Non sono bravo a indovinare l’età delle persone, ma credo che lei avesse su per giù 50 anni. Disse di essere tornata in chiesa dopo decenni di lontananza nei quali però non aveva mai smesso di cercare: voleva ricominciare a pregare, ma la sua fede era così debole che temeva di sbagliare tutto. Le lessi il brano di Emmaus in Luca 24.
Quei due discepoli che dopo la morte di Gesù tornavano a casa perché credevano che fosse tutto finito, si sentirono dire dal tipo misterioso che camminava con loro «Stolti e tardi di cuore a credere…». Eppure proprio loro, giunti a destinazione, rivolsero al viandante una delle più belle preghiere del Vangelo: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino».
O come Tommaso che faceva il sostenuto con gli altri quando gli dissero di aver visto Gesù risorto: «Io se non vedo… se non tocco… non credo!». Ma quando sette giorni dopo Gesù apparve anche a lui, si sciolse nella preghiera più sintetica e intensa mai pronunciata da uomo: «Mio Signore e mio Dio».
La donna non disse nulla: si mise in ginocchio, aprì il Vangelo, lo lesse e capì che la spiegazione poteva venire solo da quella porticina accanto alla fiammella dell’altare. E ripeté più volte quanto aveva letto, senza stancarsi. Si accorse infatti che la stanchezza viene da altre cose.