Quarta Settimana di Pasqua
Aforisma del Giorno (Seneca)
Pensa a chi vuoi, giovani, vecchi, uomini maturi: li troverai tutti ugualmente timorosi della morte, ugualmente ignari della vita.
Preghiera del giorno
Re della pace, dacci la pace e perdona i nostri peccati.
Allontana i nemici della Chiesa e custodiscila, affinché non venga meno.
L’Emmanuele nostro Dio è in mezzo a noi nella gloria del Padre e dello Spirito Santo.
Ci benedica e purifichi il nostro cuore e risani le malattie dell’anima e del corpo.
Ti adoriamo, o Cristo, con il Padre e lo Spirito Santo, perché sei venuto e ci hai salvati.
Amen.
Santo del giorno
Non avendo studiato, dettava le sue numerose lettere e i suoi trattati (il “Dialogo della Divina Provvidenza”). Muore a soli 33 anni e sarà canonizzata nel 1461 e nel 1939 Pio XII la dichiara Patrona d’Italia con Francesco d’Assisi.
Nel 1970 avrà da Paolo VI il titolo di Dottore della Chiesa e Giovanni Paolo II, nel 1999, l’ha proclamata Patrona d’Europa insieme a S. Brigida di Svezia e S. Benedetta della Croce (Edith Stein).
Riflessione del giorno
Perché la mia bocca è larga di riso / e la mia gola profonda di canto, / tu non credi che io soffra / trattenendo in me il mio dolore? / Perché i miei piedi sono gioia di danza, / tu non sai che io muoio!
Alla costante parabola del pagliaccio, che fa ridere grandi e piccini mentre ha la morte nel cuore, rimandano i versi della poesia che s’intitola appunto Pagliaccio nero dell’americano Langston J. Hughes (1902-1967), un poeta interprete della cultura dei neri d’America.
Non c’è bisogno, però, di entrare nel quartiere di Harlem, ove viveva Hughes, per scoprire la verità di queste parole.
Quante volte siamo stati costretti a sorridere e a gettarci nella turba vociante di una festa, mentre dentro il cuore custodivamo il segreto di una prova, di un tradimento, di una perdita.
Certo, lo spettacolo deve continuare, ma dietro i lustrini molti celano amarezze e solitudini, insoddisfazioni e fallimenti.
Aveva ragione Metastasio quando, con versi più lievi, ripeteva: «Se a ciascun l’interno affanno / si leggesse in fronte scritto, / quanti mai, che invidia fanno, / ci farebbero pietà».
Per questo è necessario evitare i giudizi affrettati, fondati sulle apparenze. È una verità che vale in tutti i sensi, come ammoniva Machiavelli nel Principe: «Ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei».
Intenzione di Preghiera del Giorno
Perché Santa Caterina, patrona d’Italia e d’Europa, benedica la nostra nazione e il nostro continente.
Don’t Forget! – Santi della Carità
CATERINA CITTADINI nacque a Bergamo il 28 settembre 1801 da genitori da poco immigrati da Villa d’Almè, nella speranza di una sistemazione economica migliore.
A sette anni era rimasta orfana di entrambi i genitori e con la sorellina Giuditta di 5 anni.
Le due sorelle furono ospitate nell’orfanotrofio del Conventino, fino alla maggiore e Caterina si diplomò maestra nel 1823.
Fu invitata da due cugini sacerdoti Giovanni ed Antonio Cittadini, a trasferirsi presso di loro nel paese di Calolziocorte (BG) e nello stesso anno iniziò ad insegnare nella scuola elementare del vicino paese di Somasca di Vercurago.
La sua sete di operare il bene, non si limitò all’educazione e all’insegnamento nella Scuola Comunale; coadiuvata dalla sorella Giuditta, aprì a Somasca una scuola gratuita per fanciulle povere, una scuola festiva gratuita, seguita da un educandato e da un orfanotrofio.
Alcune delle sue ex allieve rimasero con lei per dedicarsi all’educazione delle fanciulle povere e per insegnare il catechismo. Da questo nucleo di giovani maestre sorse il nuovo Istituto delle Orsoline di Somasca.
A 37 anni, nel 1840, morì l’amata sorella Giuditta, suo più valido sostegno nella sua opera di apostolato, il dolore per la perdita è atroce, ma sorretta da una fede incrollabile, Caterina accetta la volontà di Dio e gli si affida con un maggiore abbandono.
Scrive le Costituzioni del nuovo Istituto e le presenta al vescovo di Bergamo Luigi Speranza negli anni 1854-55, ma furono approvate sette mesi dopo la morte di madre Cittadini, avvenuta il 5 maggio 1857.
Anima profondamente umile e semplice, si rivelò educatrice sapiente e illuminata, rivalutando in chiave moderna e femminile, l’istituzione tipicamente lombarda dell’oratorio festivo parrocchiale, sull’esempio di s. Carlo Borromeo e di s. Girolamo Emiliani.
E’ stata beatificata il 29 aprile 2001 da papa Giovanni Paolo II.