nell’immagine un dipinto di Harold Knight
IX Settimana Tempo Ordinario
Proverbio del giorno (Proverbio arabo)
Cinque sono i gradi per giungere alla saggezza: tacere, ascoltare, ricordare, agire, studiare.
Iniziamo la giornata pregando (David M. Turoldo)
In questo mondo che è tuo, Signore, perché tua è la terra e ogni cosa che essa contiene, in mezzo alle fatiche, le lotte, le agitazioni, donaci di stare davanti a te, faccia a faccia, grati di guadagnarci il pane con le nostre mani, orgogliosi di operare per la continua venuta del tuo Regno. Amen.
B.V.MARIA MADRE della CHIESA.
Il 21-11-1964, a conclusione della 3.a Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la Vergine «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano che la chiama Madre amantissima». Papa Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito nel 2018 che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia celebrata dal Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste.
Oggi si ricorda anche S. GIUSTINO MARTIRE e il B. GIOVANNI B. SCALABRINI (1839-1905)
Ascoltiamo La Parola di Dio (Giovanni 19,25-34)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Riflessione Per Il Giorno (Aldo Nove – Avvenire)
Si parla da tempo di “ludopatia”. È giusto chiedersi da dove questa provenga e qui vale la pena coniare un neologismo, che è “ludocrazia”. Nel celebre Homo Ludens (Huizinga) appare ben delucidato come il gioco, inteso quale insieme di regole che stabiliscono un confronto, sia alla base di quasi ogni nostra attività. Con il gioco, inoltre, si “abbellisce” ciò che diversamente sarebbe brutale pragmatismo. Ma in un passaggio molto sottile Huizinga ci ricorda che il gioco non esclude il trucco, purché questo… non si sveli. Viviamo dunque in un sofisticato casinò dove tutto è truccato, e ne siamo pure consapevoli. Siamo consapevoli che le possibilità di vincere una cifra significativa con un “gratta e vinci” sono praticamente nulle e ci viene detto, per quanto a caratteri piccolissimi, dall’oggetto stesso. Ecco la “ludocrazia” che si diverte (e ci diverte) vagheggiando promesse che non può mantenere ma che, statisticamente, nemmeno possono essere del tutto escluse. Ed ecco la proposta di inserire negli scontrini fiscali codici da giocare, quasi che l’elemento del gioco fosse un plusvalore che rende più attraente un semplice passaggio burocratico. In inglese, “to play” significa sia “recitare” che “giocare”. E la “ludocrazia” è l’immenso baraccone in cui tutti ci divertiamo allucinati.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per tutti gli studenti che in questo mese dovranno affrontare gli esami
Don’t forget!
Undici operai che consumano il pranzo seduti su una trave sospesa a 250 metri d’altezza… Era il 1932 quando questa foto (oggi un “cult”) fu stampata sulle pagine del supplemento domenicale del New York Herald Tribune, diventando immagine iconica di un’epoca (la Grande Depressione), della città di New York, ma anche della straordinaria capacità di quegli uomini, nessuno dei quali mostra il minimo segno di disagio. Come molte immagini simbolo, anche Lunch atop a skyscraper (pranzo su un grattacielo) ha una storia che merita di essere raccontata e dei piccoli segreti.
- NON CONOSCIAMO L’AUTORE. Fino agli anni ’50 non era raro che un fotografo non vedesse pubblicato il nome accanto alle foto. Ancora oggi, gli storici non sanno se a scattare la foto fu Charles C. Ebbets o altri fotografi presenti quel giorno, come William Leftwich e Thomas Kelley.
- SAPPIAMO DOVE È STATA SCATTATA. Si è creduto che fosse stata scattata sull’Empire State Building, ma non è così: la foto è stata fatta sulle impalcature del Rockefeller Center di New York.
- È UN’IMMAGINE POSITIVA. Nel pieno della Grande Depressione, che mise in ginocchio gli Usa producendo la cifra record di 15 milioni di disoccupati, mostrare all’America intera una New York in piena espansione produsse un certo ottimismo: “il Paese sta ripartendo!”.
- NON È UNO SCATTO SINGOLO. Di quel pranzo in cima al grattacielo ci sono molti scatti. Ce n’è persino uno dove si vedono 4 operai usare la trave per il loro riposino quotidiano.
- IL NEGATIVO ESISTE ANCORA.Volendo, il negativo originale della foto esiste, anche se non in buone condizioni: è conservato nella Iron Mountain, un bunker sotterraneo chiuso al pubblico, appena fuori Pittsburgh (Pennsylvania), insieme a oggetti d’arte, altre fotografie, “pizze” di film, spartiti musicali e documenti governativi da tutto il mondo.