nell’immagine un dipinto di William Vincent Cahill
XXV Settimana T. Ordinario
Aforisma del Giorno (Cartesio)
Alla resa dei conti, non c’è vizio che nuoccia tanto alla felicità dell’uomo come l’invidia.
Iniziamo la Giornata Pregando
O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore…
Gerardo Sagredo
Nacque a Venezia intorno al 980 dalla nobile famiglia Sagredo. Giorgio, raggiunta l’età, entrò in monastero. Divenne priore del monastero e poi abate, ma rinunciò alla carica e partì per un pellegrinaggio in Palestina, ma raggiunse invece l’Ungheria dove si stabilì e fu ordinato vescovo di Csanád. Partecipò all’opera di evangelizzazione del popolo magiaro, voluta dal re Stefano ‘il santo’, tanto da meritarsi il titolo di apostolo dell’Ungheria. Morì nel 1046, per mano di un gruppo di pagani, che lo spinsero giù dal monte Kelen che prese poi il nome di Monte Gerardo.
La Parola di Dio del giorno (Lc 9,6-9)
In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Riflessione del giorno (Frammenti di vita)
Il sabato mattina verso le 8,00 da anni un gruppo si ritrova nella chiesa del Patronato a riflettere sulle letture della domenica. Si aggiungono alla spicciolata alcuni africani che ascoltano pazienti, in attesa che la riunione finisca per salutare gli amici…Stavolta però il Vangelo sembra aver fatto breccia: si tratta della parabola dei lavoratori nella vigna di Matteo 20,1-16 e lo strano comportamento del padrone che paga allo stesso modo chi ha lavorato dodici ore e chi di ore ne ha fatto una sola, accende il dibattito in un gruppetto di stranieri: “Questo modo di fare è inaccettabile” fa uno “E’ che allora non c’erano i sindacati, altrimenti…”. “Secondo me quelli dell’ultima ora erano i raccomandati” fa un altro “o i favoriti del padrone”. “Il Vangelo dice quel che succede a noi: se non hai il permesso di soggiorno, ti sfruttano e ti danno una paga da fame” commenta polemicamente un terzo. Un ospite italiano taglia corto: “Il padrone ha ragione: la vigna è sua; gli operai hanno pattuito la paga con lui; nessuno è stato sfruttato. Se lui ha voluto pagare tutti uguale, sono affari suoi”. “Finalmente uno che ha capito” penso. Ma aggiunge un: “Però…”. “Però cosa?” chiedo preoccupato. “Però è certo che il giorno dopo nessuno degli operai si farà vedere al lavoro prima delle cinque del pomeriggio”.
Intenzione del giorno
Preghiamo per gli ex-allievi e tutti gli ospiti attuali del Patronato S. Vincenzo
Francesco Nezosi, classe 1930, staffetta partigiana, era stato testimone della battaglia tra i ribelli e i nazifascisti del 31 agosto 1944 ma purtroppo ha perso la sua personale battaglia contro il coronavirus. “Il fratello di Francesco – ricorda Francesco Brighenti Presidente Anpi di Endine Gaiano – rientrato dalla Russia con i piedi congelati, si era aggregato alla brigata partigiana “Francesco Nullo” che opera a Fonteno con la 53a Brigata Garibaldi. Francesco era un ragazzo di 14 anni che non rivelò dove fossero i partigiani, e giustificava i suoi spostamenti tra i boschi come necessità di procurarsi la legna. Diventò così staffetta per la necessità di avvertire il fratello e il cugino che i fascisti li stavano cercando. La pistola che un fascista gli aveva puntato allo stomaco chiedendogli dove fosse nascosto il fratello è tra i suoi ricordi più indelebili”. Della sua operosa vita rimane una viva testimonianza di fitti ricordi custoditi con amore e orgoglio da tutte le persone che lo conoscevano. Nella sua casa, Francesco custodiva tutti i ricordi di quei tempi duri ma esaltanti per la consapevolezza che di lì passava la Storia. Aveva conosciuto Giovanni Brasi, il comandante «Montagna», che andava dai suoi genitori durante la Resistenza per un pasto caldo o per lavarsi; ricordava il comandante Giorgio Paglia, i partigiani e la popolazione che li aiutava; un altro partigiano della 53a Brigata Garibaldi, Giuseppe Brighenti, detto Brach, gli affidò il compito di custodire la lapide posta in via Campello a Fonteno a memoria della battaglia del 31 agosto 1944. Da quell’incarico, Francesco Nezosi si è fatto promotore della riscoperta dei luoghi della memoria partigiana: il Monumento al Colletto, la Malga Lunga, i luoghi della lotta di Liberazione; è stato lui a chiedere una lapide per ricordare il suo giovane amico Pierino Pedretti e un’altra lapide alla Cascina Fudrighì, dove vennero rinchiusi i nazisti catturati nella battaglia di Fonteno. Francesco è stato un uomo che ha fatto la storia, che ha combattuto per la nostra libertà con dolore e sacrificio e che rimarrà per sempre un testimone importante del passato italiano.