XXVI settimana T. Ordinario
Avvenne il 3 ottobre…
1789 – George Washington proclama il primo Giorno del ringraziamento.
1837 – Samuel Morse brevetta il suo codice.
1945 – Nasce a Parigi la Federazione sindacale mondiale
1952 – Il Regno Unito testa con successo un’arma nucleare
1990 – La Repubblica Democratica Tedesca si unisce alla Repubblica Federale Tedesca.
Aforisma di Albert Einstein
«In considerazione dell’armonia nel cosmo, che io, con la mia mente umana limitata, sono in grado di riconoscere, ci sono ancora persone che dicono che Dio non esiste. Ma ciò che mi fa più arrabbiare è che mi citano a sostegno di tali opinioni.»
Preghiera
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, affrettandoci verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Luca 10,1-12
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”.
Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.
Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
Riflessione
La riflessione (piuttosto lunga, ma vale la pena di leggerla per intero) è stata pubblicata da “Avvenire” il 28-settembre-2024 a firma di Camilla Eid.
La scomparsa del leader di Hezbollah avrà gravi conseguenze sull’evoluzione del conflitto con Israele e sulla situazione interna libanese. In 32 anni al vertice del Partito di Dio, Nasrallah ha accompagnato, nelle buone e cattive sorti, il movimento sciita, lasciando l’impronta su un’intera generazione di militanti. Infatti, quando Nasrallah ha assunto nel 1992 il posto di segretario generale, la parte sud del Libano era ancora sottoposta all’occupazione militare di Israele.
L’improvviso ritiro israeliano nel maggio 2000 prima e la cosiddetta «vittoria divina» dopo il confronto militare dell’estate del 2006 durato 33 giorni poi, hanno contribuito a conferire all’uomo un carisma che mancava – e manca tuttora – agli altri politici libanesi. Per gli sciiti, la stima del “seyyed” (il titolo riservato ai discendenti del profeta), come lo chiamano partigiani e non, raggiungeva livelli alti. Agli affollatissimi raduni politici e religiosi del partito cui partecipava da remoto per motivi di sicurezza, lo slogan più gridato dai simpatizzanti è sempre stato «Labbayka ya Nasrullah!» (Eccoci a te, siamo ai tuoi ordini!).
Pur non avendolo visto in pubblico da 13 anni, i suoi seguaci faranno fatica ad accettare la scomparsa di Nasrallah. Di sicuro, il suo nome si aggiungerà al lungo elenco dei grandi “martiri” (come li chiama il movimento) commemorati ogni anno da Hezbollah. Uno di loro è proprio il predecessore di Nasrallah a capo della formazione sciita, lo sceicco Abbas al-Mussawi, rimasto in carica solo 9 mesi. È stato, infatti, ucciso da elicotteri israeliani il 16-2-1992, poco dopo aver pronunciato un discorso alla commemorazione di un altro leader ucciso, lo sceicco Ragheb Harb, come lui tra i fondatori di Hezbollah.
Con lui sono rimasti uccisi anche la moglie, il figlio e 4 altre persone. Harb è stato invece “eliminato” da agenti filo-israeliani il 16-2-1984. Dalla sua residenza a Jibshit, nel Sud del Libano, guidava la guerriglia contro “l’occupazione israeliana”. Unirsi alla lista dei “martiri”, per Nasrallah, era tra le “massime aspirazioni”. Agghiaccianti i toni alle commemorazioni funebri: le condoglianze erano per lui «congratulazioni per questo bell’epilogo, perché noi adepti della scuola di Hussein (imam e martire sciita) siamo appassionati del martirio, e non vediamo in esso altro che il bello». Il luogo dell’attentato nella Dahieh sarà perciò idealmente associato da molti a un Adha, sacrificio.
Quando a Beirut si cita la Dahieh (“periferia” in libanese) tutti colgono che si sta parlando di quella meridionale, pur sapendo che la capitale è circondata da altri sobborghi. L’area è ormai associata sui mass media a una roccaforte di Hezbollah. Un milione di abitanti costituiti per metà da sciiti originari del Sud, giunti qui negli anni Sessanta o per sfuggire ai bombardamenti israeliani o per cercare nuove opportunità di lavoro. Quartieri cresciuti un po’ alla rinfusa: Shiah, Haret Hreik, Ghobeiri, Bir el-Abed, Hayy el-Sullom, Lailaki, Ouzai, Mraije, Tahwita, Kafaat, che sembrano fondersi con gli adiacenti campi palestinesi di Burj al-Barajneh e Shatila.
Tutto qui ricorda la retorica della «resistenza»: dai grandi ritratti alla stessa odonomastica, come la via dedicata alla memoria di Hadi, il primogenito di Hassan Nasrallah, ucciso nel 1997 dagli israeliani nel corso di un raid nel Sud, allora sotto occupazione. La salma di Hadi è stata consegnata dieci mesi più tardi nel quadro di uno scambio di salme e prigionieri con Israele. Molti ricordano come Nasrallah, citando i 40 corpi senza vita recuperati, ha evocato il nome di suo figlio per ultimo saltando il patronimico. L’eliminazione dei capi militari di Hezbollah all’interno della Dahieh ha inoltre scosso le basi del partito: prima Fuad Shukur (30-7), poi Ibrahim Akil (20-9), poi ancora Ibrahim Kubaisi e Mohammad Srur (martedì e giovedì) e ora lo stesso Nasrallah.
Senza scordare che qui era stato ucciso, il 2 gennaio, anche Saleh al-Aruri, il numero due di Hamas. Una tremenda successione di “attentati mirati” che si collegano a molti altri in passato. Uno di questi è l’attentato all’autobomba che ha ucciso il 21-12-1994 Fuad Mughnieh. Sembra che gli israeliani volessero uccidere al suo funerale il fratello Imad, capo dell’apparato clandestino di Hezbollah, ma questi non si è presentato. Imad verrà ucciso dal Mossad a Damasco molti anni dopo, nel febbraio 2008.
Tra l’agosto 2003 e il luglio 2004 altre due autobomba nelle vie di Dahieh hanno preso di mira altri due comandanti, Ali Hussein Saleh e Ghaleb Awali. In alcuni casi gli agenti locali dei servizi israeliani sono stati arrestati e condannati a morte in Libano. In altri no. Come nell’attentato del dicembre 2013 contro Hassane al-Lakkis, “l’ingegnere dei droni” di Hezbollah, al cui assassinio hanno partecipato, secondo Tel Aviv, ben 12 agenti del Mossad. Quanti dovranno ancora morire affinché abbia fine questa spirale di odio reciproco che si nutre di sangue?
Intenzione di Preghiera mensile
Il mese di ottobre è legato alla recita quotidiana del S. Rosario e alle Missioni di cui S. Teresa di Lisieux è patrona con S. Francesco Saverio: è quanto ci impegniamo a fare nel mese di ottobre.
Don’t Forget! Martiri del Perù
Cenni di storia del Perù
Dopo la conquista spagnola del Perù, completata nel 1537, venne creata la prima Audiencia de la Ciudad de los Reyes (Lima). I successivi 200 anni di dominio spagnolo furono pacifici, con Lima come principale centro politico, sociale e commerciale della regione andina. Comunque, lo sfruttamento degli indios da parte dei dominatori coloniali portò a una rivolta nel 1780 capeggiata dall’Inca Tupac Amaru II (1.a immagine in alto).
La ribellione ebbe breve durata e la maggior parte dei leader venne catturata e fu condannata a morte. Il Perù rimase fedele alla Spagna fino al 1824, quando il paese fu liberato dal venezuelano Simón Bolívar e dall’argentino José de San Martín. Nel 1866, il Perù vinse una breve guerra con la Spagna, ma fu umiliato dal Cile nella Guerra del Pacifico (1879-83), che comportò la perdita delle terre ricche di nitrati al nord del deserto di Atacama. Il Perù fece guerra anche con l’Ecuador nel 1941 per una disputa territoriale.
Il Trattato del 1942 di Rio de Janeiro comportò la cessione dell’area nord del Río Marañón al Perù, ma la decisione fu contestata dall’Ecuador. Nel frattempo nel paese la guerriglia ispirata dai cubani ed esplosa nel 1965 con l’Esercito di Liberazione Nazionale non ottenne grandi risultati, ma una serie di scioperi nazionali portarono alla violenta insurrezione da parte del gruppo di ispirazione maoista «Sendero Luminoso» creata dal Professore universitario Abimael Guzman (2.a immagine dall’alto); questa guerriglia causò forte instabilità politica durante gli anni ‘80.
Ai terroristi di Sendero Luminoso si devono oltre alle innumerevoli uccisioni di gente innocente anche l’assassinio di alcuni preti martiri (fra i quali il nostro don Sandro Dordi) che citeremo nelle prossime settimane. L’altro gruppo guerrigliero, il MRTA Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (3.a immagine) ebbe pur esso forte incidenza in questo periodo.
Comunque, la vittoria alle elezioni presidenziali da parte di Alberto Fujimori sullo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa e la cattura dei leader dell’MRTA e di Sendero Luminoso nel 1992 hanno portato la speranza che fosse iniziato un periodo di pace.