4. Settimana di Quaresima
Aforisma del giorno di Gandhi
Il coraggio è il primo requisito della spiritualità. I vili non possono mai essere morali.
Preghiera del giorno di S. Bernardo
Inclina verso di te, o Dio, quel poco che hai voluto che io sia. Della mia povera esistenza, ti supplico di prendere gli anni che mi restano da vivere. Quanto a quelli perduti, ne provo umiliazione e pentimento. Non disdegnare i miei rimpianti. Ormai non vi è più in me che il desiderio della tua saggezza e un cuore, che ti offro. Amen.
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Giovanni 5,31-47
Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità.
Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.
Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Riflessione del giorno – Fondamentalisti e atei di F. Hadjadj
Il fondamentalista parla con facilità di Dio, cucina il termine “in tutte le salse” e, di conseguenza, provoca automaticamente la reazione dell’ateismo. Così viene a crearsi una situazione curiosa: l’ateo, proprio come il fondamentalista, parla con facilità di Dio, un ateo non smette mai di parlare di Dio.
Il problema dell’ateismo è l’ossessione di Dio, il tentativo di rigettare questa parola ripetendola in continuazione. L’ateo pretende di parlare di Dio con enorme facilità. Ciò che accomuna il fondamentalismo e l’ateismo è la facilità nell’uso del termine “Dio”, da un lato per una sorta di propaganda meccanica, dall’altro nel tentativo di farla scomparire: invano perché l’ateo si rende conto benissimo che il termine è un po’ come l’idra, ogni volta che tenta di tagliare una testa, rispunta, e non sa più che fare.
In entrambi i casi, la parola “Dio” è maneggiata a modo nostro, ridotta alla nostra misura nostra. Nel Vangelo di Matteo è scritto: «Molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”.
Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”» (Mt 7,22-23). Quello che Gesù denuncia succede sia al fondamentalista che all’ateo ed è questo il buffo: l’ateo, anche lui, denuncia, strumentalizza il Nome di Dio ma solo per accrescere il proprio potere.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per la pace nell’Africa subsahariana: Mali, Burkina Faso, Nigeria, sud Sudan, Eritrea…
Don’t forget! Santi della carità
L’11-2-1901 con il permesso dell’arcivescovo di Caracas, le volontarie iniziarono a fare vita comune, in attesa di formare una congregazione di suore dedite all’assistenza e alla cura dei malati, degli orfani e degli anziani. L’anno seguente l’arcivescovo di Caracas, diede a Laura e alle sue compagne la regola di S. Agostino e, lo stesso giorno, ricevette i loro voti religiosi.
Il nome scelto per la nuova comunità fu quello di Suore Ospedaliere di Sant’Agostino, mentre Laura divenne suor Maria di S. Giuseppe e prima superiora: percorse il Venezuela, fondando 35 case dove trovavano accoglienza gli scartati dalla società. Diceva: «I rifiutati da tutti, quelli sono i nostri; quelli che nessuno vuole sono i nostri».
Gli abitanti di tante città e villaggi conobbero l’impegno della suora in apparenza debole e malaticcia, ma carica di forza e di carità e che trascorreva lunghe ore in adorazione davanti al Tabernacolo, da cui traeva la forza da mettere poi al servizio dei bisognosi. Nel 1960 madre Maria fu sostituita nella carica di superiora e si ritirò nella Casa di Maracay, dove il 2-4-1967 morì in seguito a trombosi.
I funerali furono un’apoteosi: parteciparono autorità civili e religiose, mentre dall’aereo venivano lanciati petali di rose sull’immensa folla. E’ stata beatificata da Giovanni Paolo II il 17 maggio 1995, prima donna venezuelana a salire sugli altari.