Riflessione del giorno

Lunedì 24 febbraio 2025

By Patronato S. Vincenzo

February 24, 2025

 

VII Settimana Tempo Ordinario

 

Avvenne il 24 febbraio…

1525 – Francesco I di Francia è sconfitto e fatto prigioniero dalle milizie imperiali a Pavia.

1582 – Papa Gregorio XIII annuncia il calendario gregoriano.

1826 – La firma del trattato di Yandaboo segna la fine della prima guerra anglo-birmana.

1946 – Juan Domingo Perón viene eletto presidente dell’Argentina.

1989 – Il leader R. Khomeyni emette la fatwā contro Salman Rushdie e il libro “Versi satanici”

2022 – Crisi russo-ucraina: le forze armate Russe invadono l’Ucraina.

 

Aforisma dal libro del Siracide

“Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore”.

 

Preghiera

Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Marco 9,14-29

In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.  E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».

E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.

Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».

Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.

Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

 

Riflessione di don Arturo Bellini

“Don Bepo praticava e insegnava la cura della vita spirituale alla luce di ciò che aveva appreso. Conosceva la pratica della rinunzia che comporta di dire “no” alla superbia, che è amore smodato di sé. Lo esprime bene un detto dei padri del deserto: «Un fratello domandò all’abate Poemen se era meglio vivere in disparte o con il prossimo. Il vecchio rispose: “Colui che smette di pensare a sé stesso può vivere in qualsiasi luogo. Ma se glorifica sé stesso, allora non reggerà in nessun luogo»”. 

Altro insegnamento dei padri del deserto riguarda la vanagloria: «Un fratello interrogò un anziano: “Che devo fare, poiché la vanagloria mi attanaglia?”. L’anziano gli rispose: “Hai ragione, perché sei tu che hai fatto il cielo e la terra”. Il fratello, toccato dalla compunzione, disse: “Perdonami, non ho fatto nulla”. Ancora: chi pratica la mortificazione cammina nella ferma speranza di giungere alla meta.

Per questo – diceva un padre della chiesa- «l’orefice batte l’oro con il martello per renderlo più puro dalle scorie. Per questo la lima raschia con insistenza, perché la naturale lucentezza del metallo appaia più chiaramente. La fiamma saggia i vasi del vasaio, mentre la tribolazione saggia gli uomini giusti». Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti che sono la via indicata da Gesù perché il nostro legame con Lui sia vero e profondo. Custodiscili come tesoro prezioso e vivili con gioia.

 

Intenzione di preghiera

Preghiamo per la salute di Papa Francesco e di tutte le persone che soffrono, affinché il Signore lo sostenga e aiuti per il bene di tutta la chiesa.

 

Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

FRANCESCO PAOLO MICHETTI LA PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI A CHIETI, 1877 – olio su tela- 100 x 200 cm – collezione privata

Era il 1877 quando nell’Esposizione di arte di Napoli, il pittore abruzzese di 26 anni, Francesco Paolo Michetti, presentò un dipinto ‘rivoluzionario’: “Processione del Corpus Domini a Chieti”. Il quadro destò giudizi contrastanti e, insieme ad aspre critiche, ci furono vivi apprezzamenti, come quelli del noto mercante d’arte Goupil che cercò di acquistarlo a tutti i costi. Il dipinto fu invece donato alla contessa De La Field ed è custodito in collezione privata.

Ma perché questo dipinto era considerato così rivoluzionario? Anzitutto per il soggetto: si trattava di una processione religiosa. Michetti rappresenta l’evento cogliendone il pathos, ma senza cadere in un edulcorato e rasserenante soggetto di genere e lo inquadra nella sua dimensione rituale e terrena. Il dipinto è concepito come una complessa macchina scenografica dove la prospettiva è mutata rispetto agli schemi classici.

Il Duomo di Chieti, con l’enorme facciata romanica, funge da quinta architettonica mentre lungo la scalinata, che pare voler fuoriuscire dal quadro stesso, si muove il corteo religioso. Sotto un ampio baldacchino di seta a righe bianche e gialle, il sacerdote regge l’ostensorio rivestito dal suo sontuoso piviale; tutt’intorno si muove il popolo festante.

Meravigliosa è l’attenzione del Michetti alla riproduzione dei costumi e degli atteggiamenti ripresi con precisione quasi fotografica: al sorriso allegro della madre con i bambini in primo piano, fa eco lo scoppio fumoso e colorato dei mortaretti nel cielo ed il lancio variopinto dei fiori lungo strada. Domina un’atmosfera febbrile quasi profana, poiché la festa religiosa diviene festa popolare, secondo gli usi e costumi tipici di un mondo rurale, dove la presenza del divino è presenza gioiosa e vivificatrice.

Alcuni critici definirono il dipinto come una festa degli occhi, fresca e spontanea. Michetti avrà una vita costellata di successi, come le frequentazioni con il conterraneo Gabriele D’Annunzio e nel 1909 sarà nominato Senatore del Regno. Ma resterà sempre legato al territorio abruzzese di cui sarà un attento osservatore, rappresentando in magnifiche e apprezzatissime tele gli usi, i costumi, i riti di una civiltà legata al ritmo ed alle cadenze della terra.