Frammenti di vita

giovedì 8 ottobre ’15

By Patronato S. Vincenzo

October 07, 2015

 

 

 

Iniziamo la giornata Pregando (preghiera per il lavoro)

Signore, che il lavoro di oggi sia un atto di amore a te, per la mia famiglia e per il mondo. Aiutami a viverlo con gioia come collaborazione alla tua opera creativa, alla realizzazione di me stesso e al cammino di liberazione dell’umanità. Accetto la sofferenza che comporta come partecipazione alla croce di Gesù. Raccomando al tuo cuore di Padre i disoccupati, i poveri, gli sfortunati. Amen

S. REPARATA Martire

La prima testimonianza del culto di S. Reparata risale al IX secolo. La devozione si diffonde in Italia in maniera particolare a Firenze, Napoli e Chieti. Il martirio di S. Reparata sarebbe avvenuto a Cesarea di Palestina sotto l’imperatore Decio a causa del suo rifiuto di sacrificare agli idoli: sottoposta a diverse torture fu infine messa a morte con un colpo di clava.

La Parola di Dio del giorno

“In quei giorni Gesù disse: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”. (Lc 11,1-4)

Riflessione per il giorno (Frammenti di vita del Patronato)

“L’ho incastrato: d’ora in poi non potrà più sfruttare i poveri”. Parla ad alta voce, con l’intento di attirare l’attenzione. “Di chi parli?”. “Dell’usuraio che ho denunciato”. “Fammi capire: ti sei fatto prestare i soldi da lui e l’hai denunciato?”. “Proprio così: perché io non tollero le ingiustizie”. La vittima dell’usura si crede imprenditore, ma non è che un pasticcione: scelte azzardate e capitali di fantasia, lo avevano costretto a chiudere il laboratorio, a licenziare i dipendenti –questi sì vittime dei suoi azzardi – e a pagare un mare di debiti. Il ricorso all’usura, ne aveva naturalmente peggiorato la posizione, visto che ora aveva un altro pericoloso nemico a cui far fronte: l’usuraio appunto. Ma il nostro aveva un asso nella manica: sapeva dei vantaggi che la legge concede a chi denuncia gli usurai…e lui, paladino di giustizia e verità, l’aveva fatto, col risultato che si era intascato non solo i soldi dello sfruttatore, ma pure quelli dello Stato. Il che non gli ha comunque impedito di rovinarsi. Purtroppo non ha capito che il suo peggior nemico non è l’usuraio, ma se stesso.

Don’t forget!

Giornata mondiale della Vista patrocinata dall’OMS con lo slogan “La vista è bella”

96° quadro della serie: “i 1000 quadri più belli del mondo”

 

“CARLO CRIVELLI (Venezia 1430 – Ascoli Piceno 1495) pittore originario di Venezia, si formò a Padova e lavorò nelle Marche, diventandovi il più importante artista attivo. La sua arte raggiunse risultati altissimi in bilico tra razionalità prospettica rinascimentale e decorativismo gotico, come in questo capolavoro dipinto per la chiesa della SS. Annunziata dei Frati Minori. L’opera vi restò fino al 1790 quando prelevata dal governo napoleonico fu trasferito a Brera: venduto, finì in mano a privati in terra inglese e infine alla National Gallery. Firma e data si leggono sulla base delle lesene mentre sul gradino l’iscrizione LIBERTAS ECLESIASTICA coi 3 stemmi di Ascoli, di Papa Innocenzo VIII e del vescovo Prospero Caffarelli ricorda un fatto storico: nel 1390 la città aveva ottenuto la “Libertas Ecclesiastica”, cioè la condizione di autonomia amministrativa all’interno dello Stato della Chiesa, che fu poi revocata. Nel 1482 il Consiglio cittadino con uno stratagemma riuscì a farsi riconoscere di nuovo il privilegio proprio il 25 marzo festa dell’Annunciazione. Per celebrare l’evento furono commissionati due dipinti, uno dei quali (il nostro) al Crivelli. Il quadro intreccia il tema dell’Annunciazione con l’annuncio ricevuto dalla città come è evidenziato dall’iscrizione e dagli stemmi. La presenza di S. Emidio, patrono di Ascoli, che offre un modello della città all’Angelo Gabriele serve a esplicitare i legami dell’opera con gli avvenimenti contemporanei. L’uomo che sotto l’arco si scherma gli occhi e quelli che sopra leggono una lettera sono in attesa del responso pontificio (per mezzo di piccioni viaggiatori) riguardante la futura autonomia di Ascoli. La scena è impostata sullo scorcio prospettico della via a sinistra, terminante in un arco: un raggio divino accompagna la colomba dello Spirito Santo, che giunge su Maria inginocchiata davanti al libro aperto delle Sacre Scritture.

La stanza di Maria è ritratta con cura, tra elementi simbolici calati nel quotidiano: il letto accuratamente rifatto, segno di vita casta; gli oggetti sulla mensola, fra cui la bottiglia = purezza, la candela accesa = fede. La finestra, dipinta con padronanza della pros-pettiva, permette a Maria di comunicare con l’angelo. Il pittore cura la resa dei materiali: legni, stoffe, gemme lucide, terre- cotte opache, tappeti … Sulla loggia della casa in stile rinascimentale, c’è il pavone simbolo di l’immortalità e il cardellino in gabbia simbolo della passione di Gesù. Il cetriolo e la mela richiamano il peccato di Adamo ed Eva e la risurrezione di Gesù. Nel quadro trionfa la decorazione, con bassorilievi dorati che ornano l’edificio e un’incredibile quantità di elementi simbolici ritratti con precisione quasi fiamminga: il tutto è raccontato con con estrema eleganza ed esaltato dalla luce dorata che pervade l’intera scena. Il risultato è un autentico capolavoro che testimonia la piena padronanza da parte dell’artista delle innovazioni rinascimentali.