Riflessione del giorno

lunedì 20 gennaio ’20

By Patronato S. Vincenzo

January 19, 2020

 

 

nell’immagine un dipinto Harald Sohlberg

 

Proverbio del Giorno (Seneca, Lettere a Lucilio, CXIII.30)

IMPERARE SIBI MAXIMUM IMPERIUM EST. Comandare se stessi è la forma più grande di comando.

 

Iniziamo la Giornata Pregando

O Dio, che nell’ora della croce hai chiamato l’umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa’ che in questo convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformante del suo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne. Amen

 

FABIANO PAPA – S. SEBASTANO MARTIRE

Fabiano fu papa dal 236 al 250: con lui la figura del vescovo di Roma assunse tale prestigio da destare preoccupazione nell’imperatore Decio, sotto il quale subì il martirio. Sebastiano, originario di Milano, venne a Roma al tempo in cui infuriavano le persecuzioni e vi subì la passione. Per il tipo di martirio è con S. Rocco patrono degli appestati.

 

La Parola di Dio del giorno (Marco 2,18-22)

I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».

 

Riflessione Per Il Giorno (Paulo Coelho)

Il bambino alla nonna che scrive una lettera: “Cosa scrivi, nonna?” La nonna rispose: “L’importante non sono le parole, ma la matita con cui scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto”. Il bimbo guardò la matita e disse: “Ma è uguale a tutte le altre!”. “Dipende da come guardi le cose. Questa possiede 5 qualità importanti. 1.a): puoi fare grandi cose, ma non devi dimenticare che c’è una Mano che guida i tuoi passi: Dio! Sii nelle sue mani come una matita che si lascia condurre a fare la Sua volontà. 2.a) ogni tanto bisogna usare il temperino il che provoca sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Se imparerai a sopportare i dolori, diventerai un uomo migliore. 3.a) la matita ha anche la gomma per cancellare. Correggere i comportamenti sbagliati è importante per riuscire a mantenere la via giusta. 4.a) ciò che è importante nella matita non è il legno o la forma, ma la grafite della mina che vi è racchiusa. Presta attenzione a quel che accade dentro te. 5.a) la matita lascia un segno. Allo stesso modo ciò che farai lascerà una traccia nella tua vita: impegnati perciò ad avere piena coscienza di ogni tua azione. ”

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per la Chiesa Anglicana (Inglese) e Presbiteriana (Americana)

 

Don’t forget: 100 immagini che hanno cambiato il mondo

Madre e figlio a Hiroshima, Dicembre 1945.

FOTOGRAFO ALFRED EISENSTAEDT, LIFE PICTURE COLLECTION / GETTY IMAGES

Per il giornale di cui era corrispondente, il fotografo A. EISENSTAEDT fece un resoconto fotografico del tour di quattro mesi realizzato in Giappone nel 1945-1946 a conclusione della 2.a guerra mondiale dopo che furono lanciate bombe su Hiroshima e Nagasaki. Disse: “A Hiroshima non c’era quasi più un edificio in piedi, ma la gente aveva spazzato via tutte le macerie dalle strade. Una madre e un bambino vagavano vicino al sito in rovina dove un tempo avevano vissuto. Stavano raccogliendo le verdure prodotte dai semi piantati fra le rovine. Quando ho chiesto alla donna se potevo fotografarla, si è inchinata e ha posato per me. La sua espressione era di stupore, angoscia e rassegnazione. Non le chiesi se suo marito fosse morto nell’esplosione o se fosse ancora nell’esercito o prigioniero di guerra. Tutto quello che ho potuto fare, una volta scattata la foto, fu di inchinarmi a mia volta davanti a lei”. La donna ha la stessa intensità di una Madonna col Bambino e un’incredibile forza evocativa: nel momento di questo scatto i giapponesi non sono più nemici e hanno perduto la guerra, eppure questa donna e il suo figlio conservano una dignità rara e anche a distanza di tanti anni è impossibile trovare risposta all’interrogativo implicito nei loro occhi: “Perché tanta crudeltà? Perché tanto dolore?”.