25. domenica Tempo Ordinario
Avvenne il 22 settembre…
66 – L’imperatore Nerone arruola la Legio I Italica.
1499 –Trattato di Basilea, la Vecchia Confederazione che aveva dato origine alla Svizzera diventa de facto uno Stato indipendente dall’Impero.
1961 – Fondazione dei Corpi della Pace
1965 – Guerra tra India e Pakistan per il Kashmir finisce dopo il cessate il fuoco richiesto dall’Onu
1980 – L’Iraq invade l’Iran dando inizio alla guerra Iran-Iraq.
1981 – In Francia viene inaugurato il servizio TGV.
Aforisma dal Salmo 125
“Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni”.
Santo del giorno
SS. MAURIZIO, CANDIDO, ESSUPERIO, VITTORE E COMPAGNI MARTIRI LEGIONE TEBEA.
Preghiera Colletta
O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti possiamo giungere alla vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Parola di dio Luca 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Riflessione di Don Arturo Bellini su don Bepo
«Il primo gradino per disporre il campo [all’accoglienza della divina parola]. Poi bisogna vincere la battaglia di ogni giorno: la pigrizia, la gola. Saper comandare a sé stessi vale più che saper comandare un esercito. Abituarsi a vincersi nelle piccole cose». don Giuseppe Vavassori (diario 1964-1969).
Il detto latino «Imperare sibi maximum officium est» (che significa comandare a sé stesso è l’impegno più grande) sottolinea l’importanza della disciplina personale come forma più elevata di potere e autogoverno. Don Bepo Vavassori la utilizza con una variante: «Saper comandare a sé stessi vale più che saper comandare un esercito». L’autocontrollo è fondamentale per non essere manipolati e per dirigere il proprio destino e poi resta vero che comandare a sé stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri. Esercizio che richiede allenamento, pazienza e perseveranza.
San Francesco di Sales, nei suoi scritti, ricorda che il modo migliore per perfezionare la propria vita spirituale è ricominciare ogni giorno e non pensare mai di aver fatto abbastanza». Per farsi meglio capire racconta la storia di un commerciante che andò a chiedere a un saggio il segreto di una vita di successo. Il maestro gli rispose: «Fai felice una persona ogni giorno!». E poi, dopo una breve pausa, aggiunse: «… puoi essere anche tu questa persona». E dopo un po’ aggiunse ancora: «Questo vale soprattutto quando sei tu questa persona».
Essere buoni con sé stessi significa prima di tutto una cosa: accettarsi come si è. Io riesco a cambiare solo ciò che ho accettato. Sempre San Francesco di Sales invita al dominio di sé ricordando che «nelle relazioni con gli altri ci vuole una tazzina di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza». Un uomo osservava con curiosità la nascita di una farfalla dal bozzolo.
La bestiola si contorceva e faceva tentativi immani per liberarsi dall’involucro che la teneva prigioniera: le sue ali deboli e impalpabili si contraevano e distendevano con sforzi penosi. L’uomo si impietosì e con le sue grosse dita squarciò il bozzolo, afferrò le ali della farfalla e le distese. Quella farfalla non volò mai. Era proprio la fatica di uscire dal bozzolo che rendeva robuste ed efficienti le sue ali. L’uomo di buon cuore le aveva alleviato la pena e affrettato i tempi, ma così l’aveva condannata a strisciare.
La pazienza non è la virtù dell’attesa passiva o dell’immobilità. Essa, invece, abita decisamente nello spirito e nel cuore di chi vuole costruire qualcosa che sia coerente e duri nel tempo. È la virtù dei genitori, degli educatori, di tutti coloro che hanno qualcuno da amare, qualcuno per cui investire la propria vita e con cui condividere un progetto e un ideale. La pazienza è la virtù del legame. È lievito da seminare nei gesti quotidiani dell’ascolto, dell’accoglienza, della solidarietà, del dialogo, della tenerezza.
Intenzione di preghiera
Perché la nostra lotta contro le ingiustizie sia mossa dall’amore per chi è debole e non dall’invidia per chi è potente.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
Gino Severini (1883–1966) fu un pittore italiano che divenne un esponente chiave del Futurismo e del Cubismo. Nato a Cortona, si trasferì a Roma e poi a Parigi nel 1906, dove entrò in contatto con artisti come Picasso e Braque. Fu tra i firmatari del Manifesto del Futurismo del 1910 e, a Parigi, sviluppò un’arte che fondeva il dinamismo futurista con la scomposizione cubista.
Dopo la guerra, il suo stile passò a una fase di “ritorno all’ordine” e neoclassicismo, dedicandosi anche all’arte sacra, per poi concludere la carriera con un ritorno a temi futuristi in chiave astratta. Il quadro che oggi presentiamo e cioè la Maternità di Gino Severini è un’opera emblematica della carriera dell’artista, esempio lampante del ritorno alla tradizione e della convergenza tra passato e presente.
GINO SEVERINI: MATERNITÀ, 1916, Pittura a olio su tela, Museo MAEC di Cortona
Il dipinto raffigura Jeanne la moglie del pittore, intenta ad allattare il loro secondogenito Antonio che nacque con gravi problemi di salute e morì pochi giorni dopo. L’opera segnò la clamorosa svolta dell’artista verso la forma classica che sperimentò dopo la stagione futurista e diventò una cifra riconosciuta e importante del suo linguaggio, un’evoluzione classicista comunemente identificata come “ritorno all’ordine”.
Riferito alla vicenda personale del pittore, questa maternità esprime il dramma vissuto dal pittore con la morte del figlio e vuol essere un omaggio postumo a lui e a sua madre. Ma nel contesto della guerra mondiale quest’opera esprime una sorta di riconoscimento a tutte le madri che hanno sofferto per la perdita dei loro figli nel conflitto e in questo senso è una sorta di moderna pietà. Di certo è la maternità più emblematica di tutta la pittura moderna.