Parlando di pace, abbiamo assistito in questi giorni a sceneggiate che farebbero impallidire persino gli scrittori del «teatro dell’assurdo» se non ci fosse di mezzo la vita concreta di migliaia di persone.
Dopo che gli Usa hanno sganciato ordigni da 13 tonnellate sulle difese dell’Iran e Israele ha completato l’opera bombardando a tappeto il Paese, i tre litiganti hanno concluso di aver fatto passi decisivi per la pace, dichiarandosi ognuno vincitore di questa surreale guerra di 12 giorni.
Negli stessi giorni, in un grande ospedale lombardo si compiva l’intervento iniziato l’anno prima con l’arrivo in Italia di 2 gemelline senegalesi che presentavano una rara fusione dei crani.
Si è trattato di un’impresa medica di straordinaria complessità da parte di un’équipe internazionale di professionisti che in un percorso innovativo di dieci mesi, articolato in diverse tappe di separazione e ricostruzione dei tessuti, dopo 4 operazioni durate più di 80 ore, è riuscita a garantire almeno a una delle due piccole un futuro che sembrava precluso.
Perché la pace, quella vera, ha bisogno non di smargiassate, ma di persone come questi medici che si sono presi tutto il tempo necessario, hanno collaborato insieme, hanno creduto all’impossibile e hanno messo in atto le loro migliori competenze… per salvare una vita.