nell’immagine Fischer -Spassky: l’incontro di scacchi del secolo
V Settimana del tempo pasquale
Il Proverbio del Giorno
Sembra dolce il pane rubato, ma lascia la bocca piena di sassolini (Proverbi 20,17)
Preghiera del giorno (P. Turoldo)
Padre, non sappiamo più ascoltare, nessuno più ascolta nessuno: nessuno fa silenzio. Abbiamo perso la capacità di contemplare e siamo diventati soli e vuoti, rumorosi e insensati e idolatri! Se l’angoscia ci assale donaci la grazia di credere alla tua fedeltà e al tuo amore al di là di tutte le apparenze; e con il tuo Spirito, sempre presente nella nostra storia. Amen.
ZEFFIRINO NAMUNCURÀ
nasce nel 1886 a Chimpay, in Argentina. Suo padre Manuel, ultimo cacicco degli indios araucani, si era arreso 3 anni prima alle truppe della Repubblica argentina. A 11 anni il ragazzo è condotto a Buenos Aires: Zeffirino, entrato nel collegio salesiano, vuol diventare il 1° sacerdote araucano. Sceglie Domenico Savio come modello e diventa esemplare nella pietà, carità, doveri quotidiani, esercizio ascetico. A 17 anni va in Italia per proseguire gli studi ed è uno dei più bravi. Ma un male lo mina: la tbc. L’11 maggio 1905 muore a Roma. I resti mortali riposano in patria, a Fortin Mercedes, dove folle di pellegrini accorrono a pregarlo.
Parola di Dio del Giorno (Giovanni 14,21-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Riflessione Per Il Giorno (Storie vere)
Una madre portò il figlio dal mahatma Gandhi e gli disse: “Per favore, Mahatma, di’ a mio figlio di smettere di mangiare zucchero”. Gandhi rimase in silenzio, poi disse: “Riportami tuo figlio fra due settimane”. Perplessa, la donna lo ringraziò e disse che avrebbe fatto così. Due settimane dopo, Gandhi guardò il bambino negli occhi e gli disse: “Smetti di mangiare zucchero!”. Grata, ma sempre più stupita, la donna gli chiese: “Perché mi hai detto di ritornare dopo due settimane? Avresti potuto dirglielo subito”. Gandhi rispose: “Due settimane fa, anch’io mangiavo zucchero”.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché il dialogo fra Vangelo e culture
DON’T FORGET! …RICORDA!
11/05/1961: muore don Giuseppe Rota, bravo prete del PSV e fondatore della casa di Clusone
Le 100 foto che hanno cambiato la storia
RAISING THE FLAG ON IWO JIMA (ALZANDO LA BANDIERA A IWO JIMA)
Fotografo Associated Press JOE ROSENTHAL – 23 febbraio 1945
Una delle foto di guerra più famose fu scattata il 23-2-1945 da Joe Rosenthal che quel giorno si trovava sul monte Suribachi, nell’isola giapponese di Iwo Jima. Rosenthal fotografò sei soldati USA mentre issavano la bandiera statunitense sulla cima della montagna, e la foto diventò un simbolo della 2.a guerra mondiale e una delle immagini più iconiche di tutto il Novecento. La fotografia è famosa e diffusissima, ma fino dai primi giorni ci sono stati molti dubbi sulla sua autenticità: si sostenne addirittura che fosse stata inscenata. La battaglia di Iwo Jima fu combattuta tra il 19 febbraio e il 26 marzo 1945, dopo la campagna americana nelle isole Marshall e prima di quella a Okinawa. Sull’isola di Iwo Jima c’era un’importante base aerea e navale giapponese, presidiata da ventimila soldati: gli americani sbarcarono sull’isola il 19-2-1945, sottovalutando le difficoltà. Fu necessario più di un mese per conquistare l’isola da parte di oltre 70mila soldati statunitensi. Morirono circa 6800 soldati americani e 20mila militari giapponesi.