Riflessione del giorno

lunedì 20 luglio ’20

By Patronato S. Vincenzo

July 19, 2020

 

nell’immagine un dipinto di Carl Frieseke

 

XVI Settimana del tempo Ordinario

 

Proverbio del Giorno

«Ogni gioia è destinata a chi ha il cuore contento (Cina)».

 

Iniziamo la giornata Pregando

Signore Gesù, fammi conoscere chi sei. Fa’ sentire al mio cuore la santità che è in te. Fa’ che io veda la gloria del tuo volto. Tu che sei via, verità e vita, principio della nuova creazione, dammi il coraggio di osare. Fammi consapevole del mio bisogno di conversione, e permetti che con serietà lo compia, nella vita quotidiana. E se mi riconosco indegno e peccatore, dammi la tua misericordia. Donami la fedeltà che persevera e la fiducia che ricomincia ogni volta che tutto sembra fallire”.

 

Oggi si ricorda S. Apollinare, originario di Antiochia, per primo rivestì la carica episcopale nella città imperiale di Ravenna, forse incaricato da S. Pietro e morì martire. Le basiliche di S. Apollinare in Classe e Nuovo ne tramandano la memoria. E’ patrono di Ravenna e dell’Emilia-Romagna

 

La Parola di Dio del giorno Matteo 12,38-42

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!». 

 

Riflessione Per Il Giorno (Tertulliano)

La preghiera cristiana non chiamerà magari l’angelo della rugiada in mezzo al fuoco, non chiuderà le fauci ai leoni, non porterà il pranzo del contadino all’affamato, non darà il dono di immunizzarsi dal dolore, ma certo dà la virtù della sopportazione ferma e paziente a chi soffre, potenzia le capacità dell’anima con la fede nella ricompensa, mostra il valore grande del dolore accettato nel nome di Dio. Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. Ora invece si sa che la preghiera allontana ogni ira della giustizia divina, è sollecita dei nemici, supplica per i persecutori. Ha potuto strappare le acque al cielo, e impetrare anche il fuoco. Solo la preghiera vince Dio. Ma Cristo non volle che fosse causa di male e le conferì ogni potere di bene.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per tutti i morti dimenticati, perché Dio scriva i loro nomi nei cieli.

 

Don’t forget! 100 foto che hanno cambiato il mondo

1967, MARC HUTTEN E LE FOTO DEL CADAVERE DEL CHE

E’ la più famosa foto di Ernesto “Che” Guevara dopo la morte in una località della selva amazzonica boliviana. Alcune di queste foto scattate da Marc Hutten – corrispondente della France Presse che fu l’unico giornalista a documentare l’uccisione del rivoluzionario cubano argentino– inedite, sono state ritrovate trent’anni dopo in una scatola di sigari da Imanol Arteaga, il nipote di un sacerdote spagnolo ex missionario in Bolivia, a cui il fotografo affidò copie delle sue immagini, temendo di non poterle portare fuori dal paese. A uccidere il “Che” fu l’ufficiale dell’esercito boliviano Gary Prado Salmon che gli disse: “Non si affanni capitano, è la fine. È finita”. Era il 9 ottobre 1967: Guevara era arrivato in Bolivia per combattere contro il presidente Barrientos. Ma la Cia era sulle sue tracce: Guevara fu braccato, ferito e fatto prigioniero l’8 ottobre dall’esercito boliviano e dalla stessa Cia. Il 9 ottobre, venne ucciso dalle truppe che lo avevano catturato. A più di 50 anni di distanza dalla morte, il Che è ancora oggi considerato da molti un simbolo di tutte le idee rivoluzionarie, l’archetipo della ribellione, il mito del guerrigliero universale che rimarrà per sempre.

 

Don Francesco Perico era nato a Villa d’Almè il 31 luglio 1928. Dopo l’ordinazione sacerdotale (12 giugno 1954) era stato coadiutore parrocchiale nelle comunità cittadine di Grumello del Piano (1954-59) e di Celadina in città (1959-79), parrocchia fondata solo un anno prima, ma già dotata di chiesa parrocchiale e struttura oratoriana. Qui profuse tante energie verso i giovani. Oggi ormai anziani, lo ricordano con tanto affetto, perché egli era una miniera di iniziative per la gioventù. I suoi ex giovani hanno di lui ancora grandi ricordi.  Nel 1979 il suo arrivo a Pradalunga come parroco: fu considerato «il parroco storico» perché vi rimase per 24 anni ininterrotti e riuscì a calarsi agevolmente nella vita del paese, ricco di tradizioni religiose, che volle salvaguardare, convinto che fossero necessarie anche nel nostro tempo perché mantenevano i legami. Curò la chiesa parrocchiale, l’oratorio e il santuario della Madonna della Forcella con la festa annuale, sentita fortemente dagli abitanti. Nel 2003 si era ritirato per limiti di età, andando a risiedere con incarichi pastorali a Locate (2003-12). Da otto anni era ospite alla Piccinelli di Scanzo. Nel 2009 la nomina di canonico onorario Cattedrale. La sua umiltà e bontà d’animo hanno conquistato tutti coloro che ha incontrato