Riflessione del giorno

Lunedì 20 ottobre 2025

By Patronato S. Vincenzo

October 20, 2025

 

29.a settimana tempo ordinario

 

Avvenne il 20 ottobre 

1740 – Maria Teresa ascende al trono d’Austria.

1805 – La Flotta franco-spagnola lascia l’ancoraggio nella rada di Cadice. Il giorno dopo si scontra con la flotta britannica nella famosa battaglia di Trafalgar.

1935 – In Cina termina la lunga marcia.

1944 – L’Armata Rossa e i partigiani di Tito liberano Belgrado, capitale della Jugoslavia, dai nazisti.

1973 – Viene inaugurato il teatro dell’Opera di Sydney.

2011 – Dopo otto mesi di guerra civile viene ucciso Muʿammar Gheddafi.

 

Aforisma di Ennio Flaiano 

«I giovani hanno quasi tutti il coraggio delle opinioni altrui».

 

Santo del giorno

 

Preghiera Colletta

Dio onnipotente ed eterno, donaci di orientare sempre a te la nostra volontà e di servirti con cuore sincero. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Parola di dio Luca 12,133-21

Uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante.

Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così –disse– demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio»

 

Riflessione don Arturo Bellini commenta don Bepo

«Oggi ho assistito alla consacrazione episcopale di un caro amico: don Giovanni Marchesi. Edificato dalla sua umiltà, ho goduto del dono che gli ha fatto il Signore».  don Bepo Vavassori (24-8-1962 – Diario 1952-1966). Don Bepo vede l’umiltà come virtù fondamentale, come terreno fertile da cui germogliano le grazie divine. Gioisce nel vedere i doni di Dio nel vissuto del salesiano don Giovanni Marchesi di Villa di Serio, primo di otto figli di una famiglia poverissima.

Una vocazione sacerdotale, sbocciata nella fanciullezza, «una vocazione dell’impossibile» nella povertà della famiglia. Una storia di tanto simile alla sua cresciuta nella semplicità, nella bontà e soprattutto nell’umiltà: perché nessuno diviene sacerdote e tanto meno missionario, se il Signore non lo chiama: «Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho mandato perché possiate portare molto frutto». La storia di mons. Marchesi, pioniere nell’evangelizzazione dell’Amazzonia, esempio di abbandono in Dio e di fortezza cristiana mi ha fatto ricordare la favola di tre persone bloccate sulla riva di un fiume in piena.

Tutte e tre dovevano passare dall’altra parte. Uno era un mercante scaltro e gran trafficante, abile nel gestire uomini e cose. Davanti al fiume limaccioso si inginocchiò e pregò Dio: «Signore, dammi il coraggio di buttarmi in queste acque e di attraversare il fiume perché ho affari importanti che mi faranno raddoppiare il mio capitale». Si alzò e, dopo un attimo di esitazione si tuffò nell’acqua. Ma l’acqua lo travolse. Il secondo era un soldato coraggioso. Si mise sull’attenti e pregò così: «Signore, dammi la forza di superare questo ostacolo.

Io vincerò il fiume, perché lottare per la vittoria è il mio motto». Si buttò senza tentennare, ma la corrente era più forte di lui e lo portò via. La terza persona era una donna. A casa l’attendevano marito e figli. Anche lei si inginocchiò e pregò: «Signore, aiutami, dammi il consiglio e la saggezza per attraversare questo fiume minaccioso». Si alzò e si accorse che poco lontano un pastore sorvegliava il gregge al pascolo. «C’è un mezzo per attraversare questo fiume?» gli chiese. «A dieci minuti di qui, dietro la duna, c’è un ponte» rispose il pastore. Così fece e raggiunse l’altra riva. Proprio vero! La presunzione manca di discernimento. Solo l’umiltà porta a riconoscere i propri limiti a sapersi fidare di chi è saggio e a trovare la via da seguire.

 

Intenzione di preghiera

Preghiamo perché il processo di pace in Terra Santa sia rispettato da tutti e sostenuto dalla comunità internazionale e si abbandonino le continue polemiche che avvelenano anche le cose buone. 

 

Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

GUSTAV KLIMT: IL BACIO

1907-1908 Olio e oro su tela 180 x 180 cm Österreichische, Galerie – Vienna, Austria

Gustav Klimt (Vienna, 1862 – 1918) è il fondatore e grande esponente della Secessione Viennese, gruppo di 19 persone tra cui architetti e artisti di vario genere, che intrapresero una strada automa, libera. La finalità che si prefiggeva il movimento fu di rielaborare un’opera d’arte totale che unisse architettura, scultura, pittura e design. Tra i più alti esponenti, oltre a Klimt vi furono Egon Schiele, Josef Hoffmann, Otto Wagner e Joseph Maria Olbrich.

Due amanti che si uniscono nell’estasi dell’amore: è questa la rappresentazione de Il bacio, il dipinto più celebre del “periodo aureo” di Gustav Klimt. Un’incredibile quantità di riproduzioni ha reso questo quadro molto popolare, tanto da entrare a far parte di quelle opere universalmente conosciute che formano il nostro immaginario collettivo. Il bacio è forse uno dei dipinti più riusciti dell’artista viennese: Klimt realizza qui la completa fusione tra l’universo femminile e quello maschile. Anche se, attraverso piccoli dettagli visivi, vengono rappresentate le nette contrapposizioni esistenti tra i due mondi, grazie alla forza dell’amore, i due amanti riescono a compenetrarsi in un’unica figura. l significato de Il bacio di Klimt è infatti il trionfo della potenza vivificatrice dell’eros, capace di trascendere le antitesi tra sesso maschile e femminile. Le differenze si colgono nell’opera attraverso alcuni dettagli visivi.

Le mani nodose, affusolate dell’uomo, dalla colorazione grigiastra, contrastano con il colorito diafano e la lucentezza del viso della fanciulla. Le tuniche, pur essendo entrambe dorate, differiscono per la loro decorazione: quella dell’uomo ha elementi geometrici spigolosi colorati di bianco, nero e grigio, mentre quella della ragazza ha forme circolari, morbide e variopinte. Questa apparente separazione fra i due è superata dal luminoso sfondo dorato che racchiude i due protagonisti. In quest’opera viene, quindi, celebrato il potere dell’amore: l’unica cosa in grado di unire due essere così diversi.