Ci sono taluni nell’animo delle quali il covid19 ha prodotto ferite ancora aperte che continuano a generare ansia, paura, dolore…In altri le ferite si sono rimarginate, ma le cicatrici invece di muovere a gratitudine per lo scampato pericolo, non fanno che produrre risentimento e senso di frustrazione. Agli uni e agli altri può servire l’esperienza di un africano quarantenne che, a chi gli chiedeva conto di una vistosa cicatrice sul braccio, dopo aver spiegato che gliel’aveva procurata la coltellata di un ubriaco con il quale aveva avuto la malaugurata idea di litigare, aggiunse con orgoglio “E non è l’unica!”. E aveva presentato il suo corpo come se fosse una mappa sulla quale le cicatrici evocavano altrettante battaglie. “Quella sulla gamba è il segno di una pallottola di Boko Aram…il setto nasale è rotto per aver preso le difese della mia ragazza contro un bullo…i segni sul petto me li hanno fatti da piccolino come protezione contro il malocchio…la ferita in testa è per una caduta…”. E poi ancora i segni dei morsi di animali e una vistosa cicatrice frutto di un’operazione chirurgica. Completata la mappatura, conclude sorridendo: “Le cicatrici delle vittorie, danno coraggio. Quelle delle sconfitte, insegnano la prudenza. Ma tutte insieme dicono che grazie a Dio sono ancora vivo e danno forza per le prossime battaglie”.
– don Davide –