Riflessione del giorno

giovedì 3 settembre ’15

By Patronato S. Vincenzo

September 02, 2015

 

Iniziamo la Giornata Pregando

“Dio Misericordioso, raccomando alla tua Paterna cura il nostro Papa Francesco, il nostro Vescovo Francesco, tutti coloro che hanno chiesto le mie preghiere e tutti coloro per i quali ho promesso di pregare. Dona loro salute e la dovuta serenità che il loro cuore anela. Tieni lontani da loro, con la tua potenza, tutti i nemici. Sia benedetta la Santa Trinità, ora e sempre. Amen”

SAN GREGORIO MAGNO PAPA E DOTTORE DELLA CHIESA (Papa dal 590 al 604)

Nacque verso il 540 da famiglia senatoriale e alla morte del padre Gordiano, fu eletto, molto giovane, prefetto di Roma. Divenne poi monaco e abate. Eletto Papa, nonostante la malferma salute, esplicò una multiforme e intensa attività nel governo della Chiesa, nella carità, nell’azione missionaria. Autore e legislatore nel campo liturgico e del canto sacro, elaborò un Sacramentario che costituisce il nucleo del Messale Romano. Lasciò scritti di carattere pastorale, morale, omiletico e spirituale, che formarono intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo. Morì nel 604

Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno

“Gesù disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5,1-11)

Riflessione Per Il Giorno (Vittorio Messori)

L’opuscolo è del 1855 e l’autore è don Bosco. In piena lotta della Chiesa contro la legge Rattazzi, che confiscava i beni ecclesiastici e sopprimeva le comunità religiose, il futuro santo ammoniva il giovane re, Vittorio Emanuele II: “La famiglia di chi ruba a Dio è tribolata e non giunge alla quarta generazione”. Un po’ di conti: il “Padre della Patria”, moriva a 58 anni. Il suo successore, Umberto I, finì a 56 anni, sotto i colpi di revolver dell’anarchico Bresci. Il secondo, Vittorio Emanuele III, scappò di notte dal Quirinale l’8 settembre del ’43 e 3 anni dopo fu costretto a abdicare. Il terzo successore, Umberto II, fu re per meno di un mese e, battuto al referendum popolare, dovette partire per l’esilio. Colui che avrebbe dovuto essere il quarto successore, il figlio di Umberto II, ha rinunciato a ogni rivendicazione, accettando di riconoscere la Repubblica pur di potere tornare in Italia. Finisce con lui la dinastia iniziata nel 1047, quando Umberto detto il Biancamano, ottenne dal Sacro Romano Impero una contea sul versante ovest delle Alpi. Insomma, don Bosco ha visto giusto: i Savoia non sono arrivati al quarto successore del Re rimproverato dal Santo di Torino.

Intenzione del giorno

Preghiamo per tutti i bambini vittime dell’odio, della violenza e delle guerre.

…Don’t forget

03-09-2004: orrenda strage a Beslan in Ossezia l’assedio dei terroristi ceceni si conclude con la morte di 344 persone, principalmente bambini. 03-09-1982: a Palermo Carlo A. Dalla Chiesa è vittima di un agguato mafioso nel quale sono uccisi anche la moglie e un militare della scorta”.

Il quadro della settimana – 90° quadro della serie: i 1000 quadri più belli del mondo

 

Antonio del Pollaiolo o Antonio Benci (1431 – 1498) fu pittore, scultore e orafo fiorentino. Ebbe un fratello minore, Piero del Pollaiolo (1441– ‘85), anche lui noto artista. I due furono discepoli di Domenico Veneziano e subirono forte influenza artistica da Donatello e da Andrea del Castagno. La loro bottega fu tra le più importanti ed interessanti a Firenze era in competizione con quella di Andrea del Verrocchio. La tavola che oggi presentiamo fu commis-sionata dalla famiglia Pucci per l’altare della cappella di famiglia, l’oratorio di S. Sebastiano, nella basilica della SS. Annunziata a Firenze. S. Sebastiano campeggia, con espressione mesta ma riflessiva, legato a un albero secco i cui rami tagliati fanno da appoggio, mentre sei arcieri disposti a cerchio attorno a lui lo colpiscono con frecce o ricaricano le balestre. Sullo sfondo il paesaggio “a volo d’uccello” si perde lontanissimo, popolato da figurine, da rovine antiche e altri segni della presenza umana.

La figura di Sebastiano si trova per metà sullo sfondo celeste e per metà su quello terreno: la figura sospesa a mezz’aria del santo rappresenta la condizione umana in bilico tra mondanità e trascendenza, secondo il pensiero filosofico del tempo. Emerge la malinconia per l’offesa che il mondo, rappresentato dagli arcieri, attua nei confronti di S. Sebastiano. La composizione è sottoposta a un rigido controllo geometrico, senza rinunciare alla naturalezza delle pose e dei movimenti; bellissime le figure dei quattro arcieri in primo piano, raffigurati in base a pose speculari, di cui i due alle estremità intenti a scoccare la freccia e i due al centro nell’atto di ricaricare la balestra, in perfetto equilibrio rispetto all’asse centrale costituito dal palo a cui è legato il santo.