Riflessione del giorno

giovedì 21 giugno ’18

By Patronato S. Vincenzo

June 20, 2018

 

nell’immagine una fotografia di  Monika Bulaj

 

Proverbio del Giorno 

«Il frutto maturo cade da solo, ma non ci cade in bocca (Cina)».

 

Iniziamo la giornata pregando (Preghiera per la purezza del cuore)

Signore, purifica col fuoco del tuo Santo Spirito, il nostro cuore e il nostro corpo, affinché ti serviamo con corpo casto, e ti siamo grati per la purezza del cuore che ci permette di contemplare il tuo volto.

 

 

Ascoltiamo La Parola di Dio (Matteo 6,1-6.16-18)

Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».  

 

BREVE COMMENTO AL VANGELO (S. Tommaso d’Aquino)

Tra tutte le preghiere la più eccellente è certamente quella del “Signore”, o “Padre nostro”. Essa possiede in sommo grado i cinque requisiti che ogni preghiera ben fatta deve avere: essere cioè sicura, retta, ordinata, devota e umile. Essa è la più eccellente fra tutte anche perché produce tre vantaggi: 1) è rimedio utile ed efficace contro il male; 2) È il mezzo migliore per ottenere ciò che desideriamo. 3) È utile poi perché ci rende familiari a Dio.

 

Riflessione Per Il Giorno

Nel 1956 Flannery O’Connor, scrittrice cattolica del sud degli USA, in una lettera, condivise con una sua amica, i suoi pensieri sulla virtù della purezza. Per lei, la purezza e la castità interessano sia chi è sposato sia chi non lo è. La purezza implica in sé più di una rinuncia, “Io non credo che la rinuncia sia buona in sé: si rinuncia sempre al bene minore per un bene più grande; l’opposto è ciò che è il peccato”. Ammonisce poi le persone a non vantarsi della purezza: “Ritengo che la purezza non sia solo semplice innocenza; penso che i bambini o gli sciocchi non la posseggano. Credo che bisogna conquistarla con l’esperienza o la Grazia, così che non sia naïve (ingenua)”. Per quanto riguarda la purezza “non possiamo mai giudicarci, migliori o peggiori degli altri. Chi lo pensa non è sicuramente puro.” La o’Connor infine, applica a chi vuol davvero essere puro l’insegnamento di S. Paolo: “Se uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso” (Gal. 6:3).

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché, non solo i giovani, ma anche i loro genitori ed educatori tengano in maggiore considerazione la virtù della purezza.

 

Don’t forget! Personaggio della settimana

 

Gli scritti dell’americana FLANNERY O’CONNOR (due romanzi, due antologie di racconti, una raccolta di lettere e un volume di riflessioni sul suo lavoro di narratrice) appassionano tanti lettori devoti. Prima che per i lettori odierni, tuttavia, la O’Connor è stata fonte di ispirazione per narratori a loro volta molto amati, come Raymond Carver, i quali, con il loro apprezzamento, hanno contribuito a fare della collega una figura di culto. Nonostante la vita breve e appartata vissuta perlopiù in una cittadina della Georgia, la O’ Connor raggiunge presto il successo, tant’è che viene spesso invitata nelle università americane a tenere conferenze sul suo mestiere di scrittrice. Lei stessa aveva frequentato i corsi di letteratura all’università di Iowa City, per poi dedicarsi alla scrittura e all’allevamento di pavoni nella sua fattoria, con la madre. Nello stesso periodo il suo corpo comincia a mostrare con più violenza gli effetti di una malattia genetica, il lupus eritematoso, che la ucciderà nel 1964, ad appena trentanove anni. Le opere della O’Connor non sono quello che ci si potrebbe forse aspettare da una narratrice di ispirazione dichiaratamente cristiana. I suoi racconti non fanno da pretesto per prediche infuocate né si dilungano in riflessioni blande e noiose. Sono storie cupe, brutali e divertenti, piene di tensione e ironia.

Sfidano chi le legge a scovare l’azione della Grazia divina nei luoghi e nelle situazioni da cui detta Grazia sembra tenersi bene a distanza, negli angoli più sperduti della provincia Americana del Sud, tra personaggi ingenui od orgogliosi, avidi o umili, sinistri o ridicoli. Fanno pensare un po’ ai film di Quentin Tarantino. Esiste una traduzione italiana dei due romanzi: Wise Bloom (La saggezza nel sangue, Garzanti, 2002) e The Violent Bear it Away (Il cielo è dei violenti, Einaudi, 1994.) Di recente è uscito per Bompiani “Diario di una preghiera”. Il testo risale al 1946-1947: la O’Connor, poco più che ventenne, lascia la Georgia e il mondo infantile per Iowa City, città ricca di stimoli culturali e non segregazionista. La ragazza comincia a frequentare laboratori di scrittura, abbozza i primi racconti, elabora la propria poetica, tiene un diario di preghiera. Il diario è di appena una quarantina di pagine, ma poiché la futura narratrice vi preannuncia il programma di vita e lavoro, appare come un’opera compiuta. Tutto vi ruota intorno alla fede e alla scrittura, inscindibili l’una dall’altra.