Riflessione del giorno

rubrica – L’Africa che non ti aspetti…

By Patronato S. Vincenzo

May 31, 2016

rubrica: L’Africa che non ti aspetti…

LALIBELA – Etiopia

Gli antichi Romani sulle loro mappe designavano l’Africa dal deserto del Sahara con l’espressione “Hic sunt leones” per indicare un territorio inesplorato, perciò sconosciuto e abitato per lo più da animali feroci. Tutti noi conosciamo i magnifici resti di grandi civiltà che si sono sviluppate lungo le coste meridionali del Mediterraneo dall’Egitto, alla Libia (Tripolitania e Cirenaica dei Romani), alla Tunisia (sede dell’impero Punico con Cartagine capitale, acerrima nemica di Roma) all’Algeria (Numidia) al Marocco (Mauritania) e l’importanza di queste zone per il cristianesimo dei primi secoli e per la conquista araba poi. Ma il resto dell’Africa è anche altro: in questa rubrica del nostro blog presenteremo i contributi artistici e culturali del continente nero dal Sahara in giù, con scoperte sorprendenti.

Cominciamo da una cittadina al nord-Etiopia: LALIBELA, città sacra e centro di pellegrinaggi, famosa per le chiese monolitiche scavate nella roccia, la cui popolazione è quasi completamente cristiana ortodossa etiope. L’Etiopia infatti fu una delle prime nazioni ad adottare la fede cristiana nella prima metà del IV sec. e le sue radici storiche risalgono al tempo degli Apostoli. È accettato dal clero etiope e dagli studiosi, che la configurazione e i principali edifici di Lalibela rappresentino simbolicamente Gerusalemme: si ritiene infatti che quando il Saladino nel 1187 conquistò la Città Santa, i cristiana etiopi l’abbiano qui riprodotta in modo simbolico a causa dell’impossibilità di raggiungere la Palestina vietata ai cristiani. Durante il regno di Gebre Mesqel Lalibela (membro della dinastia Zagwe che governò l’Etiopia tra il XII e il XIII sec.), la città era conosciuta come Roha. Lalibela, venerato come santo, avrebbe visto Gerusalemme e tentato di ricostruirla come sua capitale. Ogni chiesa è intagliata in un unico blocco di roccia a simboleggiare spiritualità e umiltà. Alla fede cristiana si ispirano molti aspetti del luogo, a cui sono stati attribuiti nomi biblici e anche il fiume di Lalibela è conosciuto come fiume Giordano. La città fu capitale dell’Etiopia fino al XIII sec. Il primo europeo a vedere queste chiese fu l’esploratore portoghese Pêro da Covilhã (1460-1526). Il secolo scorso le chiese furono restaurate da un’equipe italiana con a capo il bergamasco arch. Angelini. Il complesso monumentale di Lalibela è stato dichiarato dall’Onu Patrimonio Mondiale dell’Umanità

(Vedi documentazione fotografica)