Riflessione del giorno

Giovedì 7 settembre 2023

By patronatoADM

September 06, 2023

 

XXII settimana Tempo Ordinario

 

Aforismi

Dio mi rispetta quando lavoro, mi ama quando canto. (R. Tagore)

Chi canta, prega due volte (S. Agostino)

 

Preghiera salmo 97

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Acclami il Signore tutta la terra gridate, esultate, cantate inni! Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore.

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Lc 5,1-11

Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennesareth vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».

Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

Riflessione Da S. Agostino, Discorsi 65A, 5

Dica pure a me mio padre: «Amami». Dica pure a me mia madre: «Amami». Non è forse giusto ciò che esigono? E io non contraccambierò il dono che ho ricevuto? Il padre mi dice: «Io ti ho generato». La madre mi dice: «Sono stata io a darti alla luce». Il padre mi dice: «Sono stato io a farti istruire».

La madre mi dice: «Sono stata io a darti il nutrimento». Rispondiamo al padre e alla madre che giustamente ci dicono: «Amaci». Noi rispondiamo: «Io vi amo in Cristo, ma non vi amo in luogo di Cristo. Siate con me in lui, ma non io con voi senza di lui». «Ma noi – dicono – non amiamo Cristo». «Ma io amo Cristo più di voi». Terrò forse conto del genitore e perderò il Creatore?

 

Intenzione di preghiera

Perché i genitori non contrappongano il loro amore per i figli a quello di Dio e i figli amino i loro genitori in Dio e con Lui.

 

Don’t Forget! Santi e beati della carità

Don Tonino Bello VESCOVO

1935-1993

Antonio Bello nacque ad Alessano (Lecce) il 18-3-1935. Concluse le elementari, entrò nel Seminario Vescovile di Ugento e poi di Molfetta. Nel 1953 fu inviato a Bologna, al Seminario dell’Opera Nazionale Assistenza Religiosa e Morale degli Operai per la formazione dei Cappellani del Lavoro. L’8-12-1957 fu ordinato prete. Completò la Licenza in Teologia nel Seminario di Venegono (Milano) e il Dottorato in Teologia Pastorale alla Pontificia Università Lateranense.

Nel 1958 fu nominato insegnante e poi Rettore del Seminario di Ugento. Nel 1978 divenne amministratore parrocchiale della parrocchia del S. Cuore di Ugento e nel 1979 parroco a Tricase. Svolse anche l’incarico di Assistente dell’Azione Cattolica diocesana, Canonico della Cattedrale, predicatore e organizzatore di incontri culturali. Il 10-8-1982 Giovanni Paolo II lo nominò Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Il ministero episcopale fu animato da amore per Cristo, dall’evangelizzazione e la giustizia, dalla predilezione per gli ultimi. Da Vescovo per gli operai della sua diocesi che erano in agitazione don Tonino prelevò undici milioni di lire dal fondo per la costruzione delle chiese e seguì l’intera loro vicenda, anche giudiziaria.

Intensificò i suoi aiuti a coloro che versavano in condizioni pietose. Aprì le porte del suo appartamento vescovile agli sfrattati, a chi aveva bisogno di una casa, di un po’ di pane o un po’ di affetto. E lo faceva perché era convinto che dai poveri poteva venire la “salvezza”. La sua era una Chiesa povera, sempre al servizio di tutti. Da qui nascerà poi l’espressione che don Tonino diede alla sua Chiesa: “la Chiesa del grembiule”. Che sembra un’immagine un tantino audace, discinta, provocante…La chiesa del grembiule non totalizza indici altissimi di consenso…con quel cencio ai fianchi, con quel catino nella destra la brocca nella sinistra, con quel piglio ancillare, viene fuori proprio un’immagine che declassa la Chiesa al rango di fantesca».

Nel 1985 venne nominato Presidente di Pax Christi, in cui si impegnò nella sensibilizzazione a favore dell’obiezione fiscale contro le spese militari e contro il piano di militarizzazione della Puglia, nonché per la pace a livello nazionale durante la prima “Guerra del Golfo” e il conflitto nella ex-Jugoslavia. Fu sempre vicino alla sua gente, attento alle richieste dei bisognosi, sollecito nei confronti dei sacerdoti, immerso nelle problematiche del territorio, ma con uno sguardo sempre aperto al mondo, soprattutto ai diseredati e alle vittime della guerra, testimoniando il Vangelo come segno di contraddizione.

Nel dicembre 1992, durante la guerra nei Balcani, benché già malato di cancro allo stomaco, si fece ispiratore e guida di persone credenti e non, di differenti nazionalità, unite dall’obiettivo di sperimentare “un’altra ONU”, mostrando la possibilità di vivere nella concordia, entrando come pellegrino di pace nella Sarajevo devastata dalla guerra in corso. Morì a Molfetta il 20 aprile 1993. Papa Francesco in data 25 novembre 2021 lo ha dichiarato Venerabile.