Riflessione del giorno

giovedì 5 maggio ’16

By Patronato S. Vincenzo

May 04, 2016

 

 

Iniziamo la Giornata Pregando (preghiera per la pace)

Signore, ti preghiamo per chi è coinvolto nella guerra: militari e civili, truppe armate e popolazioni inermi. Ti preghiamo soprattutto per chi, povero e debole, subisce di più il peso dei conflitti; per chi ha in mano le scelte politiche da cui dipende la sorte di tanta gente: dona loro lo Spirito perché operino secondo la tua volontà.  Infatti tu non desideri la sofferenza e la morte dei figli di Dio, non vuoi il pianto e la disperazione dei tuoi fratelli.  Donaci l’umiltà di metterci alla tua scuola di pace,  la disponibilità  di essere operatori di giustizia e di riconciliazione, capaci di perdono e speranza.

 

Caterina Cittadini

Nata a Bergamo nel 1801, a 7 anni rimane orfana di madre e abbandonata dal padre viene accolta nell’orfanatrofio del Coventino a Bergamo insieme alla sorella Giuditta. A 25 anni insieme alla sorella fonda a Somasca l’Istituto Suore Orsoline. Muore a 56 anni.

Oggi si ricorda anche S. Gottardo nato nel 960 a Reichersdorf e morto il 5-05-1038.

 

Parola di Dio del Giorno (Gv 14,27-31)

Disse Gesù ai discepoli: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete». Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?».  Dicevano perciò: «Che cos’è mai questo “un poco” di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».  Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia»

 

Riflessione Per Il Giorno (Frammenti di vita del Patronato)

Non mi ha mai cessato di stupire il fatto che soprattutto fra gli africani subsahariani l’appartenenza a diverse fedi religiose non costituisca un problema e come anzi cristiani e islamici familiarizzino fra loro pur continuando a frequentare gli uni la moschea e gli altri la Messa. Non solo: ognuno partecipa volentieri alle feste degli altri senza che la cosa sia avvertita come una rinuncia o minaccia alla propria identità. Convinto che fosse la “negritudine” (teorizzata dal presidente senegalese Leopold Senghor) il fattore unificante, ne avevo parlato a un giovane istruito che mi rispose: “Ma no, divisioni tribali e pregiudizi esistono e sono difficili da sradicare anche in Africa. Il vero motivo per cui si va d’accordo cristiani e islamici è la povertà: siamo così poveri che siamo obbligati a fidarci almeno di Dio e a credere che, comunque lo si chiami, sia il solo a volere il bene di tutti e l’unico capace di leggere nel cuore di ognuno”. Come a dire che se le religioni litigano, gratta gratta e scoprirai che non è per la gloria di Dio, ma per l’amore al denaro.          

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per tutte le scuole cattoliche della nostra diocesi di Bergamo

 

Don’t forget! GIORNATA EUROPEA DEI DIRITTI DEL MALATO 

 

 

124° dipinto de: i 1000 quadri più belli del mondo

Sebastiano Luciani nacque a Venezia nel 1485 e morì a Roma nel 1547. Iniziò la carriera studiando con Giovanni Bellini e Giorgione. Nel 1511 giunse a Roma dove strinse amicizia con Michelangelo e dipinse la celebre Pietà di Viterbo. Si trovò anche a competere con Raffaello, quando il card. Giulio de’ Medici commissionò due dipinti per la città francese di Narbonne: l’urbinate consegnò la Trasfigurazione e Sebastiano la Resurrezione di Lazzaro. Nel 1531 fu nominato guardasigilli cioè “piombatore” pontificio, carica che gli valse il suo soprannome. Il quadro che stiamo presentando racconta l’episodio di Gv 11,1-45: il pittore compone in mirabile sintesi il colorismo della pittura veneta agli influssi michelangioleschi evidenti nella monumentalità delle figure alcune delle quali sembrano provenire direttamente dagli affreschi della Sistina (come ad es. Lazzaro). Attorno alla coppia di Cristo e Lazzaro ruotano tutti gli altri personaggi con Maria inginocchiata ai piedi di Gesù e Marta il cui gesto sembra suggerire le parole evangeliche: «…già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni» (dietro a lei le donne si tappano il naso con il manto). Una folla di personaggi circonda i protagonisti disposti a semicerchio attorno allo stupendo paesaggio del fondo che assume   

una connotazione drammatica con le nere nubi incombenti su una Gerusalemme immaginata come Roma il cui degrado (ci sono rovine dappertutto) fa pensare a quello morale e spirituale in cui versa la Città Eterna (sono gli anni della riforma di Lutero che nel 1517 affigge le 95 tesi alla porta del duomo di Wittemberg) con l’allusione alla necessità di una generale pulizia nel gruppo di donne intente a lavare i panni nelle acque del fiume (Tevere). Così il racconto della risurrezione di Lazzaro sembra racchiudere un invito alla stessa Chiesa a risorgere dai suoi mali e a volgere come Maria e Pietro, inginocchiati davanti al Cristo, lo sguardo a colui che è “via, verità e vita”. Il quadro è un capolavoro, dove il pittore dà il meglio di sé ed esprime una profonda e intensa spiritualità.