nell’immagine un dipinto di Emile Friant
XXXIII Settimana tempo Ordinario
Proverbio del giorno
Se pazienza ti manca e discrezione, né buon servo sarai, né buon padrone.
Iniziamo la Giornata Pregando (Orazione)
O Padre, che affidi alle mani dell’uomo i beni della creazione e della grazia, fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici operosi e vigilanti in attesa del tuo ritorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gioia del tuo regno. Amen
FAUSTO
diacono della Chiesa di Alessandria dalla metà del sec. III agli inizi del IV. Durante la persecuzione di Valeriano, fu esiliato in Libia. Tornato in Egitto fu costretto a vita povera e randagia. Nonostante le gravissime difficoltà si mantenne fedele fino al martirio per decapitazione.
Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno Luca 19,41-44.
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Riflessione Per Il Giorno (Martin L. King)
In un discorso pronunciato appena un anno prima della morte M.L. King proclamò: «Se vi toccasse di fare gli spazzini, dovreste andare e spazzare le strade nello stesso modo in cui Michelangelo dipingeva le sue figure; dovreste spazzare le strade come Handel e Beethoven componevano la loro musica. Dovreste spazzarle nello stesso modo in cui Shakespeare scriveva le sue poesie. Dovreste insomma spazzarle talmente bene da far fermare tutti gli abitanti del cielo e della terra per dire: “Qui ha vissuto un grande spazzino che ha svolto bene il suo compito”». Egli voleva che ogni uomo, e tanto più chi intendeva riformare la società, lavorasse “a regola d’arte”. Il lavoro, infatti, non serve innanzitutto per guadagnare denaro – anche se è importante – ma molto più per vivere la propria vocazione di uomini e servire il bene comune. Chiunque lavora male svilisce la propria umanità, ferisce la vita degli altri uomini e manca di rendere testimonianza a Dio”.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché legislatori e governanti rispettino le leggi di Dio e la dignità e coscienza dell’uomo.
Don’t forget!
Nel giorno del suo onomastico (oggi si celebra S. Fausto), vogliamo ricordare nella S. Messa o nella preghiera personale il nostro don Fausto Resmini che, ne siamo certi, lo festeggerà in cielo insieme al suo Santo patrono e ai suoi cari che l’hanno preceduto nell’incontro con il Signore.
“Storia delle persecuzioni e dei martiri cristiani” 6°
Nel 249 a Filippo l’Arabo succedette il suo generale Decio, già proclamato Augusto dalle sue truppe.
Pochi mesi dopo, Decio emise un editto che ordinava ai cittadini dell’impero di offrire un sacrificio pubblico agli dèi e all’imperatore e autorizzò commissioni itineranti a visitare città e villaggi per controllare che certificati scritti fossero consegnati a chi aveva eseguito i sacrifici obbligatori. A chi si rifiutava di obbedire all’editto fu mossa accusa di empietà, punita con l’arresto, la tortura e la morte. Si tratta della prima persecuzione sistematica contro i cristiani che sortì tra l’altro, l’effetto di impedire per sedici mesi l’elezione del nuovo vescovo di Roma, successore di papa Fabiano. S. Cipriano spiega che le autorità non miravano tanto a fare martiri quanto a ottenere l’apostasia con prigione e torture; in effetti molti cristiani cedettero alla forza, i cosiddetti lapsi (=coloro che sono “scivolati” per indicare chi per paura aveva ceduto alle minacce), accettando di sacrificare o acquistando un libello o nascondendosi nelle campagne. C’erano infatti tre modi per evitare la persecuzione: 1) la fuga 2) l’acquisto del libello 3) l’abiura. Nel primo caso agli accusati veniva concesso un congruo periodo di tempo per sistemare i loro affari e preparare la difesa; nel frattempo erano liberi e la fuga si rivelava un sistema di salvarsi aspettando tempi migliori. Il secondo caso era gradito ai governatori corrotti; e l’acquisto del salvacondotto metteva i cristiani in una posizione di sicurezza: il gesto era riprovevole, ma una lieve penitenza era in genere sufficiente per scontare la cosa. La terza ipotesi poteva riguardare sia chi si tirava indietro al primo pericolo, sia chi era vinto dalla paura o dalle torture subite. Di solito, passata la persecuzione, tutti si presentavano per il perdono e il rientro nella società dei cristiani, che però non sempre era accordato. Questa persecuzione terminò nella ripresa della guerra con i Goti che l’anno dopo fece vittima lo stesso Decio. In Nordafrica però la conseguenza fu una grave divisione fra comunità cristiane, alcune delle quali voltarono le spalle ai membri che avevano abiurato la fede a causa delle durezze subite. Probabilmente i lapsi erano per lo più cristiani di recente conversione, ma non mancarono alcuni vescovi. Le vittime furono centinaia: fra loro i vescovi Fabiano di Roma, Babila di Antiochia e Alessandro di Gerusalemme tra i primi ad essere arrestati e a subire il martirio.