XX Settimana del tempo Ordinario
Proverbio del Giorno
«Un padre può dare da mangiare a dieci figli, dieci figli non possono dare da mangiare ad un padre»
Iniziamo la giornata pregando
O Dio, origine e fondamento della comunità domestica, fa’ che nelle nostre famiglie imitiamo le stesse virtù, e lo stesso amore della santa famiglia, di Nazareth, perché, riuniti insieme, nella tua casa, possiamo un giorno, godere la gioia eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.
BERNARDO dopo Roberto, Alberico e Stefano, fu padre dell’Ordine Cistercense. L’obbedienza e il bene della Chiesa lo spinsero spesso a lasciare il monastero per dedicarsi alle questioni politico -religiose del suo tempo. Maestro di guida spirituale ed educatore di generazioni dei santi, lascia nei suoi sermoni di commento alla Bibbia e alla liturgia un eccezionale documento di teologia tendente, più che alla scienza, all’esperienza del mistero. Ispirò devozione all’umanità di Cristo e alla Vergine
La Parola di Dio del giorno Matteo 22,1-14
Gesù, riprese a parlare con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Riflessione Per Il Giorno (Mons. Ravasi: Mattutino)
Quando appare un genio, potete riconoscerlo da un segno inequivocabile: tutti si coalizzano contro di lui. (Jonathan Swift) La virtù è sempre perseguitata: gli invidiosi muoiono, l’invidia mai. (Molière) E se vogliamo comporre la trilogia, ecco il tedesco Nietzsche: «Non augurate all’invidioso di avere figli: sarebbe geloso di loro perché non può più avere la loro età!». L’invidia, «una palla di gomma che più la spingi sotto più ti torna a galla», come scriveva Moravia. La sua anima più profonda era stata centrata dal filosofo Baruch Spinoza: «godere del male altrui e rattristarsi dell’altrui bene». Per questo, entrata nel tetro corteo dei vizi capitali e, a sua volta, ha attorno a sé una serie di attendenti o dame di compagnia, come il livore, l’astio, la malevolenza, la calunnia, la cattiveria. Vorremmo mettere l’accento su un solo aspetto di questo vizio, come ci è suggerito dai testi citati. L’invidia non sopporta la superiorità dell’altro in intelligenza, in bontà, in bellezza, in umanità. E allora si scatena per infangare. Ma può trasformarsi in un boomerang. L’invidioso, non riuscendo a distruggere del tutto l’altro, si tormenta: «l’invidia è carie per le ossa», dice suggestivamente il libro biblico dei Proverbi (14,30). Figlio della gelosia è l’odio, ma questo vizio è come un veleno che ti sei inoculato e non ti dà tregua. La figura del re Saul torturato dalla sua invidia per Davide è un simbolo per tutti. Cerchiamo di vaccinarci contro questa malattia dell’anima con dosi sostanziose di autocritica e umiltà.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché anche noi possiamo avere il coraggio di dire di sì alla chiamata di Gesù
Don’t forget!
Il ricordo e il grazie…
65) Giovanni Giudici
IL FORMAGGIAIO AMANTE DEI MONTI
Morto il 28 marzo 2020
Lo storico formaggiaio di Clusone era conosciuto da tutti: uomo sempre attivo nonostante i suoi 92 anni, ha vissuto la vita in modo avventuroso tra famiglia, lavoro, volontariato e le sue grandi passioni: lo sci e la montagna. Giovanni era stato attivo nell’Avis Clusone, nel Cai, è stato tra i fondatori del gruppo Scout e tra i promotori della costruzione della parrocchia delle Fiorine. Negli ultimi anni il suo grande amore per la montagna non l’aveva abbandonato, e fino a poco prima di andarsene è infatti riuscito a raggiungere la sua amata “Baita Butighì” sul monte Fogarolo, con la vitalità e l’allegria che lo ha sempre contraddistinto. Lo ricordano con affetto, decisi a fare tesoro dei valori insegnati loro, i figli Giuseppe, Attilia, Enrico e Savina e le rispettive famiglie, i nipoti Francesca, Niccolò, Mattia, Angelica, Lorenzo, Selene, Giorgio e Jacopo, i fratelli, le sorelle, i cognati, le cognate, e parenti tutti.
nell’immagine un dipinto di George Dunlop Leslie