Riflessione del giorno

Lunedì 14 luglio 2025

By Patronato S. Vincenzo

July 14, 2025

 

15. settimana tempo ordinario

 

Avvenne il 14 luglio…

1099 – Termina la Prima crociata con la conquista di Gerusalemme

1789 – La popolazione di Parigi insorge e assalta la prigione della Bastiglia, simbolo del potere assolutista del re. È l’inizio della rivoluzione francese.

1902 – Il campanile di San Marco, a Venezia, crolla improvvisamente.

1933 – In Germania i partiti politici vengono messi tutti fuori legge a eccezione di quello nazista.

1948 – A Roma: l’attentato di Antonio Pallante a Palmiro Togliatti causa gravi disordini, che sfiorano la guerra civile

2002 – Jacques Chirac, durante la festa nazionale, esce incolume da un tentativo di assassinio.

2016 – Nizza: un tir si scaglia contro la folla sulla Passeggiata degli Inglesi causando 86 morti e 458 feriti.

 

Aforisma di S. Paolo Apostolo

“Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili”.

 

Santo del giorno

 

Preghiera Colletta

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Parola di dio Matteo 10,34-11,1

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.

Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.».

 

Riflessione

«Oggi sono stato turbato e a torto. Ho pensato male e ho sbagliato. Ho giudicato con animo nero, e ho visto oscuro dove c’è luce. Parce mihi Deus» [perdonami signore]. Don Giuseppe Vavassori (diario, 3 Giugno 1964).

In un apologo dei padri del deserto si racconta dell’abate Antonio che cercava di scrutare le profondità dei giudizi di Dio e domandò al Signore: perché taluni muoiono dopo breve vita, mentre altri giungono all’estrema vecchiezza? Perché alcuni mancano di tutto, e altri abbondano di ogni bene?  Perché i malvagi sono ricchi, e i buoni schiacciati dalla povertà?”.  Una voce gli rispose: “Antonio, occupati di te stesso: questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli”.

La voce suggerisce ad Antonio un duplice atteggiamento: «Antonio, occupati di te stesso», implica l’impegno a evitare il confronto del cammino altrui con il proprio perché alimenta l’invidia e il suo corteo di servitori, ma soprattutto perché pretende di giudicare…La seconda parte della frase suona così: «Questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli».

Con queste parole ad Antonio viene ricordato che a nessuno è lecito scrutare i segreti che Dio riserva a sé stesso. Dal punto di vista di Dio, la conoscenza di alcune realtà non solo non ci è utile, ma potrebbe anche essere dannosa. Nel momento in cui la curiosità spinge verso oggetti che non riguardano il cammino di santità, si è già fuori dalla volontà di Dio. L’unica cosa che conta è capire il disegno che Dio ha su di noi per cercare di realizzarlo.

 

Intenzione di preghiera

Preghiamo perché impariamo a mantenere nei confronti di Dio un atteggiamento umile e fiducioso che ci permetta di non giudicare né Lui, né il prossimo 

 

Don’t forget! I 1000 quadri più belli del mondo

FREDERIC S. REMINGTON: CORSA VERSO IL BOSCO (A DASH FOR THE TIMBER)

1889 – olio su tela – Amon Carter Museum of American Art, Fort Worth, Texas.

“A Dash for the Timber” (=la corsa verso il bosco) è un celebre dipinto a olio realizzato nel 1889 dal pittore americano Frederic Remington (1861-1909). Raffigura una scena drammatica di cowboy in fuga dagli inseguitori nativi americani, con un cowboy già ferito e che cade da cavallo. Il dipinto è noto per la sua composizione dinamica e la rappresentazione del West americano, ed è considerato il capolavoro di Remington.

Ma guardiamo in modo più accurato ai dettagli: i cowboy sono raffigurati mentre cavalcano disperatamente in direzione dell’osservatore, cercando rifugio in una vicina zona boschiva mentre vengono inseguiti da un gruppo ben più numeroso e compatto di nativi americani. Remington costruisce magistralmente la composizione per creare il senso di urgenza e movimento: posiziona infatti i cowboy in fuga lungo una diagonale che guida lo sguardo dell’osservatore verso gli alberi che si intravedono a sinistra e che potrebbero rappresentare la loro salvezza.

L’artista colloca l’episodio in un paesaggio polveroso e arido con un drammatico gioco di luci e ombre, che accentua ulteriormente il senso di tensione e drammaticità. “A Dash for the Timber” riflette il fascino di Remington per il West americano e il suo interesse nel rappresentare la vita dei cowboy e i conflitti tra coloni e nativi americani. Il dipinto ebbe successo di critica quando fu esposto per la prima volta nel 1890 e contribuì a consolidare la reputazione di Remington come artista di spicco del West americano.

Ma nonostante la sua notevole drammaticità, “A Dash for the Timber” semplifica una realtà ben più complessa: il pittore infatti presenta coloni e popolazioni indigene come incompatibili, legati solo da reciproci atti di violenza. Questa retorica visiva nega ai nativi americani la loro umanità, ritraendoli come i principali aggressori, e oscura i resoconti di diplomazia e scambi interculturali che non culminarono in un conflitto aperto.