nella fotografia un quadro di Josè Ortega rappresentante la Natività
Proverbio del giorno
«Solamente i grandi saggi hanno i più grandi difetti e sanno riconoscerli (Cina)»
Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera SS. Innocenti)
Signore nostro Dio, che oggi nei santi Innocenti sei stato glorificato non a parole, ma col sangue, concedi anche a noi di esprimere nella vita la fede che professiamo con le labbra. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen.
SANTI INNOCENTI
I calendari liturgici orientali e occidentali hanno tutti questa festa. Nell’anno liturgico, che si snoda secondo la narrazione cronologica dei fatti evangelici, il racconto della «strage degli innocenti» (Mt 2,13-18) ha trovato la sua logica collocazione accanto al mistero del Natale. La festa e il culto dei santi Innocenti che «confessarono Cristo non con la parola, ma con la loro morte», ci ricorda che il martirio prima di essere un omaggio dell’uomo al suo Dio, è una grazia, un dono gratuito del Signore. Lodare Dio per il sangue di bambini innocenti non appare più un assurdo a chi sa guardare con fede l’Agnello, Gesù Cristo, trionfatore d’ogni male.
Ascoltiamo la Parola di Dio
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
La riflessione del giorno (Charles Péguy: “Le Mystère des Saints Innocents”)
«Si mandano i figli a scuola, dice Dio. Io penso che sia perché dimentichino il poco che sanno. Si farebbe meglio a mandare a scuola i genitori. Son loro che ne hanno bisogno. Ma naturalmente ci vorrebbe una scuola di Me. E non una scuola di uomini. Si crede che i bambini non sappiano nulla. E che i genitori e le persone grandi sappiano qualcosa. Ora io ve lo dico, è il contrario (è sempre il contrario). Sono i genitori, sono le persone grandi che non sanno nulla. E sono i bambini che sanno. Tutto. Perché essi hanno l’innocenza prima. Che è tutto. Anche la vita è una scuola, dicono. Vi si impara tutti i giorni. La conosco, questa vita che comincia col battesimo e finisce con l’estrema unzione. È un’usura perpetua, un costante, crescente avvizzimento. Si scende sempre, si riempiono d’esperienza, dicono; guadagnano esperienza; imparano a vivere; di giorno in giorno accumulano esperienza. Singolare tesoro, dice Dio. Tesoro di vuoto e di carestia. Tesoro di rughe e di inquietudini. Quello che voi chiamate esperienza, la vostra esperienza, io la chiamo dispersione, la diminuzione, la decrescenza, la perdita della speranza. Ora è l’innocenza che è piena ed è l’esperienza che è vuota. È l’innocenza che vince ed è l’esperienza che perde. È l’innocenza che è giovane ed è l’esperienza che è vecchia. È l’innocenza che sa ed è l’esperienza che non sa. È il bambino che è pieno ed è l’uomo che è vuoto».
Intenzione del giorno
Preghiamo perché sappiamo rispondere con coraggio ai codardi che usano violenza e intimidazione
Don’t forget!
Le stragi degli Innocenti continuano anche oggi: cambia solo l’Erode di turno. L’assalto dei terroristi alla scuola di Beslan 2004 con 186 bimbi massacrati. L’assalto alla scuola di Peshawar in Pakistan con 132 minori uccisi. La strage di un killer impazzito a Newton, Connecticut, il 14 dicembre 2012 con 20 bimbi uccisi…solo per citare le peggiori. E ancora i figli uccisi da genitori impazziti dopo la nascita e da genitori sani di mente prima della nascita (strage infinita questa). E le vittime della tratta, le spose bambine, i bambini usati per il turpe commercio di organi, quelli vittime della pedofilia… Di fronte a tanto orrore, c’è solo da pregare e da riparare…
196° quadro de “I 1.000 quadri più belli del mondo”
in S. Maria del Popolo. Anche questa versione ritrae il momento topico della conversione di Paolo (Atti 26,12-18): ma in questo caso Caravaggio raffigura Gesù (a destra in alto) assistito e sorretto da un angelo, mentre tende le mani a un barbuto S. Paolo che, caduto da cavallo e senza più l’elmo impennacchiato a proteggerlo, con le mani si copre volto e occhi accecati dalla luce divina. L’anziano armigero lo affianca e spaventato, si difende con lo scudo dall’apparizione divina e punta la lancia contro la stessa. Lo stupendo cavallo si volge all’indietro in un moto a spirale che accentua il carattere convulso della scena, mentre all’orizzonte sorge l’alba di un giorno nuovo, mentre il fiume che si scorge dietro le figure è l’Aniene. La scena è carica di personaggi e dettagli (cfr le piante e le erbe che hanno probabilmente un significato simbolico) ed è incredibilmente mossa e drammatica.
scompaiono sia Gesù, sia l’angelo e rimangono Saulo, il palafreniere e il cavallo che addirittura occupa gran parte del quadro (motivo questo che ha attirato più di una critica sul pittore: qualcuno ironicamente ha intitolato il quadro “la conversione del cavallo”); il suo corpo fa da schermo a una luce così potente da gettare a terra il futuro apostolo. Sono infatti proprio la luce e il buio del fondo a rivelare il senso della scena: da una parte l’ostinata cecità di Saulo che Gesù rimprovera (“Saulo, perché mi perseguiti?”) dall’altra l’irrompere della grazia divina, che mentre disarciona il cocciuto fariseo, ne provoca al tempo stesso la conversione e trasformazione in apostolo ben espressa dal gesto delle braccia alzate in segno di resa e accoglienza. Che il processo di conversione sia tutto interiore, lo si coglie dall’estraneità del servo ignaro di ciò che succede e tutto intento a tenere a freno il cavallo. Il risultato finale è straordinario: ci troviamo di fronte a un capolavoro assoluto, uno dei quadri più memorabili della storia dell’arte, di concezione modernissima, quasi fotografica…