Natale di N.S. Gesù Cristo
Antifona di Natale – 25 dicembre
“…Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Preghiera colletta
O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen
Parola di Dio della Natività di N.S. Gesù Cristo
Isaia 62,11-12; Salmo 96; Tito 3,4-7; Luca 2,1-20
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Parola di Dio della Natività di N.S. Gesù Cristo
Isaia 62,11-12; Salmo 96; Tito 3,4-7; Luca 2,1-20
È Natale, Signore. O è già subito Pasqua? Il legno del presepio è duro, come il legno della croce. Il freddo ti punge quasi corona di spine. L’odio dei potenti ti spia e ti teme. Fuga affannosa nella notte. Sangue innocente di coetanei, presagio del tuo sangue. Lamento di madri desolate, eco del pianto di tua Madre. Quanti segni di morte, Signore, in questa tua nascita.
Comincia così il tuo cammino tra noi, la tua ostinata decisione di essere Dio, non di sembrarlo. Le pietre non divertano pane. Non ti lancerai dalla dorata cima del tempio. Non conquisterai i regni dell’uomo. Costruisci la tua vita di ogni giorno raccogliendo con cura meticolosa, con paziente amore, tutto quello che noi scartiamo: gli stracci della nostra povertà, le piaghe del nostro dolore, i pesi che non sappiamo portare; le infamie che non vogliamo riconoscere.
Grazie, Signore, per questa ostinazione, per questo sparire, per questo ritrarti, che schiude un libero spazio per la mia libera decisione di amarti. Dio che ti nascondi, Dio che non sembri Dio, Dio degli stracci e delle piaghe, Dio dei pesi e delle infamie, io ti amo. Non so come dirtelo, ho paura di dirtelo, perché talvolta mi spavento e ritiro la parola; eppure sento che devo dirtelo: io ti amo.
In questa possibilità di amarti, che la tua povertà mi schiude, divento veramente uomo. Amo gli stracci, le piaghe, i pesi di ogni fratello. Piango le infamie di tutto il mondo. Scopro di essere uomo, non di sembrarlo. Il tuo Natale è il mio natale. Nella gioia di questo nascere, nello stupore di poterti amare, nel dono immenso di vivere insieme, io accetto, io voglio, io chiedo che anche per me, Signore, sia subito Pasqua.
Intenzione di preghiera
Perché a Natale la pace regni non solo nei cuori di tutti, ma anche fra le nazioni e i popoli.
Don’t Forget!
Con affetto
I Sacerdoti, collaboratori, dipendenti, ospiti, giovani, poveri, stranieri e bambini orfani del Patronato S. Vincenzo