioni, e quando ritornai un’ora dopo lo trovai morto.  C’è però qualcosa di strano: poco prima di morire si è alzato e avvicinato alla sedia accanto al letto, infatti l’ho trovato con la testa appoggiata su di essa. Lei cosa ne pensa?”. Il sacerdote commosso, rispose: “Magari tutti noi potessimo andarcene in questo modo!”.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per i perseguitati a causa della fede, perché Dio li aiuti e la comunità cristiana li sostenga

 

Don’t Forget! Il Personaggio della Settimana – NUNZIO SULPRIZIO

Domenica 14 ottobre il Papa, oltre a Giovanni Battista Montini (1897-1978) e al presule salvadoregno Mons. Oscar A. Romero (1917-1980), il Pontefice ha proclamato santi due preti e un laico italiani e due religiose: il lombardo don Francesco Spinelli (1853-1913), fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento; il campano don Vincenzo Romano (1751-1831), parroco di Torre del Greco (Napoli); la tedesca suor Maria Caterina Kasper (1820-1898), fondatrice dell’Istituto delle Povere Ancelle di Gesù Cristo; e la spagnola suor Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù (1889-1943), fondatrice della Congregazione delle Suore Misioneras Cruzadas de la Iglesia e infine il giovane operaio abruzzese NUNZIO SULPRIZIO. La vita di Nunzio è caratterizzata da sofferenze enormi vissute con fede e docilità alla volontà di Dio. Nasce a Pescosansonesco (Pescara) il 13 aprile 1817. Il padre era calzolaio, la madre lavorava come filatrice. Li perde entrambi quando era ancora bambino. Rimasto solo, va da uno zio che lo toglie da scuola e lo manda nella sua officina di fabbro ferraio, sfruttandolo senza pietà. Nunzio viene trattato duramente, costretto a portare pesi immani per Km nonostante il gelo e il caldo torrido. Appena può si rifugia davanti al Tabernacolo per fare compagnia a Gesù. In questa situazione, si ammala presto: colpito da cancrena alla gamba, è trasferito nell’ospedale degli Incurabili a Napoli. I dolori sono acutissimi: li offre tutti al Signore. Queste alcune sue affermazioni: “Gesù ha patito tanto per noi e per i suoi meriti ci aspetta la vita eterna. Se soffriamo per poco, godremo in Paradiso”. “Gesù ha sofferto molto per me. Perché io non posso soffrire per Lui?”. “Vorrei morire per convertire anche un solo peccatore”. Gli chiedono: “Chi si prende cura di te?”. Risponde: “La Provvidenza di Dio”. Così accade. Nella città partenopea incontra il colonnello Felice Wochinger che lo accoglie come un padre e lo tratta con grande amore, come un figlio. Le sue condizioni di salute migliorano, si dedica ai malati cercando di confortarli: “Siate sempre con il Signore – dice – perché da Lui viene ogni bene. Soffrite per amore di Dio e con gioia”. Desidera consacrarsi a Dio, ma la salute peggiora improvvisamente: ha un cancro alle ossa. Le sofferenze sono sempre più forti. Il 5 maggio 1836, si fa portare il Crocifisso e chiede di confessarsi. Al sacerdote dice: “State allegro, dal Cielo vi assisterò sempre”. Muore in quello stesso giorno: aveva compiuto da poco 19 anni. La tomba è subito meta di pellegrinaggio. Il 1° dicembre 1963, davanti ai vescovi giunti da tutto il mondo per il Concilio Vaticano II, Paolo VI proclama Beato il giovane abruzzese.