Riflessione del giorno

giovedì17 marzo ’16

By Patronato S. Vincenzo

March 16, 2016

 

Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera di quaresima)

Troppe volte ci capita, Gesù, di vivere pensando di mettere in pratica la Tua Parola. Troppe volte però corriamo il rischio, talora inconsapevolmente, di vivere “interpretando” la Tua Parola nel modo in cui ci sembra più giusto o conveniente. Quanto poco Ti conosciamo, Signore…Dacci forza di non smettere mai di cercare la Verità nella nostra vita e, con la nostra lingua e le nostre azioni, rendici testimoni del Vangelo

 

Patrizio

Nasce nel 385 in Britannia; a 16 anni è rapito e condotto schiavo in Irlanda, dove rimane 6 anni: fuggito, torna in patria dove si prepara a diventare prete. A 40 anni sente la nostalgia dell’isola verde e si fa il suo nome come vescovo: qui predica, battezza, conferma, celebra, ordina preti, consacra monaci. Il successo è grande, ma non mancano assalti di nemici e malignità di cristiani. Muore verso il 461. È patrono d’Irlanda e degli irlandesi nel mondo.

 

La Parola di Dio del giorno (Giovanni 8,51-59)

Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “E’ nostro Dio!” e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò».  Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

 

L’intenzione del giorno

Preghiamo per tutti coloro che si sono raccomandati alle nostre preghiere

 

Don’t forget! Il Quadro della Settimana – 117° QUADRO DELLA SERIE “I MILLE QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO”

 

Luca Signorelli, pseudonimo di Luca d’Egidio di Ventura (1445–1523) è considerato tra i maggiori interpreti della pittura rinascimentale: umbro di Cortona, fu chiamato a succedere al Beato Angelico nella decorazione della cappella di S. Brizio del Duomo d’Orvieto. Con l’apporto di teologi fu scelto il tema: “Storie degli ultimi giorni”, un “unicum” nell’arte monumentale italiana fino ad allora.

Signorelli e la sua équipe attesero all’impresa in pochi anni, completandola nel 1502 e la svolsero in sette scene: 1) Predica e fatti dell’Anticristo 2) Finimondo 3) Resurrezione della carne 4) Dannati 5) Beati 6) Paradiso 7) Inferno. La scelta del tema si addiceva al clima che si respirava, alle soglie di un nuovo secolo (1500) e a metà del millennio, in una situazione politica di guerre e incertezza che alimentava le teorie millenaristiche. In una delle scene più celebri, “Predica e fatti dell’Anticristo” (vedi sopra), con grande capacità inventiva, egli raffigurò il finto-Gesù che arringa la folla, col demonio che gli suggerisce le parole all’orecchio e muove le sue braccia come un pupazzo, mentre intorno a lui un’umanità degenerata si abbandona a ogni crimine: massacri, esecuzioni sommarie, prostituzione, furti. La 2.a lunetta sulla parete destra (il nostro quadro) mostra i Dannati all’Inferno. Fu la prima a essere dipinta ed è fra le più riuscite in termini di immediatezza: colpisce il brulichio di corpi umani nudi e di demoni colorati: scena ricca di invenzioni grottesche, scherzi, allusioni e salaci trovate. Dettaglio famoso è il demone volante che reca in spalla una prosperosa peccatrice e la guarda ghignando. Un altro dannato, nella mischia, è aggredito alle spalle un demone che gli morde l’orecchio e davanti a essi una donna formosa è sollevata contro la sua volontà da un demone blu con un corno in fronte: si tratta di un autoritratto del Signorelli, che allude a una storia “privata” con la donna bionda che forse gli fu infedele e di cui si vendicò ritraendola più volte nell’inferno. Si tratta di un poema narrativo brulicante di immagini. Alla base del brano pittorico, i ritratti dei grandi scrittori dell’antichità, sembrano suggerire che la cappella sia come una biblioteca, uno dei grandi scrigni della cultura dell’umanesimo italiano.